Principali malattie fungine della fragola: come prevenirle nell’orto?

Fragola: caratteristiche e coltivazione

Primavera: gli appassionati dell’orto decidono quali ortaggi coltivare, e per molti di noi la scelta cadrà anche sulle fragole. La fragola (Fragaria spp.) è una pianta perenne, con un corto rizoma, foglie ovato- oblunghe seghettate con un lungo picciolo; i fiori sono bianchi, ermafroditi, riuniti in gruppi di 3- 8, da cui derivano i frutti. Quello che raccogliamo è in realtà un falso frutto, poiché deriva dall’ingrossamento del ricettacolo del fiore, che diventa carnoso e succulento e porta su tutta la sua superficie i veri frutti, gli acheni (quelli che crediamo siano i semi). La pianta è generalmente ottenuta attraverso gli stoloni in vivaio. Il terreno viene suddiviso in file distanti tra loro circa 125 cm, su cui vengono coltivate le piante; sulla fila, le piante sono poste distanti tra loro circa 20 cm; molti sono i metodi di coltivazione innovativi.

Figura 1: Coltivazione della fragola.
Figura 1 – Coltivazione della fragola.

Principali patologie

Tra le principali patologie della fragola troviamo botrite, oidio, vaiolatura e antracnosi, causate da funghi. Esistono tuttavia anche virus e batteri che causano maculatura, arricciamento e arrotolamento delle foglie.  

Botrite

Botrytis cinerea è un fungo Ascomicete della famiglia Sclerotiniaceae. È un patogeno saprofita e polifago in quanto attacca molte specie di piante, come ortaggi, vite e Pomacee. Causa il marciume dei frutti: sulle piante che presentano botrite noteremo fragole con muffa grigia vellutata su tutta la superficie del frutto, che diventa più abbondante, biancastra e quasi cotonosa in presenza di elevata umidità. L’infezione può avvenire per penetrazione del fungo attraverso i fiori (nei petali, stami e calici), frutti o le ferite e per contatto, e possono avvenire sia in campo che dopo la raccolta.

Figura 2: Botrytis cinerea su fragole.
Figura 2 – Botrytis cinerea su fragole.

In genere il micelio cresce da saprofita nel materiale vegetale. In altri casi, il fungo rilascia le spore, che si depositano sulla pianta. Per poter germinare necessitano di un film d’acqua, che può persistere più a lungo quando è presente tra le parti fiorali; le spore che germogliano in questo punto possono iniziare l’infezione allo sbocciare dei fiori. Sui frutti, invece, la maturazione induce piccole variazioni del tasso di germinabilità delle spore; di conseguenza, le fragole infette possono non essere notate subito, e la muffa può manifestarsi dopo la raccolta e commercializzazione. Le condizioni ottimali per lo sviluppo della botrite sono 15 – 20 °C e umidità relativa maggiore del 90% mantenute per più di 28 ore; piogge, nebbia ed eccessiva densità d’impianto ne favoriscono lo sviluppo. Tuttavia, l’infezione è in grado di avvenire anche con temperature intorno agli 0 °C.

Oidio o Mal bianco

L’agente patogeno che causa l’oidio della fragola è Sphaerotheca macularis f. sp. fragariae, un fungo Ascomicete della famiglia Erysiphaceae, ed è un parassita obbligato. L’infezione si manifesta sulle foglie inizialmente con piccole aree bianche polverose sulla pagina inferiore, identificabili al momento della sporulazione; le macchie si allargano, ricoprendo anche la pagina superiore, riducendo la possibilità di fare fotosintesi. I margini fogliari si incurvano verso l’alto, la pagina inferiore col tempo vira colore, assumendo un aspetto rossastro, e viene ricoperta dal fungo bianco- grigio. In autunno, sulla pagina inferiore della foglia si formano cleistoteci bianchi, che una volta maturi diventano neri.

Su fiori e frutti il fungo si può vedere muffa biancastra polverosa; l’infezione di un fiore può determinare l’aborto o la formazione di frutti malformati, e gli acheni tendono a sporgere in modo anomalo. Un frutto colpito si presenta molle, di colorazione meno intensa e tende a marcire, e nei casi più gravi la spaccatura del frutto permette ad altri funghi agenti di marciume di insediarsi (es. Botrytis cinerea). L’oidio sverna come micelio nei tessuti di gemme o foglie che permangono vive in inverno, o attraverso cleistoteci. Le condizioni ideali per lo sviluppo del fungo sono 20 °C circa e 80- 100% di umidità relativa.

Figura 3: Sintomi da Oidio della fragola; a sinistra, gli acheni sporgono in maniera evidente; a destra, stadi iniziali con macchie biancastre polverose su foglie.
Figura 3 – Sintomi da Oidio della fragola; a sinistra, gli acheni sporgono in maniera evidente; a destra, stadi iniziali con macchie biancastre polverose su foglie.

Antracnosi

Esistono diversi funghi in grado di causare l’antracnosi della fragola: Colletotrichum fragariae, C. dematium, C. acutatum, C. gloeosporioides. Si tratta di Ascomiceti della famiglia Glomerellaceae. La pianta infetta mostra un improvviso appassimento, con sintomi su stoloni, germogli, piccioli, foglie, steli dei fiori, frutti e talvolta su radici.

Sugli steli dei fiori, stoloni, piccioli e foglie l’infezione si manifesta con lesioni piccole, circolari, nere ed infossate, che possono causare un collasso dei tessuti. I fiori possono morire. Quando l’infezione avviene poco tempo dopo l’impollinazione si ottiene un frutto piccolo, deforme e duro. Nei casi in cui l’infezione coinvolga le radici, queste mostreranno lesioni nere; il tessuto infetto può ampliarsi verso le parti giovani, causando la perdita della pianta.

Sia i frutti acerbi sia quelli maturi presentano marciumi circolari marroni e infossati. In queste lesioni con le giuste condizioni di umidità si possono formare masse di spore di colore rosa- arancione; in condizioni asciutte, invece, le lesioni virano colore da marrone a nero, con conseguente disseccamento e mummificazione del frutto.

Figura 4: Lesioni da C. acutatum su fragola matura: marciumi circolari, infossati.
Figura 4 – Lesioni da C. acutatum su fragola matura: marciumi circolari, infossati.

Sulle parti infette il fungo produce acervuli, strutture da cui si originano i conidiofori. Questi rilasciano i conidi con una matrice mucillaginosa, che vengono diffusi dalla pioggia e dagli insetti; anche le operazioni colturali svolte dall’uomo possono favorirne la diffusione. Questa patologia è favorita da temperature superiori a 21 °C, da umidità durante il periodo di fioritura e fruttificazione e dall’umidità del terreno.

Vaiolatura

La vaiolatura della fragola è causata dai funghi Mycosphaerella fragariae (forma sessuata) e Ramularia tulasnei (forma asessuata), due Ascomiceti della famiglia Mycosphaerellaceae. La malattia si manifesta inizialmente sulle giovani foglie con piccole macchie circolari violacee che riducono l’area fotosintetica, che man mano si allargano diventando bianco- grigio con bordi marroni- rossastri, portando infine al disseccamento. Su steli, picciolo e frutto le macchie sono più allungate.

Figura 5: Sintomi da vaiolatura su foglie di fragola; evidenti macchie circolari ormai in stadio avanzato, con iniziale disseccamento della foglia.
Figura 5 – Sintomi da vaiolatura su foglie di fragola; evidenti macchie circolari ormai in stadio avanzato, con iniziale disseccamento della foglia.

L’infezione del frutto non è frequente. Quando si verifica, gli acheni e le aree che li circondano cambiano colore diventando marrone- nero, e la restante polpa perde colore; solitamente la fragola rimane attaccata alla pianta. Dal frutto si sviluppa lo sclerozio, rendendo il frutto non commestibile e commercializzabile. Le condizioni ottimali per la germinazione del fungo prevedono temperatura tra i 13 e 21 °C e piogge frequenti. Oggi, le nuove tecnologie e la selezione hanno permesso di individuare cultivar (varietà coltivate) resistenti alla vaiolatura, perciò possiamo ritenere meno grave questa patologia.

I “trucchi” per la prevenzione

La giusta distanza d’impianto. Al momento della messa a dimora è necessario disporre le piantine in modo da non creare cespugli troppo fitti. Bisogna infatti pensare che cresceranno formando grande massa fogliare che dovrà fare fotosintesi e in cui dovrà circolare aria per favorire scambi di umidità con l’ambiente esterno. Se questo non avvenisse, l’umidità intrappolata nella chioma creerebbe un ambiente favorevole per i patogeni. La distanza ideale tra le piante è 20- 25 cm.

La giusta concimazione. La concimazione arricchisce il terreno di elementi utili (azoto, fosforo, potassio) alla crescita della pianta; non deve essere eccessiva o carente per evitare che le piante vadano incontro a stress, condizione favorevole per il patogeno.

Bagnare solo il terreno. Uno strato di acqua sul materiale vegetale favorisce i funghi le cui spore si muovono attraverso i film d’acqua. Una soluzione può essere l’installazione di un sistema di irrigazione a goccia, che porta l’acqua direttamente nel terreno.

Evitare il ristagno idrico. Quando il terreno non è in grado di assorbire, l’acqua ristagna sulla superficie. Se non controllato, questo fenomeno può causare il marciume delle radici, e conseguentemente la morte o indebolimento della pianta, rendendola suscettibile agli attacchi dei patogeni. Una soluzione è rialzare il terreno creando una forma “a baule” per consentire all’acqua in eccesso di defluire più facilmente.

Eliminare le foglie secche. Eliminare il materiale vegetale secco può aiutare a prevenire lo sviluppo di funghi che svernano nei tessuti vegetali morti.

Togliere le parti di pianta colpite. Eliminare il materiale vegetale infetto per impedire lo sviluppo e proliferazione della malattia.

Eliminare le piante figlie. Le piante figlie si formano dall’apice dello stolone. Lasciarle crescere infittirebbe ulteriormente la massa fogliare, impedendo il ricambio d’aria nella chioma.

Trattamenti preventivi con prodotti. Esistono moltissimi prodotti a base di microrganismi o molecole attive contro il fungo. Tra gli spray fungicidi contro la Botrite, i trattamenti a base di Bacillus subtilis oltre a essere un trattamento ecologico presentano un tempo di carenza ridotto. Questo consente di fare trattamenti efficaci alla prima comparsa dei sintomi, anche pochi giorni prima della raccolta.

Tra i trattamenti “fa da te” si parla spesso di irrorazioni con decotto di equiseto (pianta conosciuta come coda di cavallo), che favorisce la resistenza della pianta di fragola alle patologie perché ricca di silicio. Una pratica contro l’oidio è l’irrorazione di bicarbonato di sodio sulla pianta (10- 15 g/L di acqua) in più trattamenti; per chi preferisce “l’artiglieria pesante”, esistono prodotti a base di zolfo (leggere bene le etichette prima dell’utilizzo per garantire la sicurezza dell’ambiente e dell’operatore).

Fonti

Foto dell'autore

Redazione Microbiologia Italia

Saranno elencati di seguito gli articoli di alcuni contributori e di articolisti che in passato hanno collaborato con Microbiologia Italia

Lascia un commento