Caratteristiche
Talaromyces marneffei, precedentemente Penicillium marneffei, è un patogeno di crescente interesse clinico, nonostante i casi diagnosticati non sono frequenti e si considerano ristretti all’area asiatica.
Dopo la sua identificazione (Vietnam, 1956), fu classificato in base alle sue caratteristiche morfologiche come una specie appartenente al genere Penicillium spp, nonostante si differenziasse dalle altre specie per essere termicamente dimorfico e per causare infezione sistemica letale (talaromicosi), con minore importanza a livello di contaminazione ambientale. Fu per tale ragione che, successivamente, venne attribuito al genere Talaromyces.
Il primo isolamento di T. marneffei avvenne dai ratti da bambù (Rhizomys sinensis) in Vietnam e nell’area tropicale del sud-est asiatico. Oggigiorno, l’idea prevalente è che i ratti fungono da vettori del fungo, sebbene non sia chiaro se vengono anche colpiti dall’infezione o se siano semplicemente portatori asintomatici della talaromicosi.
Epidemiologicamente, T. marneffei é diffuso endemicamente in Myanmar (Birmania), Cina meridionale, Cambogia, Laos, Indonesia, Malesia, Tailandia e Vietnam.
Filogenesi
Regno | Fungi |
Gruppo | Ascomycota |
Classe | Eurotiomycetes |
Ordine | Eurotiales |
Famiglia | Trichocomaceae |
Genere | Talaromyces |
Specie | T. marneffei |
Morfologia
In laboratorio, incubando i campioni su piastre di agar Sabouraud a diverse temperature, si otterranno due diverse morfologie: forma di muffa a 30°C e forma di lievito a 37°C. Le colonie miceliali saranno visibili sulla piastra a 30°C in 48 ore. In genere, la colonia è inizialmente “soffice come cotone” e bianca, ma può diventare verde e granulare dopo che si è verificata la sporulazione.
Una caratteristica di Talaromyces marneffei é la produzione di un pigmento rosso solubile, che si diffonde nell’agar, rendendo il retro della piastra rosso/rosa. Inoltre, i bordi della colonia possono avere tonalità che vanno dal rosso scuro all’arancione e possono svilupparsi pieghe radiali.
Al microscopio, appaiono strutture tipiche del genere Penicillium, con ife ialine, settate e ramificate. I conidiofori si trovano sia lateralmente che terminalmente. Ogni conidioforo dà origine a tre o cinque fialidi, dove si formano catene di conidi.
Invece, a 37°C, le colonie crescono come lieviti e possono assumere morfologia cerebriforme, contorta o liscia. Inoltre, nella forma di lievito, si nota una chiara diminuzione della produzione di pigmento e le colonie appaiono crema/marrone/rosa.
Patogenesi
La talaromicosi é una infezione sistemica caratterizzata da febbre e anemia simili alla criptococcosi disseminata. Questo contrasta con Penicillium spp, il quale è generalmente considerato un microorganismo di diffusione ambientale.
Clinicamente, i pazienti presentano comunemente sintomi e segni di infezione del sistema reticoloendoteliale.
Anche il sistema respiratorio è comunemente interessato con tosse, febbre, dispnea e dolore toracico. Invece, solo un terzo dei pazienti può anche presentare sintomi gastrointestinali.
La talaromicosi colpisce maggiormente individui immunocompromessi (HIV, destinatari di trapianti, pazienti con neoplasie o in trattamento con steroidi o agenti citotossici). La maggior parte dei pazienti che sviluppano l’infezione provengono da aree asiatiche. Nonostante ciò, sono state segnalate infezioni in viaggiatori di aree endemiche.
In pazienti immunocompetenti, la talaromicosi sembra avere un profilo clinico meno grave, con focolai nella mucosa orale, nei polmoni e fegato, anche se è possibile (ma non comune) la diffusione sistemica.
La via di trasmissione non é ancora chiara: si pensa possa entrare nelle vie aree per inalazione di conidi provenienti da un serbatoio ambientale (analogamente a Coccidioides sp e Histoplasma sp). Curiosamente, esiste un caso pubblicato di un medico HIV-positivo, infettatosi per aver assitito ad una classe di laboratorio su T. marneffei.
Metodi di identificazione
Una buona diagnosi di talaromicosi è essenziale, per fornire un trattamento rapido.
La coltura microbiologica non è l’unico metodo diagnostico, anche se é considerato il gold standard in un laboratorio di microbiología. Per esempio, da campioni clinici cutanei si puó ottenere un referto istologico, utilizando la tinzione Wright.
Infine, tra le tecniche diagnostiche meno comuni esistono i test antigenici in urina e siero e la PCR di sequenze nucleotidiche specifiche.
Trattamento
Il trattamento della talaromicosi dipende dal grado di immunosoppressione e dalle manifestazioni cliniche.
Nonostante ció, la maggior parte degli isolati Talaromyces marneffei mostra una certa sensibilità all’anfotericina B, nonché all’itraconazolo, al posaconazolo e al voriconazolo.
Pertanto, la rapida identificazione di forme prevalentemente ambientali e poco comuni di generi come il Talaromyces o Penicillium sp si rivela di gran importanza nella prevenzione e trattamento delle infezioni (soprattutto in pazienti immunodeficienti), considerando anche la diffusione di nuovi microorganismi potenzialmente patogeni a livello mondiale.
Raffaella Onori
Fonti
- LoBuglio, K. F., & Taylor, J. W. (1995). Phylogeny and PCR identification of the human pathogenic fungus Penicillium marneffei. Journal of clinical microbiology, 33(1), 85-89.
- Capponi, M., Segretain, G., Sureau, P. Capponi, M., Sureau, P., & Segretain, G. (1956). Penicillosis of Rhizomys sinensis. Bulletin de la Societe de pathologie exotique, 49(3), 418-421.. Bull Soc Pathol Exot Filiales 1956; 49:418.
- Kawila, R., Chaiwarith, R., & Supparatpinyo, K. (2013). Clinical and laboratory characteristics of penicilliosis marneffei among patients with and without HIV infection in Northern Thailand: a retrospective study. BMC infectious diseases, 13(1), 464.
- Vanittanakom, N., Vanittanakom, P., & Hay, R. J. (2002). Rapid identification of Penicillium marneffei by PCR-based detection of specific sequences on the rRNA gene. Journal of clinical microbiology, 40(5), 1739-1742.
- Penicilliosis marneffei. U.S. Department of Health and Human Services, 2013. 2017, at https://aidsinfo.nih.gov/guidelines/html/4/adult-and-adolescent-oi-prevention-and-treatment-guidelines/349/penicilliosis