Frode alimentare: cavallo negli hamburger di manzo e “Parmigiano al legno”

Introduzione alla frode alimentare

La frode alimentare è un’azione intenzionale messa in atto al fine di ottenere un ritorno economico; questa è sempre caratterizzata dalla violazione di una o più normative, sia nazionali che comunitarie, e intacca la sicurezza dell’alimento, recando danno a consumatori e produttori della filiera interessata.

Per molto tempo, la frode alimentare è stata di difficile definizione e, per questo, molto difficile da riconoscere e giudicare.

Tuttavia, l’Europa oggi identifica la frode alimentare mediante 4 criteri operativi:

  • Violazione norme comunitarie;
  • Inganno al consumatore;
  • Guadagno economico;
  • Intenzionalità.

In questo modo, quindi, non rientrano nella definizione di frode tutti i casi involontari e accidentali, anche se eventualmente pericolosi o dannosi.

La frode può presentarsi per mezzo di etichettatura errata, sostituzione o adulterazione, processi di produzione non approvati, documentazione falsata e diritto di proprietà intellettuale violato.

La lotta alle frodi alimentari europea è seguita dall’UE Fraud Network, nato nel 2013 con lo scopo di facilitare lo scambio di informazioni e la comunicazione tra gli stati membri.

L’aspetto più estremo delle frodi è la manomissione intenzionale di alimenti al fine di rendere questi nocivi: il bioterrorismo.

Frode alimentare: il bioterrorismo

Con il termine “bioterrorismo” si intendono tutte quelle azioni volte a minare la sicurezza pubblica, mediante l’impiego di agenti biologici come tossine, microrganismi e virus.

Il bioterrorismo si è, tra i vari casi, spesso manifestato a carico dei prodotti alimentari, causando gravi problemi alla filiera alimentare, morti e minando la fiducia dei consumatori, che, inevitabilmente, non ritengono più sicuro il cibo che acquistano.

Seppur possa apparire un tema particolarmente lontano dall’Italia, famosa soprattutto per gli stringenti controlli a carico delle sue filiere alimentari, utili a garantire la sicurezza del consumatore finale, il bioterrorismo è stato anche al centro della cronaca italiana, con il caso “Acquabomber“: terrorista, di cui ancora oggi non si conosce l’identità, che terrorizzò il nostro Paese iniettando, per mezzo di una siringa per insulina, ammoniaca nelle bottiglie di acqua in vendita nei supermercati.

Il caso "Acquabomber" fu al centro della cronaca italiana e internazionale, rivelandosi uno dei casi di frode alimentare più gravi della storia
Figura 1 – Il caso “Acquabomber” fu al centro della cronaca italiana e internazionale, rivelandosi uno dei casi di frode alimentare più gravi della storia [ilgiornale.it]

Frodi alimentari: i casi italiani e internazionali

I concetti di “tracciabilità” e “rintracciabilità” alimentare, nonché l’istituzione dell’UE Fraud Network, garantiscono un elevatissimo livello di sicurezza alimentare per ogni partecipante della filiera alimentare, fino al consumatore finale. Tuttavia, non sono pochi i casi in cui alcuni produttori sono riusciti ad aggirare la normativa e i controlli, immettendo sul mercato, europeo e non solo, degli alimenti frodati.

Nel 2013, l’ “Horse meat scandal” scosse l’opinione pubblica europea e l’industria della carne subì importanti perdite economiche. Milioni di consumatori europei, infatti, vennero improvvisamente a sapere che negli hamburger che compravano al supermercato, sulle cui etichette era indicata la sola presenza di carne di manzo, vi era anche, e in alcuni casi soprattutto, carne di cavallo non dichiarata. L’autorità per la sicurezza alimentare irlandese, infatti, analizzò numerosi lotti di hamburger normalmente venduti nei principali supermercati del Regno Unito e scoprì quella che, ad oggi, si attesta come una delle più grandi frodi alimentari avvenute sul territorio europeo, capace di allargarsi fino a Germania, Svezia, Belgio, Paesi Bassi, Francia e Svizzera e che ha portato a profondi cambiamenti nella legislazione europea e nei concetti di tracciabilità e rintracciabilità.

Altro scandalo

Nel 2006, invece, gli Stati Uniti sono stati teatro di uno degli scandali alimentari più importanti della storia americana e non solo: burro di arachidi contaminato da Salmonella e ugualmente messo in commercio. Il colosso americano Peanut Corporation, infatti, vendette consapevolmente numerosi lotti di prodotti contaminati da Salmonella, batterio asporigeno, gram negativo e responsabile della salmonellosi: infezione alimentare che può causare nausea, febbre e, in alcuni casi, morte. Stewart Parnell, presidente e CEO dell’azienda e responsabile della vendita dei lotti contaminati, causò 700 ricoveri e 9 decessi, e venne condannato a 28 anni di carcere, rappresentando la più pesante condanna mai imposta per frode alimentare negli Stati Uniti.

7 anni dopo, invece, sempre gli Stati Uniti furono teatro di un altro scandalo che, indirettamente, coinvolse anche il Made in Italy: marchio usato per vendere falso Parmigiano, in realtà prodotto con un mix di formaggio svizzero, mozzarella, cheddar e, soprattutto, polpa di legno.

Il made in Italy e la frode alimentare

Se da una parte il nostro Paese si contraddistingue per l’elevata qualità produttiva e gli altissimi standard di sicurezza, dall’altra non sono mancati gli scandali che hanno colpito le filiere italiane.

Un caso eclatante fu quello del vino al metanolo, che caratterizzò la cronaca italiana alla fine degli anni ’80. Le aziende responsabili furono svariate, circa 60, e intaccarono gravemente il mercato vinicolo italiano, sia dal punto di vista economico che reputazionale.

Fonti

Crediti immagini

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Davide Puntorieri

Dottore in Scienze gastronomiche e oggi studente di scienze e tecnologie alimentari (LM-70) presso l'Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria.

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