Il cancro ovarico: quali i fattori di rischio, di prevenzione e i suoi trattamenti

Generalità

Il cancro ovarico (OC), noto anche come tumore dell’ovaio, è una neoplasia che colpisce le ovaie. Il tumore insorge quando le cellule dell’ovaio crescono e si dividono in maniera incontrollata. Il cancro ovarico è la quinta causa di morte correlata al cancro nelle donne e comprende una gamma istologicamente e geneticamente ampia di tumori. La maggior parte dei tumori ovarici, sia i tumori primari che le metastasi non ginecologiche, sono significativamente più grandi dell’ovaio normale.

Cancro ovarico
Figura 1 – Cancro ovarico [Fonte: Gaceta Médica]

Diagnosi del tumore

Il carcinoma ovarico può essere diagnosticato in diversi stadi:

  • Limitato alle ovaie;
  • Su una o entrambe le ovaie ed esteso anche agli organi pelvici;
  • Su una o entrambe le ovaie, esteso agli organi pelvici e/o con metastasi ai linfonodi della stessa zona;
  • Con la presenza di metastasi anche a distanza dalla zona delle ovaie, solitamente al fegato e ai polmoni.
Differenti stadi del cancro ovarico
Figura 2 – Differenti stadi del cancro ovarico [Fonte: https://static.vecteezy.com/]

Una buona o una cattiva prognosi dipendono dallo stadio del tumore al momento della diagnosi, che deve essere il più tempestiva possibile. Una corretta diagnosi può essere completata dopo aver effettuato un’ecografia pelvica e il controllo dei marcatori tumorali (tra cui CA125, CA19.9, HE4), attraverso un prelievo del sangue.

Fattori di rischio del cancro ovarico

Si sa che diversi fattori aumentano il rischio di sviluppare questa forma di tumore. Un primo fattore è rappresentato dall’età, in quanto il picco di incidenza della malattia si registra tra i 50 e i 60 anni, (donne in età peri- o post- menopausa). Tuttavia, alcuni tipi di cancro ovarico possono presentarsi in donne più giovani. Il 15%-25% dei tumori ovarici ha come principale fattore di rischio la familiarità. Donne con madre (o sorella o figlia) affette da tumore dell’ovaio hanno un rischio aumentato da 3 a 7 volte di contrarre la neoplasia, specialmente se presentano più casi familiari e in età precoce di insorgenza. In genere anche le ovulazioni ripetute sembrano associate a un rischio maggiore di contrarre la malattia. L’obesità, il fumo, l’assenza di esercizio fisico, la polvere di talco e l’esposizione all’amianto sono ulteriori fattori che aumentano il rischio di contrarre questa neoplasia.

Alterazioni dei geni BRCA1 e BRCA 2

Le alterazioni dei geni BRCA1e BRCA2 di origine ereditaria possono portare a una predisposizione più o meno importante dello sviluppo del tumore. Rappresentano la maggior parte dei casi ereditari e il 10%-15% di tutti i casi. La percentuale di rischio di tumore ovarico fino all’età di 70 anni è del 39-46% se è presente una mutazione nel gene BRCA1. Ed è del 10-27% se è presente una mutazione del gene BRCA2. Per accertare l’esistenza di tali alterazioni si effettua il test genetico BRCA1 e BRCA2. Questo è un test di laboratorio che permette di individuarne la presenza e, in caso positivo di identificare le possibili opzioni di prevenzione.

Fattori preventivi

Tra i fattori preventivi, invece, la gravidanza sembra giocare un ruolo importante come fattore protettivo del tumore dell’ovaio, proprio per la riduzione del numero di ovulazioni. Lo stesso vale per un prolungato allattamento che, da studi effettuati, sembra incidere positivamente nel proteggere dalla malattia. Alcuni studi hanno mostrato un’incidenza maggiore di tumore ovarico in donne soggette al menarca precoce (prima mestruazione) o menopausa tardiva aumentando, quindi, il numero di cicli ovulatori. Al contrario, l’assunzione prolungata della pillola anticoncezionale è associata a un rischio minore di contrarre la malattia.

Cancro ovarico: trattamenti mediante chirurgia o chemioterapia

I tassi di incidenza del cancro ovarico sono più alti nel mondo occidentale, dove è la principale causa di morte per neoplasie ginecologiche. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni del carcinoma ovarico varia dal 30 al 92%, a seconda della diffusione della malattia dalla diagnosi. Il carcinoma ovarico è associato ad alta morbosità e mortalità poiché circa il 75% dei pazienti presenta evidenza di diffusione metastatica oltre le ovaie (stadio FIGO (stadio International Federation of Gynecology and Obstetrics) III e IV) e richiede chirurgia combinata e chemioterapia. Una dimensione residua del tumore superiore a 2 cm è associata ad una sopravvivenza ridotta di 12-16 mesi, rispetto ai 40-45 mesi se il tumore è inferiore a 2 cm.

Il ruolo dell’angiogenesi nel carcinoma ovarico

Negli ultimi anni, per lo più in associazione alla chemioterapia, si sono affermate nuove terapie dette “a bersaglio molecolare”. Si tratta di nuovi farmaci rivolti verso un bersaglio specifico identificato come particolarmente importante nella formazione o nella progressione di una determinata neoplasia. Affinchè i tumori crescano oltre una certa dimensione, l’angiogenesi comporta la formazione di nuovi vasi sanguigni creati dal tumore ovarico stesso per rifornirsi delle sostanze nutritive e dell’ossigeno di cui ha bisogno per diffondersi, causa inoltre dei cambiamenti nella permeabilità e vasodilatazione. Le terapie anti-angiogeniche inibiscono la crescita dei nuovi vasi sanguigni, inducono l’apoptosi delle cellule endoteliali, bloccano l’incorporazione delle cellule progenitrici emopoietiche ed endoteliali nei nuovi vasi sanguigni e normalizzano la vascolarizzazione. In breve, aggrediscono la malattia arrestando lo sviluppo dei vasi sanguigni, di cui il tumore ha bisogno per proliferare e diffondersi. L’uso del trattamento anti-angiogenico nel tumore ovarico offre quindi una nuova importante opportunità.

Trattamento farmacologico del cancro ovarico

L’evidenza di diversi studi clinici ha stabilito il regime di combinazione platino-paclitaxel1 come trattamento di prima linea per il carcinoma ovarico avanzato, con tassi di risposta superiori all’80% e 40-60% di risposte complete. Negli ultimi dieci anni sono stati fatti sforzi per curare il cancro ovarico utilizzando diverse classi di agenti chemioterapici in varie combinazioni, dosaggi e programmi per superare la chemioresistenza acquisita in seguito al trattamento con il paclitaxel-platino. Nonostante questi sforzi, le risposte cliniche rimangono di breve durata e hanno portato a miglioramenti marginali nella sopravvivenza dei pazienti con malattia resistente al platino. Più recentemente, diversi nuovi farmaci sono entrati in studi clinici sulla base di promettenti dati in vitro su linee cellulari di carcinoma ovarico resistenti ai farmaci. Una migliore comprensione della biologia di base dell’eziologia del tumore ovarico e della chemioresistenza ha portato allo sviluppo di terapie molecolari mirate.

1Il paclitaxel è un agente chemioterapico appartenente al gruppo dei taxani. Si usa per il trattamento di diverse neoplasie, in particolare del cancro ovarico in stadio avanzato, del carcinoma della mammella, del carcinoma del polmone non a piccole cellule in stadio avanzato e del sarcoma di Kaposi associato all’AIDS.

Conclusioni e direzioni future

La maggior parte dei pazienti con cancro ovarico si presenta in uno stadio clinico avanzato quando la terapia curativa, e quindi i trattamenti utilizzati, non risulta essere più efficace. Nonostante gli sforzi per la diagnosi precoce, si ritiene che la prevenzione primaria sia il modo migliore per ridurre la mortalità. Per un cancro enigmatico e mortale come il carcinoma dell’ovaio, è essenziale capire l’origine cellulare per prevenirne la formazione nelle ragazze con predisposizione ereditaria. Questo è importante anche per trovare nuovi trattamenti per quegli individui che sviluppano la malattia. Per il fattore biologico più comune del cancro ovarico – endometriosi – è importante identificare i determinanti molecolari della sua progressione al cancro, identificare i pazienti a rischio e, identificare nuovi bersagli farmacologici. Si spera che lo studio del ruolo che le cellule stromali ovariche hanno nella crescita del cancro possa rivelare nuovi biomarcatori e opportunità terapeutiche.

Fonti

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Annalisa Disisto

Faccio parte della grande famiglia di Microbiologia Italia, sito di divulgazione microbiologica in Italia. Originaria della Basilicata, sono laureanda magistrale in Biologia Molecolare ed Applicata, ad indirizzo Forense presso l'Università degli studi di Firenze. Il campo delle scienze forensi mi appassiona particolarmente e per questo ho deciso di effettuare il mio traineeship presso l'Instituto de medicina legal y ciencias forenses de Aragòn in Spagna. Amo passare il tempo libero immersa nella natura e viaggiando per scoprire nuove mete e amo gli animali; ho una piccola pinscher che è la mia fonte di gioia quotidiana.

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