La malaria resistente all’artemisinina spaventa l’Africa

L’allarme delle autorità sanitarie per la malaria resistente all’artemisinina

La malaria spaventa l’Africa giorno dopo giorno e una nuova minaccia, già precedentemente riscontrata ma in continuo aumento, sembra incombere: la resistenza all’artemisinina.

La malaria e le terapie in uso

La malaria è una parassitosi causata dai protozoi del genere Plasmodium che si trasmette attraverso la puntura delle zanzare Anopheles (Fig. 1).

zanzara Anopheles responsabile dell'insorgenza della malaria
Figura 1 – zanzara Anopheles responsabile dell’insorgenza della malaria

I sintomi, in base alla specie di plasmodio, sono di varia natura e prevedono comparsa di febbre, mal di testa, vomito e sudorazione; se non trattata tempestivamente può provocare gravi anemie, intaccare organi vitali e condurre fino al decesso (Fig. 2).

Attualmente, il miglior trattamento è rappresentato dalla terapia combinata a base di derivati dell’artemisinina (ACT),un farmaco che uccide il plasmodio nello stadio di schizonte.

Plasmodium falciparum e gametociti nel sangue umano
Figura 2 – Plasmodium falciparum e gametociti nel sangue umano
Fonte immagine: wikipedia.it

Il problema della resistenza

La resistenza ai farmaci è probabilmente una delle piaghe più grandi che attanaglia la salute globale. La capacità con la quale parassiti, batteri o virus disinnescano le armi farmacologiche è indice della loro potenza e imprevedibilità, fattori che l’uomo non può sottovalutare.

Già alla fine degli anni ’50 la resistenza alla clorochina ha iniziato a interporsi ai programmi di lotta alla malaria. Purtroppo, dal 2008, anche la resistenza all’artemisinina ha iniziato a farsi strada diffondendosi nel sud-est asiatico.

Le analisi sulla resistenza all’artemisinina

Diversi studi hanno portato all’attenzione della sanità pubblica la preoccupazione di un continuo sviluppo di resistenza all’artemisinina (Fig. 3).

Artemisinina
Figura 3 – Artemisinina
Fonte immagine: wikipedia.it

Il primo studio, pubblicato sulla rivista The Lancet Infectious Diseases, ha analizzato l’evolversi della patologia in bambini ricoverati in tre centri sanitari in Ruanda nel 2018 trattati con un ciclo di artemetere-lumefantrina. Al termine della cura la maggior parte dei pazienti risultava guarito dalla patologia ma più del 10% presentava la persistenza di parassiti caratterizzati da una mutazione al gene kelch13.

Un secondo studio, condotto dal 2017 al 2019 dal team della Juntendo University, ha monitorato campioni di sangue di pazienti trattati presso il St. Mary’s Hospital Lacor di Gulu con un derivato dell’artemisinina idrosolubile. I ricercatori osservarono un tempo prolungato di dimezzamento del carico parassitario in 14 dei 230 pazienti sotto controllo; di questi, 13 presentavano parassiti con mutazioni kelch13.

Quanto c’è da preoccuparsi

Ciò che ora preoccupa è proprio l’avanzare della resistenza all’artemisinina. Grazie agli studi condotti nel passato sappiamo che la resistenza al farmaco è aumentata passando dal 7,4% al 20% in Ruanda e dal 3,9% al 19,8% in Uganda.

A tal proposito, il ricercatore Philip Rosenthal dell’Università della California parla chiaro:

“Per ora, non ci sono prove che i trattamenti attuali stiano fallendo del tutto; i pazienti con parassiti resistenti impiegano semplicemente più tempo per eliminarli. Ciò non è motivo di panico ma dovremmo essere molto preoccupati che le cose possano cambiare e abbiamo sicuramente bisogno di nuovi farmaci”.

La validità dei test diagnostici e la resistenza alla diagnostica

Un altro campanello d’allarme deriva dalla capacità crescente di Plasmodium falciparum di sfuggire ai test diagnostici rapidi (RDT).

Secondo uno studio condotto da Sindew M. Feleke et al. e pubblicato sulla rivista scientifica Nature, i ceppi di Plasmodium falciparum che sfuggono alla diagnosi mediante RDT rappresentano una grave minaccia per il controllo della malaria.

I test diagnostici rapidi, infatti, si basano sulla rilevazione della proteina HRP2, della lattato deidrogenasi (LDH) e dell’aldolasi; da ciò si comprende che le mutazioni di delezione che coinvolgono i geni della proteina HRP2 consentono ai ceppi di sfuggire alla diagnosi.  

Tristemente, parassiti deleti pfhrp2/3 sono stati osservati in più siti in tutta l’Africa.

La necessità di nuovi farmaci

L’uso dell’artemisinina rimane quindi un valido alleato nella lotta contro la malaria ma è necessario iniziare a volgere lo sguardo verso nuove frontiere farmacologiche per non farsi trovare impreparati allorquando il problema dovesse diventare davvero preoccupante.

Agire in anticipo è la chiave per arrestare l’incessante aumento di decessi a causa della malaria, un male che riguarda tutti.

Fonti

Elena Panariello

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e scrivo per Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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