Dermatite: quando è necessario ricorrere agli antibiotici

Con il termine “dermatite” facciamo riferimento ad una condizione medica generica con la quale
indichiamo una serie di malattie della cute, scatenate da una serie di fattori esogeni (allergeni, chimici,
fisici) o fattori endogeni (predisposizione genetica, fattori dell’infiammazione). Ad oggi sono disponibili diverse terapie che permettono di curare la dermatite o alleviare la sintomatologia e tra le tante vediamo anche gli antibiotici, sebbene essi vengano indicati solo in specifiche circostanze.

Dermatite: come si manifesta?

La dermatite è caratterizzata da un’infiammazione repentina della cute che diviene rossa e pruriginosa
(Figura 1), in cui si osserva la presenza di vescicole e gonfiore, che possono evolvere in complicazioni come essudazione, desquamazione, erosioni e croste. A seconda dell’intensità dell’eruzione, il prurito che ne consegue può portare la persona a grattarsi in maniera energica, fino a causare lacerazione della pelle.

Potrebbero essere questi, quindi, i casi di dermatite in cui ricorrere agli antibiotici.

Formazione di chiazze rosse sulla cute  causate da dermatite.
Figura 1 – Chiazza rossa e pruriginosa della cute
[attivazionibiologiche.info]

Diagnosi

La diagnosi di dermatite, nonché l’eventuale prescrizione di una terapia a base di antibiotici, si fonda su sintomi, aspetto ed estensione dello sfogo ma può essere necessario avere un’ulteriore conferma attraverso esami più approfonditi svolti su piccoli campioni cutanei, patch test o esami del sangue. In ogni caso, è fondamentale l’anamnesi del paziente per capire se possa essere venuto a
contatto con sostanze irritanti, se abbia allergie, infezioni o se possa aver assunto particolari categorie di
farmaci scatenanti l’irritazione.
Tuttavia, esistono così tante e diverse tipologie di dermatite che talvolta anche per il clinico è difficoltoso
capire con precisione quale sia effettivamente la causa della malattia.

Tipologie di dermatite

Distinguiamo tipologie di dermatite che interessano solo determinate aree del corpo (es. dermatite da
contatto) e altre che possono svilupparsi ovunque (es. dermatite atopica).

Nello specifico:

  • Dermatite atopica o eczema

Interessa mani, viso, ginocchia, gomiti e cuoio capelluto. Spesso compare in presenza di manifestazioni allergiche, ma la causa non è del tutto nota sebbene si presuma sia dovuta ad inquinanti ambientali, stress e ad una componente genetica ereditaria. È stato osservato che la dermatite atopica è associata alla colonizzazione dell’epidermide da parte dello Staphylococcus aureus.

  • Dermatite da contatto

I principali sintomi sono chiazze rosse, prurito intenso, vescicole, croste che si presentano direttamente sulla zona interessata. Si manifesta quando la pelle entra in contatto con una sostanza irritante di origine naturale o chimica.

  • Dermatite seborroica

Interessa prevalentemente il cuoio capelluto e il volto con la formazione di squame sugli strati superficiali dell’epidermide dando origine alla forfora, negli adulti, alla crosta lattea nei neonati. Può riguardare anche le zone ricche di ghiandole sebacee. Può essere causata da alterazioni ormonali, uso di farmaci, stress psicofisico e predisposizione genetica.

  • Dermatite erpetiforme

Il termine si riferisce all’aspetto a grappolo delle lesioni (simili a quelle che si riscontrano nelle infezioni da herpes virus) e non indica una relazione causale con i virus erpetici. Essa si sviluppa generalmente nei pazienti con celiachia.

  • Dermatite periorale

Le cause si devono a fattori ormonali e a reazioni a specifiche sostanze presenti in cosmetici e dentifrici. Si sviluppa sul viso e nella parte intorno alle labbra ma può estendersi anche su guance, mento e fronte.

  • Dermatite batterica

Si parla di dermatite batterica quando la causa primaria scatenante dell’infiammazione è da ricercarsi nell’azione del batterio S. aureus, benché una situazione di questo tipo sia poco frequente. È molto più probabile che il quadro infettivo compaia in un secondo momento, come complicazione.

Il microbiota nelle malattie dermatologiche

Uno studio pubblicato sulla nota rivista “Nature” ha messo in evidenza che il microbiota cutaneo ha un ruolo importante nella patogenesi di diverse affezioni dermatologiche benché esso, da solo, non è un fattore sufficiente a determinarne l’insorgenza, se non sono presenti in concomitanza anche fattori genetici e ambientali. Se l’ecosistema resta bilanciato, cioè nessuna specie prevale sull’altra, la pelle resta in buona salute, altrimenti il ceppo prevalente comincia a proliferare scatenando la condizione patologica, come accade ad esempio nella dermatite atopica, che può arrivare a complicazioni tali da rendere indispensabile l’uso di antibiotici. Il microbiota cutaneo può subire un processo di disbiosi cioè una modifica della flora batterica fisiologica, contrariamente a ciò che accade in una cute sana in cui dominano gli Actinobacteria 62%, i Firmicutes 16% (al cui phylum fa parte lo Staphylococcus), i Bacteroides 1% ed i Proteobacteria 4%.

Il ruolo dello Staphylococcus aureus nella dermatite atopica

La cute sana a diretto contatto con l’ambiente esterno è di norma inospitale verso i germi patogeni a causa della bassa umidità, acidità e abbondanza di germi commensali. I cheratinociti in superficie, ma anche cellule del derma, sono in grado di produrre i peptidi antimicrobici (AMPs) importanti ai fini del controllo delle infezioni e fondamentali per l’equilibrio cutaneo. Anche delle proteine come la filaggrina, la desmogleina o la corneodesmosina contribuiscono alla struttura e alla funzionalità di barriera, tuttavia mutazioni dei geni codificanti tali proteine sono state correlate alla dermatite atopica, in particolare le mutazioni della filaggrina. Quest’ultima permette il mantenimento di un’adeguata idratazione cutanea e un basso pH, ma quando è ridotta, il pH della superficie cutanea vira verso l’alcalinità che facilita la crescita batterica.

Colonia di stafilococco aureo al microscopio elettronico.
Figura 2 – Colonia di Staphylococcus Aureus
[pazienti.it]

Queste condizioni determinano un danno di barriera, con riduzione anche dei livelli di sfingosine e di ceramidi, che di norma presentano effetti antimicrobici e trattengono acqua dello stato corneo. Oltre a ciò le sfingosine sono protettive nei confronti dei microrganismi quali lo S. aureus (Figura 2), il quale ne può causare direttamente la demolizione tramite il rilascio di una ceraminidasi batterica.

Con lo studio del microbiota cutaneo si è rilevato come le fasi di riacutizzazione della dermatite atopica siano associate ad una ridotta diversità batterica e ad un aumento dello S. aureus, mentre nelle fasi di remissione della malattia si è osservata la presenza di una maggiore diversità batterica con aumento di Streptococci, Propionibacteria e Corynebacteria.

Complicazioni

Una complicanza frequente delle dermatiti è la sovrainfezione della lesione, causata in genere da questi batteri normalmente presenti sulla superficie cutanea che, in condizioni di cute integra, non causano patologia. Infatti, nella dermatite atopica una maggiore colonizzazione da parte dello S. aureus potrebbe portare alla comparsa di impetigine, in prevalenza durante la fase acuta. Un altro rischio è che grattamento e sfregamento provochino lesioni cutanee inducendo la penetrazione di batteri (dermatite batterica). Ne conseguono lo sviluppo di croste mieliceriche perilesionali (Figura 3), cellulite infettiva e interessamento dei linfonodi adiacenti.

Croste mieliceriche che si riconoscono per un'intensa reazione eritemato-edematosa perilesionale.
Figura 3 – Croste mieliceriche da impetigine
[biomediccenter.com]

Terapie e trattamenti

Lo scopo della terapia è volto alla risoluzione o al miglioramento della dermatite e, naturalmente, il trattamento, a base di antibiotici e non, varia a seconda della tipologia di cui si soffre e dalle cause che l’hanno innescata. La risoluzione completa del disturbo, però, non è molto frequente, infatti le terapie farmacologiche spesso risolvono la condizione solo momentaneamente.

Di norma, vengono indicati prodotti di tipo lenitivo ed emolliente che possono alleviare i sintomi più fastidiosi della dermatite, come il prurito o l’infiammazione. Si tratta di creme a base di magnesio silicato, ossido di zinco o prodotti con acido salicilico, volte a rimuovere la pelle secca.

ln caso di dermatiti allergiche o atopiche si può ricorrere ad una terapia cortisonica. Questo rimane il trattamento più comune ed efficace in quanto, essendo un antinfiammatorio, va a ridurre il prurito e l’infiammazione. Se i dermocorticoidi non funzionano, il clinico può optare per immunosoppressori topici o compresse (ciclosporina, micofenolato, metotressato e azatioprina).

Ci sono poi gli antistaminici come l’idrossizina e la difenidramina utilizzati solo con lo scopo di diminuire il prurito, dunque farmaci utilizzati non per il trattamento della dermatite, ma per alleviare il sintomo.

Un altro trattamento di nuova generazione è la fototerapia UVA1 e UVB a banda stretta, i cui benefici possono variare da individuo a individuo. 

L’antibiotico in caso di infezione da S. aureus

In presenza di complicazioni dovute allo S. aureus per le cause sopraindicate, l’antibiotico è necessario per prevenire la diffusione del microrganismo ed impedire il peggioramento della dermatite. Esso può essere assunto sia per via topica (mupirocina, acido fusidico), sia per via sistemica.

La mupirocina è un derivato chimico estratto dal microrganismo Pseudomonas flavescens, con attività antibiotica grazie all’inibizione della sintesi proteica dei batteri Gram positivi.

L’acido fusidico deriva dalla fermentazione del fungo Fusidium coccineum ed è dotato di attività batteriostatica ed è altamente efficace contro lo S. aureus. Si caratterizza per un’alta penetrazione all’interno degli strati cutanei e un’alta concentrazione a livello del sito di infezione.

Si raccomanda cautela con l’utilizzo di antibiotici topici per la possibilità di selezionare ceppi resistenti a seguito di ripetuti trattamenti.

In caso di infezioni cutanee più importanti è indicata la terapia sistemica con antibiotici beta-lattamici (penicilline e cefalosporine), macrolidi o tetracicline.

Tuttavia alcuni ceppi di S. aureus possono sviluppare resistenza agli antibiotici beta-lattamici come la penicillina. Questi ceppi sono noti con il nome di Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA), motivo per il quale la doxiciclina o il trimetoprim/sulfametossazolo sono una buona scelta iniziale di antibiotico sistemico perché questi ceppi sono più sensibili a questi farmaci.

Conclusioni

Si evince che il trattamento primario utilizzato per la cura della patologia si basi prevalentemente sull’uso di cortisonici, immunosoppressori e antistaminici. La terapia antibiotica è necessaria solo in presenza complicanze o infezioni secondarie correlate alla dermatite.

Tuttavia, una strategia preventiva per eludere una terapia antibiotica, causa delle frequenti resistenze dei ceppi batterici, è quella di prediligere una terapia topica “pro-attiva”. Essa si basa sia sull’applicazione della terapia antinfiammatoria (corticosteroidi) sulle aree in cui vi sono lesioni ormai guarite, sia sull’applicazione degli emollienti su tutta la superficie corporea.

Questo metodo è finalizzato non solo a prevenire la riacutizzazione della malattia, ma anche a preservare la diversità batterica che è alla base di un equilibrato microbiota cutaneo.

Fonti

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