Febbre da morso di ratto

La febbre da morso di ratto (in inglese Rat bite fever) è una malattia febbrile sistemica abbastanza rara, che può essere causata da batteri che albergano nell’orofaringe dei roditori (solitamente ratti).

Caratteristiche

Si tratta di una patologia che può essere trasmesse all’uomo tramite un morso, non solo di un roditore, ma da un carnivoro che si nutre di roditori.

Il microrganismo responsabile tipico varia in base alla regione geografica:

  • Stati Uniti ed Europa: solitamente Streptobacillus moniliformis (Fig.1)
  • Asia: solitamente lo spirochete Spirillum minus (Fig.2)
Aspetto mircoscopico del Streptobacillus moniliformis
Figura 1 – Aspetto mircoscopico del Streptobacillus moniliformis [Fonte: basicmedicalkey.com]
Aspetto microscopico dello Spirillum minus
Figura 2 – Aspetto microscopico dello Spirillum minus [Fonte: it.wikipedia.org]

Segni e sintomi

Nella febbre streptobacillare, la lesione primaria guarisce prontamente, ma dopo un periodo di incubazione di 1-22 giorni (di solito < 10) si manifesta improvvisamente una sindrome simil-influenzale, con brividi, febbre, vomito, cefalea e dolore alla schiena e alle articolazioni; la maggior parte dei pazienti sviluppa un rash petecchiale, morbilliforme o vescicolare a carico di mani e piedi circa 3 giorni più tardi. L’endocardite batterica, l’artrite settica e gli ascessi cerebrali o di altri tessuti sono complicanze rare ma gravi, alcuni pazienti hanno un versamento pericardico infetto e un’infezione del liquido amniotico.

Nell’ infezione da S. minus, se inizialmente la ferita da morso inizia a guarire, l’infiammazione recidiva in sede dopo 4-28 giorni (solitamente > 10), accompagnata da febbre ricorrente e da linfoadenite regionale. Talvolta si sviluppa un’eruzione orticaria di colore marrone-rosso, ma meno evidente del rash streptobacillare; la febbre si accompagna spesso a sintomi sistemici, ma l’artrite è rara. Nei pazienti non trattati, si ripresentano cicli febbrili di 2-4 giorni per 4-8 settimane, ma raramente gli episodi febbrili ricorrono per > 1 anno.

Eziologia e patogenesi

Lo Streptobacillus moniliformis è un batterio Gram-negativo a forma di bastoncello non mobile, membro della famiglia delle Leptotrichiaceae. Il genoma di S. moniliformis comprende una delle due sequenze genomiche complete dell’ordine Fusobacteriales. Il suo nome deriva dalla parola greca streptos ossia “curvo” o “attorcigliato”, e dalle parole latine bacillus che significa “piccola verga” e moniliformis per “collana”. S. moniliformis è microaerofilo, quindi richiede concentrazioni di ossigeno atmosferco molto basse per la sua crescita.  I batteri hanno dimensioni variabili da 0,1 a 0,5 μm da 2,0 a 5,0 μm e possono potenzialmente crescere fino a 10-15 μm, con segmenti lunghi e curvi da 100 a 150 μm.

Lo Spirillum minus è un organismo che non è mai stato completamente identificato ed è stato assegnato al genere Spirillum nel 1887 in base alla morfologia, sebbene non sia stato pubblicato nessun nome valido. Poiché le specie Spirillum generalmente comprendono microaerofili obbligatori e non si ritrovano nei mammiferi, si tratta di un genere di microrganismi di difficile classificazione. Tuttavia, dato che questo microrganismo si colora come i Gram-negativi e possiede una forma a bastoncino arrotolato, si presume sia un batterio. Purtroppo, non è possibile coltivarlo in vitro dato che richiede l’inoculazione in vivo per la sua crescita. I dati di sequenziamento aiuterebbero pertanto a chiarire la sua classificazione, sebbene l’ultimo tentativo di sequenziamento risale al 2015.

Quanto alla patogenesi, una volta attraversata la cute e raggiunto il torrente sanguigno, se il sistema immunitario non controlla l’infezione, si ha una disseminazione ematogena del batterio. La malattia streptobacillare (a differenza di quella spirillare) può essere trasmessa anche per via alimentare, per assunzione di cibo  o acqua contaminati da feci di ratto.

Trasmissione

Come detto in precedenza , la malattia si trasmette tramite un morso, non solo di un roditore, ma da un carnivoro che si nutre di roditori e via alimentare, per assunzione di cibo o acqua contaminati da feci di ratto.

Epidemiologia

La malattia è presente in tutto il mondo, soprattutto nelle Americhe e in Asia. Gli individui a rischio sono il personale di laboratorio, per inoculazione accidentale, e le popolazioni (soprattutto bimbi) che vivono nelle aree suburbane degradate o in zone rurali infestate dai ratti.

Diagnosi

La diagnosi di febbre da morso di ratto è clinica. Le due forme di solito possono essere differenziate clinicamente tramite:

Sito del morso: il sito del morso nella febbre streptobacillare , se presente, in genere guarisce rapidamente, con una minima infiammazione residua e senza significativa linfoadenopatia regionale, mentre febbre spirillare persiste, diventa indurito e può ulcerare, con associata linfoadenopatia regionale.

Articolazioni: nella febbre streptobacillare è frequente la poliartralgia migrante e, in alcuni pazienti, si verifica l’artrite settica delle grandi articolazioni, mentre nella febbre spirillare da morso di ratto le manifestazioni articolari sono rare.

Pelle: l’eruzione nella febbre streptobacillare è maculopapulare, e le vescicole emorragiche che possono svilupparsi sulle estremità periferiche, specialmente le mani e i piedi, sono molto dolenti alla palpazione. L’eruzione cutanea nella febbre spirillare è rappresentata da macule rosso-brunastre con orticaria occasionale.

La conferma della diagnosi di febbre streptobacillare viene confermata tramite l’isolamento del microrganismo dal sangue o dal liquido articolare. Mentre, quella della forma spirillare è confermata dall’ osservazione del microrganismo negli strisci di sangue o da biopsie tissutali delle lesioni o da linfonodi.

Test strumentali e di laboratorio

L’amplificazione genomica, PCR e ELISA, possono essere di grande aiuto. La conta dei globuli bianchi varia tra 6000 e 30000/microL.

Terapia

Il trattamento della febbre streptobacillare da morso di ratto e della febbre spirillare da morso di ratto consiste in una delle seguenti terapie antibiotiche per 7-10 giorni:

  • Amoxicillina
  • Penicillina procaina G 600 000 unità
  • Penicillina V 500 mg (nei pazienti allergici alla penicillina può essere utilizzata eritromicina, la doxiciclina costituisce un’alternativa)

I pazienti con endocardite da S. moniliformis necessitano di una penicillina G ad alte dosi, oltre a streptomicina o gentamicina.

Dr. Giosuè Ruggiano

Fonti

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino e sono il creatore di Microbiologia Italia. Mi sono laureato a Messina in Biologia con il massimo dei voti ed attualmente lavoro come microbiologo in un laboratorio scientifico. Amo scrivere articoli inerenti alla salute, medicina, scienza, nutrizione e tanto altro.

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