I Rischi dell’Attività Sportiva: La Connessione tra Rugby e CTE

Il rugby, uno sport noto per la sua brutalità e il contatto fisico intenso, è sotto i riflettori per una ragione diversa questa volta: la connessione tra il gioco e una malattia degenerativa del cervello chiamata encefalopatia traumatica cronica (CTE). Questa malattia ha fatto notizia per le devastanti conseguenze che può avere sui giocatori di rugby e su coloro che praticano sport da contatto simili. In questo articolo, esploreremo la CTE, i suoi rischi e come sta influenzando il mondo dello sport.

Rugby e CTE

Cosa è la CTE?

La CTE è una condizione medica insidiosa che colpisce il cervello e può causare una serie di sintomi debilitanti. Ciò che rende la CTE particolarmente inquietante è che può essere diagnosticata solo post mortem attraverso un’autopsia. Questo rende difficile identificarla e trattarla in vita, il che la rende ancor più spaventosa per chiunque sia coinvolto nello sport.

I sintomi della CTE possono variare, ma spesso includono problemi di memoria, prestazioni cognitive ridotte, cambiamenti d’umore, aggressività, depressione, demenza e persino Alzheimer. Questi sintomi possono avere un impatto devastante sulla qualità della vita dei pazienti e, in alcuni casi, possono portare al suicidio.

Il Collegamento tra Rugby e CTE

Molti studi hanno dimostrato che le persone che praticano regolarmente sport da contatto, tra cui il rugby, hanno un rischio significativamente maggiore di sviluppare la CTE. Questo collegamento è dovuto al fatto che i colpi alla testa, sebbene non sempre sfocino in commozioni cerebrali evidenti, possono danneggiare il cervello nel corso del tempo. Quando il cervello subisce ripetuti colpi e si scontra contro il cranio, i tessuti cerebrali possono subire danni irreparabili.

Un recente studio condotto dall’Università di Glasgow ha aggiunto ulteriori prove a questa connessione. Hanno esaminato il cervello di 31 giocatori di rugby che avevano donato i loro cervelli alla scienza e hanno scoperto che il 68% di loro aveva la CTE. Sorprendentemente, questa diagnosi non si è limitata ai giocatori professionisti ma ha coinvolto anche giocatori dilettanti. Ciò che è emerso da questo studio è che il rischio di sviluppare la CTE è direttamente correlato alla durata della carriera nel rugby. Ogni anno di gioco in più aumenta il rischio del 14%.

Le Implicazioni e le Preoccupazioni

Questi risultati gettano una luce sinistra sul mondo dello sport, in particolare su quelli che coinvolgono un alto grado di contatto fisico. Non è solo il rugby a essere coinvolto; sport come il football americano, il calcio, la boxe e l’hockey su ghiaccio sono anch’essi sotto la lente d’ingrandimento. Anche se la maggior parte delle prove proviene dai giocatori di football americano della NFL, i dati mostrano che il rischio di CTE coinvolge anche giocatori dilettanti e donne che praticano questi sport.

Un altro aspetto preoccupante è che la CTE può derivare non solo da lesioni gravi alla testa ma anche da colpi ripetuti, anche se lievi. Questo solleva la questione di come proteggere al meglio i giocatori da questa malattia debilitante. Gli scienziati e gli esperti chiedono un limite agli impatti alla testa e alle lesioni cerebrali, sottolineando l’importanza di proteggere la salute dei giocatori.

La Via da Seguire

In conclusione, la connessione tra il rugby e la CTE è un argomento che sta ricevendo sempre più attenzione. Mentre gli appassionati di sport continuano a godersi le partite e i giochi, è essenziale essere consapevoli dei rischi che comporta l’attività sportiva intensa e fisicamente impegnativa. La salute dei giocatori deve essere una priorità, e le società sportive devono prendere provvedimenti per proteggere i loro atleti da questa malattia insidiosa.

Rugby e CTE: Conclusioni

È importante ricordare che lo sport è fondamentale per uno stile di vita sano, ma la sicurezza e la salute dei giocatori devono essere al centro di ogni decisione presa nel mondo dello sport. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e azioni preventive possiamo sperare di ridurre il rischio di CTE nei giocatori di rugby e in coloro che praticano sport da contatto simili.

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino, creatore ed amministratore di Microbiologia Italia, primo sito di divulgazione microbiologica in Italia. Sono laureato in biologia e molto appassionato di tecnologia, cinema, scienza e fantascienza. Sono Siciliano ma vivo e lavoro in Basilicata come analista di laboratorio microbiologico presso una nota azienda farmaceutica. Ho creato il portale di Microbiologia Italia per condividere conoscenza ed informazioni a chiunque fosse interessato a questa bellissima scienza. Potete trovare tutti i miei contatti al seguente link: https://linktr.ee/fcentorrino.

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