Adriatico: un mare di plastica galleggiante

L’inquinamento da plastica nel mar Mediterraneo è significativo. La quantità di microplastiche galleggianti è paragonabile a quella degli oceani. In particolare, uno studio recente pubblicato sulla rivista Marine Pollution Bulletin, dimostra che il mare Adriatico è ricco di plastica galleggiante. Alcune sue caratteristiche lo rendono adeguato all’accumulo di detriti di plastica.

Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza della presenza della plastica in mare. La nostra società ne è sempre più dipendente. Infatti, è impiegata soprattutto per produrre imballaggi e prodotti monouso. Il suo utilizzo è aumentato in modo esponenziale e di conseguenza sono aumentati anche i suoi rifiuti. Plastiche e microplastiche sono presenti sia nelle aree costiere che nei mari polari e nelle profondità degli abissi. L’inquinamento da plastica determina effetti negativi sull’ambiente marino. Per esempio, altera la biodiversità e la salute degli ecosistemi perché può essere ingerita o intrappolata dagli organismi marini. Senza contare tutti i possibili rischi per la salute umana. In più, influenza negativamente le attività umane come il turismo, la navigazione, la pesca e l‘acquacoltura ed anche le attività ricreative.

Adriatico: un mare di plastica galleggiante. Tutta colpa dell’effetto ciclonico

L’effetto ciclonico, ovvero la circolazione di due correnti superficiali lungo la costa, determina la distribuzione e il tempo di permanenza della plastica in superficie. In parte è determinato dagli apporti fluviali. E’ costituito da una corrente che viaggia verso nord lungo la costa orientale e l’altra verso sud lungo quella occidentale.

Adriatico: cosa rende questo mare adatto all’accumulo di plastica galleggiante?

Tra le caratteristiche che rendono questo mare adeguato all’accumulo di detriti di plastica ci sono:

  • la sua particolare conformazione geologica (stretto, lungo e poco profondo)
  • l’elevato rapporto terra/mare (è circondato da ben sette paesi)
  • la sua area costiera ospita circa 3,5 milioni di abitanti
  • è sede di molti grandi centri turistici (come Venezia, Spalato, Dubrovnik, Corfù)
  • è una rotta del traffico marittimo internazionale
  • è sede di intense attività di pesca e acquacoltura
  • vi sfociano circa 1/3 degli scarichi di acqua dolce del mar Mediterraneo (il fiume Po è al secondo posto in termini di portata idrica dei fiumi del mare nostrum)

Da Venezia alla Grecia passando per Croazia, Montenegro e Slovenia: ecco i luoghi della ricerca

Le indagini sulla plastica galleggiante si sono svolte principalmente in cinque golfi del mare Adriatico:

  • golfo di Venezia (Italia)
  • golfo di Trieste (Slovenia)
  • golfo di Spalato (Croazia)
  • golfo di Cattaro (Montenegro)

A queste aree si aggiungono altre zone:

  • il delta del Po e del fiume Cesenatico (in Italia)
  • il canale croato del medio Adriatico
  • la foce del fiume Neretva e le acque dell’Adriatico meridionale, vicino allo stretto d’Otranto 
  • il golfo di Corfù
  • la foce del fiume Kalamas (Grecia) al confine meridionale del mar Adriatico con il mar Ionio

I campioni raccolti provengono da aree distanti massino 35 chilometri dalla costa.

Adriatico: un mare di plastica galleggiante visibile anche ad occhio nudo

Le macroplastiche sono osservate ad occhio nudo (grandezza superiore ai 2,5 centimetri) direttamente dalle imbarcazioni. Queste ultime hanno percorso una distanza di 415 chilometri, per un totale di 89 ore di navigazione, in condizioni di bassa velocità del vento. I campioni di plastica osservati sono raggruppati in sei classi di grandezza:

  1. tra i 2,5 e i 5 centimetri (cm)
  2. tra 5 e i 10 centimetri (cm)
  3. tra i 10 e i 20 centimetri (cm)
  4. tra i 20 e i 30 centimetri (cm)
  5. tra i 30 e i 50 centimetri (cm)
  6. maggiore di 50 cm

La maggior parte degli oggetti in plastica avvistati (90%) ha dimensioni inferiori ai 20 cm di lunghezza. Infatti, questo dato è in accordo con le dimensioni dei più comuni materiali di imballaggio. Quasi la metà ha dimensioni tra i 2,5 e i 5 cm. Seguono i detriti di plastica di dimensioni comprese tra i 5 e i 10 cm (27%) e quelli tra i 10 e i 20 cm (13%).

Man mano che ci si allontana dalla costa, diminuisce la quantità di oggetti di plastica di piccole dimensioni (tra i 2,5 e i 5 cm) a favore di quelli di dimensioni comprese tra i 5 e i 10 cm.

Molti sacchetti e poche bottiglie

Nel mar Adriatico per la maggior parte si trovano sacchetti di plastica (29%), seguiti da pezzi in plastica (22%), dai fogli (15%) e dalle cassette per il pesce in polistirolo espanso (13%). Le bottiglie di plastica rappresentano solo l’1,4 %.

Nel mar Adriatico, le cassette per il pesce in polistirolo espanso rappresentano il 13% dei rifiuti di plastica galleggianti.
Figura 1 – Nel mar Adriatico, le cassette per il pesce in polistirolo espanso rappresentano il 13% dei rifiuti di plastica galleggianti. [Fonte: fotografia scattata da Elisabetta Cretella]

Lungo le coste galleggiano principalmente pezzi di plastica e polistirolo (45%), meno presenti nelle acque offshore (15%). I sacchi in plastica, invece, si trovano soprattutto in acque lontane (53%) e di meno vicino alla costa (28%).

Microplastiche grandi e piccole

Le microplastiche (dimensioni inferiori o uguali a 5 millimetri), invece, sono campionante mediante delle reti a manta (larghezza 60 cm x altezza 24 cm x lunghezza 3 m; dimensione maglie 330 μm). Una volta in laboratorio, i campioni sono trattati con etanolo, per rimuovere residui organici, e poi essiccati. La visualizzazione allo stereomicroscopio ha permesso di distinguerli in: frammenti, filamenti, pellicole, schiuma, pellet e granuli.

I campioni di microplastiche analizzati sono raggruppati in tre classi dimensionali:

  1. grandi microplastiche (LMP): tra 1 millimetro (mm) e 5 mm
  2. piccole microplastiche (SMP): tra 330 micrometri (μm) e 1 mm
  3. mesoplastiche: maggiori di 5 mm

E le possibili contaminazioni da parte dei filamenti presenti nell’aria? Per escludere questa eventualità, i ricercatori hanno lasciato aperto un filtro vuoto per tutto il periodo di analisi. Questo è stato poi analizzato insieme ai campioni raccolti in mare.

Più della metà (64%) delle microplastiche trovate sono di grandi dimensioni (LMP). Seguono quelle di piccole dimensioni (34%) e poi le mesoplastiche (2%).

Le microplastiche presenti in quantità maggiori sono i frammenti (77%), seguiti da film (9%) e filamenti (7%).  Tutte altre categorie sono presenti in percentuali molto basse (inferiori al 3%).

Microplastiche: al primo posto il polietilene

L’identificazione dei polimeri mediante spettroscopia ha rivelato che il 66,5% delle particelle analizzate è di polietilene (PE), seguito dal polipropilene (PP) (17,9%). Al terzo posto c’è il polistirene espanso (EPS) con una percentuale del 4,2%. Le fibre sintetiche come il nylon e poliammidi (PA) si trovano nel 3,1% dei campioni e il poliestere (PSE) in quasi il 2 %. Chiude il polietilene tereftalato (PET) con l’1%.

In Europa la produzione di PE e PP è di circa il 50% della domanda totale di plastica. Quelle di PVC e PET, invece, sono rispettivamente del 10% e del 7,4%. PE e PP sono polimeri a bassa densità e restano sulla superficie del mare più a lungo. I polimeri più pesanti, invece, come il PVC e il PET affondano.

La forma e la densità influiscono sulla galleggiabilità

Le scatole in polistirolo per il pesce si trovano soprattutto nel golfo di Venezia, insieme alle reti da pesca. Questo si spiega facilmente con le intense attività di pesca e acquacoltura della zona. Lontano dalle coste, invece, si trovano soprattutto i sacchi di plastica. Infatti sono costituiti da PE e hanno una densità bassa (0,90–0,99 g/cm3). È possibile che siano trascinati dalle correnti superficiali rimanendo a galla più a lungo.

I sacchetti di plastica, più leggeri, sono trasportati lontano dalle coste dalle correnti superficiali. Le bottiglie di plastica, in PET e più dense dell' acqua di mare, tendono ad affondare.
Figura 2 – I sacchetti di plastica, più leggeri, sono trasportati lontano dalle coste dalle correnti superficiali. Le bottiglie di plastica, in PET e più dense dell’ acqua di mare, tendono ad affondare. [Immagine creata da Elisabetta Cretella con Canva]

Al contrario, le bottiglie di plastica sono presenti solo vicino alle coste. Sono realizzate in PET e quindi hanno una densità relativamente più elevata (1,38–1,45 g/cm3) rispetto all’acqua di mare (1,28 g/cm3). Inoltre, la maggior parte è senza tappo e può riempirsi d’acqua e affondare. Così non sono più visibili con la sola osservazione superficiale.

Le microplastiche sono attratte dalla forza d’attrito dall’acqua di mare

Le microplastiche vicine alla costa hanno densità maggiore. I frammenti di plastica di dimensioni superiori ai 5 cm sono equamente distribuiti tra le acque costiere e quelle al largo. Al contrario, la concentrazione dei frammenti di dimensioni minori di 5 cm, meso e microplastiche è maggiore lungo le coste e diminuisce allontanandosi. Questa caratteristica può essere spiegata dall’immissione di microplastiche direttamente dalla terraferma. Sono molti gli impianti di depurazione situati lungo le coste adriatiche. Tuttavia, alcune città costiere mancano ancora di impianti di trattamento delle acque reflue. Inoltre, possono essere trattenute dalle correnti costiere e sedimentare a causa della perdita di galleggiamento rispetto alla plastica più grande.

La perdita di plastica di piccole dimensioni dalla superficie del mare è stata ampiamente documentata, sia nelle acque oceaniche che nel mar Mediterraneo. Questo fenomeno sembra causato dalla forma assunta dalle microplastiche. Con la degradazione, le microplastiche (dimensioni inferiori a 1 mm) tendono ad assumere una forma allungata. Per questo motivo rimangono sospese più in profondità nella colonna d’acqua, a causa dell’attrito dell’acqua stessa.

Inoltre, anche l’ingestione da parte degli organismi marini può influenzare il modello di distribuzione della plastica in mare.

Adriatico: un mare di plastica galleggiante. Programmi di monitoraggio sempre più necessari

Questa analisi vuole essere un punto di partenza per la creazione di programmi di monitoraggio continui e sempre più efficienti. Solo una adeguata valutazione dell’inquinamento da plastica può portare a strategie di intervento locali mirate.

Bibliografia:

  • C. Zeri, A. Adamopoulou, D. Bojanić Varezić, T. Fortibuoni, M. Kovač Viršek, A. Kržan, M. Mandic, C. Mazziotti, A. Palatinus, M. Peterlin, M. Prvan, F. Ronchi, J. Siljic, P. Tutman, Th. Vlachogianni. Floating plastics in Adriatic waters (Mediterranean Sea): From the macro- to the micro-scale, Marine Pollution Bulletin, Volume 136, 2018, Pages 341-350, ISSN 0025-326X, https://doi.org/10.1016/j.marpolbul.2018.09.016

Crediti immagini:

  • Immagine in evidenza: Immagine creata da Elisabetta Cretella con Canva
  • Figura 1: Fotografia scattata da Elisabetta Cretella
  • Figura 2: Immagine creata da Elisabetta Cretella con Canva
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Elisabetta Cretella

Elisabetta Cretella Dopo la laurea magistrale in Genetica e Biologia molecolare conseguita presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza e l'abilitazione alla professione di biologo, si appassiona alla divulgazione scientifica. Consegue il Master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza presso l'Università degli studi di Ferrara e inizia a scrivere per il webmagazine 'Agenda17' del Laboratorio DOS (Design of Science) dell'Università di Ferrara. Intanto intraprende la strada dell'insegnamento. Ad oggi è docente di Matematica e Scienze presso le Scuole Secondarie di primo grado e di Scienze naturali alle Scuole Secondarie di secondo grado. Nel suo curriculum c'è anche un tirocinio svolto in un laboratorio di ricerca dell'Istituto di Biologia e Patologia molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBPM-CNR) e due pubblicazioni su riviste scientifiche peer reviewed.

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