Vita sott’acqua: il 14° obiettivo dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile

Secondo l’ultimo Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS – 2023), la priorità verso l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030, riguardante la vita sott’acqua, è molto bassa. Infatti, l’obiettivo inerente alla conservazione e utilizzo sostenibile delle risorse del mare occupa il penultimo posto nella scala di priorità degli SDG (Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).

Solo se sollecitati, i cittadini italiani si mostrano preoccupati per le sorti dei nostri mari. Infatti, il 93% degli intervistati sostiene che l’inquinamento marino da plastica rientra tra i problemi ambientali più urgenti da affrontare. D’altronde basta una passeggiata in spiaggia o una giornata al mare per notare una quantità sempre crescente di rifiuti, soprattutto di plastica. Nel 2021, i rifiuti spiaggiati erano circa 270 per cento metri di spiaggia. Tra questi ci sono plastiche monouso, rifiuti derivanti dalla pesca e dall’ acquacoltura, borse di plastica e sigarette.

Il Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS - 2023) indica che la priorità verso l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030, riguardante la vita sott’acqua, è molto bassa.
Figura 1 – Il Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS – 2023) indica che la priorità verso l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030, riguardante la vita sott’acqua, è molto bassa. [Fonte: Rapporto ASviS 2023 ]

Mari e oceani al centro dello sviluppo sostenibile

Gli oceani occupano quasi tre quarti della Terra e sono essenziali per la sua sopravvivenza. Possono essere paragonati al Sistema respiratorio umano poiché producono ossigeno, indispensabile alla vita, e assorbono anidride carbonica (circa il 30% di quella mondiale). In particolare, è il fitoplancton marino a produrre circa la metà dell’ossigeno necessario alla sopravvivenza. In più, gli oceani regolano il clima e la temperatura, rendendo il pianeta Terra adatto a diverse forme di vita, uomo compreso.

Non bisogna poi tralasciare che mari e oceani rivestono grande importanza per l’economia mondiale. Più del 40%, circa 3,1 miliardi, della popolazione mondiale vive entro 100 chilometri dal mare. Inoltre, il 90% del commercio globale utilizza il trasporto marino. I cavi sottomarini trasmettono il 95% di tutte le telecomunicazioni globali. La pesca e l’acquacoltura forniscono a più di 4 miliardi di persone circa 1/5 del consumo annuale di proteine animali. Più del 30% del gas globale prodotto è estratto in mare aperto. Anche il turismo costiero è uno dei settori economici più sviluppato a livello mondiale. Dal mare aperto si ricava anche energia eolica che permette a molti paesi costieri di mantenere basse le emissioni di carbonio.

Lo sviluppo di attività economiche legate ai mari come la pesca sostenibile, la produzione di energia rinnovabile, l’ecoturismo e il trasporto navale ecologico, ha migliorato i tassi di occupazione e le condizioni medico-sanitarie. Di conseguenza la povertà si è ridotta così come la malnutrizione e in generale le condizioni globali dei paesi in via di sviluppo. Sulla possibilità di ridurre anche l’inquinamento si è ancora a lavoro.

L’altra faccia della medaglia: l’inquinamento e i cambiamenti climatici

Tuttavia, le popolazioni costiere e insulari sono più vulnerabili alle conseguenze del cambiamento climatico. Tutti i mari e tutte le zone costiere sono soggetti a eventi climatici estremi sempre più frequenti e intensi. Tra questi ci sono uragani, tifoni e cicloni sempre più violenti e imprevedibili ma anche l’acidificazione e il cambiamento di salinità dei mari e l’aumento del livello dell’ acqua. Per non parlare della conseguente riduzione di biodiversità. In particolare, l’acidificazione dei mari compromette la loro capacità di assorbire l’anidride carbonica. Attualmente gli oceani hanno raggiunto un’acidità del 26% maggiore di quella del periodo preindustriale. Inoltre, senza azioni concrete e immediate, si prevede che crescerà del 100-150% entro il 2100.

Questi cambiamenti, sebbene impattino maggiormente sulle aree costiere e i loro abitanti, hanno conseguenze anche nell’entroterra. Infatti, le correnti oceaniche influenzano il clima globale e non solo quello delle regioni che affacciano su di esso. L’importanza che rivestono gli oceani e i mari di tutto il mondo non si ferma ad una questione puramente ambientale e scientifica. Adesso è chiaro che il loro benessere è legato a doppio filo con le attività economiche e con il benessere sociale di tutto il mondo.

Vita sott’acqua: in Italia circa l’80% degli stock ittici è sovra sfruttato

L’integrità degli ecosistemi marini italiani è in costante peggioramento. In particolare, gli stock ittici sono sempre più sovra sfruttati. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica (Istat), nel 2021, circa l’80,4% degli stock ittici italiani erano sovra sfruttati. Questo dato è aumentato di più di dieci punti percentuali rispetto al 2014. L’obiettivo di azzerare il sovra sfruttamento degli stock ittici entro il 2030, ad oggi, appare irraggiungibile.

Vita sott’acqua: anche le aree marine protette sono messe male

Al momento solo il 6,9% delle aree marine è protetto. Una percentuale molto bassa se si pensa che quella indicata dalla Strategia europea sulla biodiversità come obiettivo da raggiungere entro il 2030 è pari a circa il 30%. Tuttavia, anche le aree non protette dovranno comunque essere gestite in maniera sostenibile. Questo tipo di gestione, infatti, è in linea con il principio europeo del “non arrecare danno significativo” (Do No Significant Harm- DNSH) e deve essere applicato da tutte le attività economiche, sia pubbliche che private.

Il Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS - 2023) indica che solo  il 6,9% delle aree marine è protetto e che, in Italia, circa l'80% degli stock ittici è sovra sfruttato.
Figura 2 – Il Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS – 2023) indica che solo il 6,9% delle aree marine è protetto e che, in Italia, circa l’80% degli stock ittici è sovra sfruttato. [Fonte: Rapporto ASviS 2023 ]

Le politiche nazionali potrebbero fare di più

Secondo il Rapporto ASviS, le politiche pubbliche nazionali ad oggi non hanno messo in campo delle vere e proprie soluzioni per concretizzare quanto l’Italia si era impegnata a fare a livello europeo e internazionale. Si è lontani anche da una reale applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), finalizzato ad attuare riforme e investimenti per la transizione verde.

Tuttavia qualche passo in avanti, almeno a livello legislativo, è stato compiuto. L’11 febbraio 2022 è stata approvata la Legge costituzionale n.1 che ha permesso di modificare gli articoli 9 e 41 della Costituzione. A partire da questa data è stata introdotta la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi direttamente nelle Costituzione italiana.

L’ articolo 9 adesso include la tutela degli animali. Inoltre, integra il concetto ‘One Health’ cioè il riconoscimento che la salute umana, animale, vegetale e ambientale sono inevitabilmente interconnesse. L’articolo 41, invece, specifica che qualunque iniziativa economica privata non può essere svolta se arreca danno alla salute e all’ambiente. Postilla, questa, che l’Italia ha già applicato agli investimenti del Pnrr e ad altri finanziamenti europei che vanno dal 2021 al 2027.

Lasciare alle generazioni future una biodiversità migliore di quella ereditata è possibile?

Il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel On Climate Change – IPCC) indica come essenziale la conservazione effettiva del 30-50% degli ecosistemi del pianeta e una gestione sostenibile per tutti gli altri. Solo raggiungendo queste cifre, almeno all’inizio del cammino verso il cambiamento, sarà possibile lasciare alle generazioni successive aree naturali e una biodiversità in via di ripresa. Sicuramente questo sarebbe il primo passo, e non il traguardo, per lasciare in eredità un ambiente naturale migliore di quello che è stato ereditato da noi.

Le proposte dell’Agenda 2030

Riguardo l’obiettivo 14 dell’Agenda 2030, vita sott’acqua, l’ONU ha fatto alcune proposte che si spera possano essere applicate nei prossimi anni. Tra queste:

  • Tutelare almeno il 30% degli ecosistemi marini e terrestri, rispondendo in modo sinergico e coordinato al vasto insieme di direttive e strategie europee.
  • Definire un piano integrato per la protezione e il ripristino della natura estendendo il numero di ecosistemi oggetto di interventi e aumentando la loro resilienza ai cambiamenti climatici.
  • Promuovere politiche di prevenzione dell’inquinamento dell’acqua da integrare con le politiche agricole per la riduzione dell’uso dei pesticidi.
  • Assicurare la tutela e la gestione sostenibile degli ecosistemi nel rispetto del nuovo art. 9 della Costituzione.
  • Rispettare gli obiettivi previsti dai grandi accordi internazionali, come quello sulla crisi climatica e sulla diversità biologica.
  • Potenziare le attività scientifiche nel quadro del “decennio Onu sulla scienza degli oceani”, assicurando la disponibilità di competenze, risorse e sistemi di monitoraggio adeguati.

I buoni propositi dell’Agenda 2030

  • Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo significativo l’inquinamento marino di tutti i tipi (attività terrestri, rifiuti marini e inquinamento delle acque da parte dei nutrienti).
  • Ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell’acidificazione degli oceani anche attraverso una maggiore cooperazione scientifica.
  • Regolamentare e porre fine alla pesca eccessiva, illegale, non dichiarata e non regolamentata e alle pratiche di pesca distruttive; mettere in atto i piani di gestione, su base scientifica, al fine di ricostituire gli stock ittici nel più breve tempo possibile.
  • Proteggere almeno il 10% delle zone costiere e marine, coerentemente con il diritto nazionale e internazionale e in accordo con informazioni scientifiche aggiornate.
  • Vietare le sovvenzioni alla pesca per frenare quella eccessiva; eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata; astenersi dall’introduzione di nuove e simili sovvenzioni.
  • Entro il 2030, aumentare i benefici economici derivanti dall’uso sostenibile delle risorse marine per i piccoli Stati insulari e i paesi meno sviluppati, anche mediante la gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo.
  • Aumentare le conoscenze scientifiche, sviluppare la capacità di ricerca e di trasferimento di tecnologia marina. Questo al fine di migliorare la salute degli oceani e il contributo della biodiversità marina per lo sviluppo dei paesi meno sviluppati.
  • Assicurare ai piccoli pescatori artigianali l’accesso alle risorse e ai mercati marini.
  • Migliorare la conservazione e l’uso sostenibile degli oceani e delle loro risorse tramite l’applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS)

Vita sott’acqua: i traguardi dell’obiettivo 14

Il 14° obiettivo per lo Sviluppo sostenibile riguarda “La vita sott’acqua”. La dicitura ufficiale è: “Conservare e utilizzare in maniera sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”.

Si articola in dieci traguardi, da raggiungere entro il 2030. I progressi verso ogni traguardo vengono misurati con un indicatore ciascuno.

I primi sette sono “traguardi di risultato”. Tra questi: ridurre l’inquinamento marino, proteggere e ripristinare gli ecosistemi, ridurre l’acidificazione dell’oceano, promuovere la pesca sostenibile e preservare le aree costiere e marine.

Gli ultimi tre indicano i mezzi mediante i quali realizzare i traguardi. Ad esempio, aumentare la conoscenza scientifica, la ricerca e la tecnologia per la salute degli oceani, per supportare i piccoli pescatori e per implementare e far rispettare il Diritto internazionale del mare.

Molti altri Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono collegati all’obiettivo 14

Molti altri Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 sono collegati all’obiettivo 14 e possono favorirne il raggiungimento. Tra questi l’obiettivo 1 riguardante la povertà, l’obiettivo 2 la sicurezza alimentare, l’obiettivo 6 le risorse idriche e igienico-sanitarie; ancora, l’obiettivo 12 riguardante il consumo e la produzione sostenibile e il 13 e il 15 rispettivamente riguardanti il cambiamento climatico e la biodiversità.

È chiaro, quindi, che i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 costituiscono un unicum indivisibile per lo sviluppo sostenibile. Gli obiettivi, nel loro insieme, integrano gli aspetti economici, sociali e ambientali da considerare per raggiungere uno sviluppo veramente sostenibile in tutte le sue dimensioni.

Bibliografia:

Crediti immagini:

  • Immagine in evidenza: pixabay.com/it/photos/pesce-sottacqua-coralli-mare-378286/
  • Figura 1: Rapporto ASviS 2023
  • Figura 2: Rapporto ASviS 2023
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Elisabetta Cretella

Elisabetta Cretella Dopo la laurea magistrale in Genetica e Biologia molecolare conseguita presso l'Università degli Studi di Roma La Sapienza e l'abilitazione alla professione di biologo, si appassiona alla divulgazione scientifica. Consegue il Master in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza presso l'Università degli studi di Ferrara e inizia a scrivere per il webmagazine 'Agenda17' del Laboratorio DOS (Design of Science) dell'Università di Ferrara. Intanto intraprende la strada dell'insegnamento. Ad oggi è docente di Matematica e Scienze presso le Scuole Secondarie di primo grado e di Scienze naturali alle Scuole Secondarie di secondo grado. Nel suo curriculum c'è anche un tirocinio svolto in un laboratorio di ricerca dell'Istituto di Biologia e Patologia molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBPM-CNR) e due pubblicazioni su riviste scientifiche peer reviewed.

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