Un patrimonio da preservare
L’olivo è uno degli alberi coltivati più antichi e fa parte dell’agricoltura tradizionale mediterranea fin dall’epoca romana. La sua coltura si diffuse dall’Asia lungo la Siria, l’Iran, la Palestina al resto del bacino del Mediterraneo. L’olivo contribuisce alla creazione di nicchie ecologiche per diversi organismi, contribuendo così al mantenimento della biodiversità. Di conseguenza, poiché l’olivo è un sistema agricolo di “alto valore naturale” con importanti ruoli economici e ambientali, la sua coltivazione dovrebbe essere mantenuta e preservata. Ma dal 2013 in Europa Xylella fastidiosa anche conosciuto come “batterio dell’ulivo”, sta uccidendo moltissimi alberi d’olivo, viti e alberi di agrumi, rappresentando quindi una seria minaccia sia economica che per la biodiversità.
Xylella fastidiosa il “nuovo” batterio da combattere
Negli ultimi 10 anni in Europa, la diffusione del “batterio dell’ulivo” Xylella fastidiosa è diventata una questione da molti scienziati definita “urgente”. Questo perchè molti alberi secolari d’olivo muoiono a causa della diffusione di questo batterio. Il target di questo microrganismo Gram negativo è la rete xilematica all’interno delle piante. Tali condotti hanno il compito di trasportare acqua e sostanze nutritive dalle radici fino alle foglie. Per cui la presenza del “batterio dell’ulivo” all’interno dei vasi xilematici comporta l’ostruzione e impedisce il normale assorbimento di acqua e nutrienti da parte della pianta. Secondo gli ultimi dati raccolti dall’EFSA (European Food Safety Authority), uno dei principali vettori di questo batterio è Philaenus spumarius noto anche come “Sputacchina”. Quando l’insetto si nutre della linfa xilematica di una pianta infetta, X. fastidiosa colonizza e si moltiplica solo nell’intestino anteriore dell’insetto (apparato boccale), formando biofilm protettivi.

Cambia l’host cambiano gli effetti del “batterio dell’ulivo”
Xylella fastidiosa è in grado di infettare circo 500 specie differenti, ma solo in alcune causa malattie. Pertanto questo batterio colonizza molte piante come commensale senza indurre patologie ma mostrando un certo adattamento. La gravità dei sintomi dipende da diversi fattori come la carica batterica, superiore di 100, 1000 volte in piante sintomatiche. Un altro fattore è lo stadio fisiologico e di sviluppo della pianta e infine anche il ceppo batterico. In ogni caso i sintomi più comuni sono morte dei ramoscelli, bruciature fogliari e imbrunimento delle foglie. Molti studi affermano che non esiste una diretta relazione tra ceppo e la pianta ospite, anche se alcune sottospecie potrebbero più o meno trarre vantaggio dalle diverse difese immunitarie di diverse piante. Le tre sottospecie più diffuse di Xylella sono: pauca, multiplex e fastidiosa.
Il microbioma e i batteri patogeni
Le piante hanno un loro microbioma e quindi non tutti i batteri presenti nelle piante in generale e nell’olivo nello specifico, portano alla genesi di malattie. Sicuramente un squilibrio tra le varie popolazioni batteriche può portare degli effetti negativi. Diversi studi hanno evidenziato la diversità del microbioma nelle colture infettate dal “batterio dell’ulivo”, descrivendo i cambiamenti nella composizione del microbioma xilematico durante la malattia. Ad esempio in coltivazioni di olivo ad infezioni di Xylella fastidiosa, sono state correlate anche aumenti delle popolazioni batteriche di Sphingomonas, Methylobacterium, Micrococcus e Curtobacterium. Questo squilibrio deriva dall’infezione di questo batterio ma ancora non si sa come “il batterio dell’ulivo” possa influenzare il microbioma xilematico a livello molecolare. Questi cambiamenti sono stati ritrovati anche in alberi di limone e nelle viti infette. Nelle viti è emerso un aumento dei Proteobacteria e degli Ascomycota. Mentre negli alberi di limone un aumento di Curtobacterium e Methylobacterium.

Come combattere Xylella fastidiosa
Contro il “batterio dell’ulivo” e i suoi effetti sull’apparato fogliare non esistono ancora delle vere e proprie cure. Tra le strategie utilizzate per limitare la propagazione e quindi l’infezione di nuove piante vi è sicuramente l’abbattimento degli alberi infetti. Così facendo viene evitata la trasmissione per mezzo di altri vettori su alberi sani. Ad esempio la regione Puglia ha messo in atto un piano di sorveglianza che nell’Agosto del 2022, su un campionamento di 23316 piante di cui 12443 analizzate, ha evidenziato solo 6 piante positive a Xylella fastidiosa. Il dato sconfortante è che nonostante siano poche le piante positive, è stato necessario abbattere nei 50m fino a 138 alberi. Infatti, secondo EFSA Plant Health PanelSearch strategie come controllo chimico mediante ossitetraciclina o un fertilizzante a base di Zn, Cu e acido citrico, piuttosto che l’utilizzo di endofite possono rallentare i sintomi ma non eliminare Xylella fastidiosa il “batterio dell’ulivo”.
Fonti
- Castro, Claudia, Biagio DiSalvo, and M. Caroline Roper. “Xylella fastidiosa: A reemerging plant pathogen that threatens crops globally.” PLoS Pathogens 17.9 (2021): e1009813.
- https://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/xylella-fastidiosa
- Landa, Blanca B., et al. “Xylella fastidiosa’s relationships: the bacterium, the host plants, and the plant microbiome.” New Phytologist 234.5 (2022): 1598-1605.
- Moll, Luís, et al. “Induction of defense responses and protection of almond plants against Xylella fastidiosa by endotherapy with a bifunctional peptide.” Phytopathology ja (2022).
- http://www.emergenzaxylella.it/portal/portale_gestione_agricoltura
- https://food.ec.europa.eu/plants/plant-health-and-biosecurity/legislation/control-measures/xylella-fastidiosa_en