La resistenza agli antimicrobici: una pandemia nell’ombra

La resistenza antimicrobica (AMR, antimicrobial resistance) rappresenta un’importante minaccia per la salute umana. È una delle principali cause di morte in tutto il mondo ed è un problema urgente che richiede un piano d’azione globale e coordinato per essere affrontato.

Il global burden della resistenza antimicrobica

Comprendere il vero global burden, cioè il vero impatto globale, dell’AMR è fondamentale, in particolare in quelle regioni geografiche del mondo in cui i programmi di sorveglianza non sono implementati o i dati a disposizione sono assenti o scarsi.

Inoltre, conoscere le principali combinazioni tra microrganismi patogeni e antimicrobici che favoriscono l’insorgenza e lo sviluppo delle resistenze è di cruciale importanza per permettere ai responsabili delle politiche sanitarie globali di intraprendere azioni orientate e specifiche.

Lo studio di Christopher Murray

Recentemente sulla prestigiosa rivista The Lancet, Christopher Murray e collaboratori hanno pubblicato un’interessante analisi sistematica che presenta le stime più complete del global burden dell’AMR fino ad oggi realizzate.

I dati sono stati ottenuti da numerose fonti: sistemi di sorveglianza globali e nazionali, laboratori ospedalieri e di istituti di ricerca, aziende farmaceutiche, dati di studi clinici, arrivando ad utilizzare per l’analisi 471 milioni di singoli record o isolati.

Gli autori hanno così stimato per l’anno 2019 i decessi e gli anni di vita corretti per disabilità (DALYs) associati e attribuibili all’AMR batterica per 23 agenti patogeni e 88 combinazioni microrganismo-farmaco in 204 paesi e territori.

Utilizzando queste informazioni, attraverso modelli statistici predittivi, hanno valutato il global burden dell’AMR sulla base di due scenari controfattuali. Uno in cui tutte le infezioni resistenti ai farmaci sono state sostituite da infezioni sensibili ai farmaci. Uno in cui tutte le infezioni resistenti ai farmaci sono state sostituite da nessuna infezione.

Attraverso questo metodo, i ricercatori hanno descritto rispettivamente la differenza tra il carico “associato” e il carico “attribuibile” all’AMR.

I risultati

In base ai risultati dello studio, nel 2019 si sono verificati circa 4,95 milioni di decessi (95% CI, 3,62-6,57) associati all’AMR, dei quali 1,27 milioni (95% CI, 0,911-1,71) direttamente attribuibili all’AMR. Un valore, quest’ultimo, che quasi eguaglia il numero dei decessi globali per HIV (680.000) e per malaria (627.000) considerati insieme.

Emerge che l’AMR è un problema in tutte le aree geografiche del mondo, ma il tasso di mortalità per tutte le età attribuibile all’AMR più alto si registra nell’Africa sub-sahariana occidentale, pari a 27,3 decessi per 100.000 (95% CI, 20,9-35,3).

I decessi sono stati causati principalmente dalle infezioni delle basse vie respiratorie (oltre 1,5 milioni di decessi associati), dalle batteriemie e dalle infezioni intra-addominali.

I sei principali agenti patogeni per decessi associati all’AMR sono stati Escherichia coli, seguito da Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Streptococcus pneumoniae, Acinetobacter baumannii e Pseudomonas aeruginosa. Questi sono stati responsabili di 3,57 (95% CI, 2,62-4,78) milioni di decessi associati e di 929.000 (95% CI, 660.000-1.270.000) decessi attribuibili all’AMR nel 2019.

Colonie di Klebsiella pneumoniae su MacConkey agar. - Resistenza antimicrobica
Figura 1 – Colonie di Klebsiella pneumoniae su MacConkey agar. Fonte: Public Health Image Library. CDC.

Considerando la combinazione microrganismo patogeno-farmaco, S. aureus resistente alla meticillina (MRSA) ha causato più di 100.000 decessi attribuibili.

Inoltre, sei microrganismi hanno causato 50.000-100.00 decessi. Tra questi, i microrganismi multi-resistenti (escluso il Mycobacterium tuberculosis XDR), E. coli resistente alle cefalosporine di terza generazione, A. baumannii resistente ai carbapenemi, E. coli resistente ai fluorochinoloni, K. pneumoniae resistente ai carbapenemi e K. pneumoniae resistente alle cefalosporine di terza generazione.

Le implicazioni dello studio

Come evidenziano gli autori nella discussione dello studio, dati di alta qualità su malattie infettive, agenti patogeni e AMR sono scarsamente disponibili in molti paesi a reddito medio-basso. La maggior parte dei dati proviene da paesi a reddito alto.

Incrementare la capacità dei laboratori di microbiologia e dei sistemi di raccolta dei dati permetterebbe di migliorare la comprensione scientifica del fenomeno dell’AMR.

Secondo gli autori, comprendere il global burden dell’AMR e le principali combinazioni patogeno-farmaco che contribuiscono ad essa è fondamentale per consentire ai responsabili delle politiche sanitarie globali di prendere decisioni informate in specifiche aree di intervento.

Innanzitutto, è necessario implementare i principi di prevenzione e controllo delle infezioni, non solo in ambito ospedaliero (orientati alle infezioni correlate all’assistenza sanitaria), ma anche a livello comunitario con programmi di miglioramento dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari.

Quindi, prevenire le infezioni attraverso le vaccinazioni, allo scopo di ridurre di conseguenza anche l’uso di antibiotici.

È fondamentale poi adottare strategie per ridurre l’esposizione agli antibiotici in altri contesti e favorire un utilizzo appropriato di questi farmaci nelle infezioni batteriche e scoraggiarne l’uso in quelle virali.

Infine, è necessario garantire gli investimenti per la ricerca e lo sviluppo di nuovi antibiotici e l’accesso agli antibiotici di seconda linea nei paesi a reddito medio-basso. Infatti in queste aree geografiche, il problema dell’uso eccessivo e inappropriato di questi farmaci coesiste con un problema di accesso insufficiente.

Compresse e capsule di farmaci - Resistenza antimicrobica
Figura 2 – Compresse e capsule di farmaci. Fonte: Unsplash.

Riflessioni

“Mentre il CoViD-19 dilaga, la pandemia della resistenza antimicrobica continua nell’ombra”.

Così scrive Ramanan Laxminarayan in un commento allo studio, avanzando l’ipotesi che il global burden dell’AMR possa essere in realtà anche maggiore di quello stimato da Murray.

Dei sei microrganismi batterici principali descritti nello studio, solo per S. pneumoniae è disponibile un vaccino, che è in grado di prevenire la polmonite pneumococcica.

Ma anche i vaccini contro microrganismi virali, tra cui il virus dell’influenza, il virus sinciziale respiratorio e il rotavirus, hanno un ruolo importante. Potrebbero essere efficaci nel ridurre la necessità di trattamento in caso di infezione, riducendo così il consumo inappropriato di antibiotici.

Laxminarayan sollecita i leader sanitari e politici a livello locale, nazionale e internazionale. Sostiene che la spesa debba essere destinata innanzitutto alla prevenzione e al controllo delle infezioni e alla ricerca e allo sviluppo di nuovi antibiotici sul mercato.

Questi ultimi dovrebbero essere accessibili ovunque ed equamente e al tempo stesso gli antibiotici esistenti dovrebbero essere usati in modo appropriato e giudizioso.

Fonti

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Francesco M. Labricciosa

Sono laureato in Medicina e Chirurgia, specialista in Igiene e Medicina Preventiva. Dal 2016 partecipo ai progetti di ricerca promossi dalla Global Alliance for Infections in Surgery e come medical writer collaboro con diverse agenzie di comunicazione scientifica del settore healthcare. Per Microbiologia Italia scrivo articoli e conduco interviste nell'ambito delle mie principali aree di interesse: non solo antimicrobial resistance e uso dei farmaci antimicrobici, ma anche storia della microbiologia. linkedin.com/in/francescomarialabricciosa/

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