Lo spiaggiamento improvviso di enormi masse di alghe è un fenomeno sempre più frequente e diffuso. Interessa le coste di tutto il mondo e ha conseguenze ambientali ed economiche importanti. Le maree di alghe verdi e dorate sono responsabili dell’accumulo di alghe putrescenti e maleodoranti sulle coste. Di conseguenza hanno impatti negativi su tutte le attività che si svolgono in queste aree costiere, dal turismo alla pesca artigianale e acquacoltura.
L’eutrofizzazione sembra essere la causa principale
La causa principale delle maree di alghe si chiama eutrofizzazione, ma non è l’unica. Si tratta di un eccessivo apporto ed accumulo nelle acque di nutrienti come l’azoto e il fosforo. Questo favorisce la crescita e la riproduzione delle alghe aumentando la cosiddetta biomassa algale, ovvero l’insieme di alghe presenti in un dato ambiente in un preciso momento. A sua volta, l’aumento di nutrienti nelle acque è spesso legato all’agricoltura intensiva e agli scarichi fognari. Tuttavia, anche la temperatura elevata dell’acqua e la bassa circolazione contribuiscono alle maree di alghe.
Negli ultimi decenni, la quantità di biomassa algale sulle spiagge è aumentata in modo allarmante. Così come è aumentato il numero di segnalazioni di questi eventi in aree precedentemente non colpite.
L’accumulo massiccio di alghe, sebbene non sia tossico per l’uomo, ha un impatto devastante sull’ambiente e sull’economia costiera. Le spiagge ricoperte da tonnellate di alghe scoraggiano le attività turistiche impedendo l’accesso al mare dei bagnanti e delle piccole imbarcazioni. Inoltre, se non sono rimosse rapidamente, le alghe spiaggiate iniziano a decomporsi e a rilasciare un cattivo odore. La sua origine deriva dal rilascio dell’acido solfidrico, un gas tossico, che causa disturbi neurologici, respiratori, motori e cardiaci.
Di per sé le maree di alghe verdi e dorate non sono pericolose per l’uomo. Al contrario, è rischioso il rilascio del gas derivante dalla loro decomposizione perché tossico sia per l’uomo che per la fauna marina.
Sono poche le specie di alghe responsabili delle maree verdi e dorate
Queste maree sono causate principalmente da poche specie di macroalghe appartenenti ai generi Ulva (responsabile delle maree verdi) e Sargassum (responsabile delle maree dorate).
Entrambe sono cosmopolite ed estremamente prolifiche. La loro crescita è fortemente influenzata dalla presenza di nutrienti. Più nutrienti ci sono nelle acque, più velocemente si riproducono. In questo modo consumano rapidamente l’ossigeno presente nell’acqua lasciandone poco (troppo poco!) per le altre forme di vita.
Inoltre, le alghe responsabili delle maree possono crescere anche in forma libera cioè non ancorate a un substrato solido. Questa è una caratteristica vantaggiosa per loro. Infatti, possono moltiplicarsi rapidamente e invadere nuove aree. Il risultato finale è l’accumulo di enormi quantità di biomassa algale.
Le alghe verdi sono responsabili delle maree verdi
Le alghe verdi sono delle alghe marine responsabili delle cosiddette maree verdi. Appartengono alla famiglia delle Ulvaceae, genere Ulva, che comprende anche la famosa “lattuga di mare”. Sono diffuse nei mari di tutto il mondo poiché crescono bene sia in quelli temperati che tropicali. Il loro colore deriva dai numerosi cloroplasti, organelli cellulari, che contengono un pigmento di colore verde chiamato clorofilla. E proprio al loro interno avviene la fotosintesi clorofilliana.
Il corpo delle alghe verdi si chiama tallo e consiste in una lamina verde, larga e sottile. A differenza delle piante, non hanno radici, fusto e foglie differenziate. Le alghe del genere Ulva sono commestibili e ricche di nutrienti, come vitamine, minerali e fibre. In particolare, la lattuga di mare è apprezzata per il suo sapore delicato e la consistenza croccante. È un ingrediente tipico anche della cucina partenopea. Infatti, è utilizzata per la preparazione delle famose “zeppolelle di mare”. Sono impiegate anche per la produzione di fertilizzanti e mangimi per animali.

In specifiche condizioni ambientali, come acque ricche di nutrienti e molto calde, le alghe verdi possono proliferare in modo eccessivo, formando le cosiddette “maree verdi”.
I mari si colorano di verde
Le maree di alghe verdi sono aumentate a partire dagli anni ’70 del secolo scorso. Proprio nello stesso periodo è aumentata anche l’eutrofizzazione delle acque costiere. Questa concomitanza di eventi non è un caso. Infatti, in alcune regioni – quella meridionale del mare del Nord – la riduzione dell’apporto di nutrienti ha diminuito il verificarsi delle maree.
Le coste della Bretagna, in Francia, sono spesso colpite da maree verdi soprattutto nei mesi estivi. Anche in questo caso la causa è da ricercarsi nell’eccesso di nutrienti, in particolare nitrati, provenienti dall’agricoltura. Le maree verdi bretoni hanno causato problemi non solo ambientali, ma anche sanitari. Infatti, le alghe spiaggiate in decomposizione rilasciano l’acido solfidrico responsabile della morte degli animali che popolano le zone costiere interessate da questo fenomeno.

Anche in alcune regioni italiane, come la costa adriatica abruzzese, si verificano le maree verdi, seppur di minore entità rispetto ad altri luoghi. In questo caso, le maree sono causate dall’eccessiva riproduzione dell’alga verde Ulva lactuca, la famosa lattuga di mare. Non è casuale che questo fenomeno avviene soprattutto alla foce del fiume Pescara.
Cosa c’entrano le Olimpiadi di Pechino con le maree verdi?
Dal 2007 il mar Giallo, in Cina, è teatro delle maree verdi. L’alga Ulva prolifera forma immense distese verdi galleggianti. Questo fenomeno ormai si ripete ogni anno. Infatti, nel 2008 durante le Olimpiadi di Pechino, le maree verdi hanno minacciato lo svolgimento delle gare di vela.
La causa della marea verde cinese era da ricercarsi nell’acquacoltura. In particolare, la coltivazione dell’alga rossa Porphyra yezoensis ha contribuito a creare un ambiente favorevole alla crescita di Ulva prolifera. L’eccesso di nutrienti utilizzati per l’acquacoltura, unito alla pratica di gettare in mare i frammenti di alghe rosse dopo la raccolta, ha innescato un circolo vizioso. Infatti, l’alga verde colonizza spontaneamente quella rossa e trovandosi in acque ricche di nitrati, ovvero composti dell’azoto, come quelle del mar Giallo prolifera rapidamente formando le maree verdi.
Oltre alle attività umane, anche i fattori naturali contribuiscono alle maree di alghe. Tra questi ci sono le correnti oceaniche e i monsoni responsabili del loro trasporto lungo la costa.
Le alghe dorate sono responsabili delle maree dorate
Le maree dorate, causate principalmente da alghe del genere Sargassum, sono caratterizzate da enormi masse di alghe galleggianti che poi si accumulano sulle spiagge. Queste alghe hanno delle vesciche gassose che permettono loro di galleggiare. Formano, quindi, delle vere e proprie foreste galleggianti che possono estendersi per chilometri.

Inizialmente le maree dorate sono state osservate sporadicamente e solo in limitate aree costiere, come il Golfo del Messico. Dagli anni ’80 e ’90 però si sono verificate più frequentemente. La motivazione? L’incremento di nutrienti trasportati dal fiume Mississippi che sfocia proprio nel Golfo del Messico. Negli ultimi anni si verificano in zone molto più estese. Anche in questo caso la causa principale, e non l’unica, è l’eutrofizzazione delle acque.
Un evento eccezionale si è verificato nel 2011 lungo le coste dell’Africa occidentale e dei Caraibi. Una enorme marea dorata ha causato problemi alla pesca, al turismo e all’economia locale.

Maree verdi e dorate: da flagello a risorsa
Le maree di alghe verdi e dorate, causate dalla proliferazione di macroalghe come Ulva (marea verde) e Sargassum (marea dorata), rappresentano un problema ambientale sempre più urgente. Questa eccessiva crescita algale, pur essendo un fenomeno distinto dalle fioriture di microalghe tossiche, di certo non è benefica per le aree costiere.
Cosa fare allora? Si potrebbe ridurre l’eutrofizzazione delle acque costiere. Tuttavia, per concretizzare questa idea sono necessari investimenti ingenti in campo agricolo in modo da rendere sia le infrastrutture che le pratiche agricole sostenibili. I risultati, però, si vedrebbero solo dopo diversi anni, se non decenni. E non sarebbero comunque risolutivi. Infatti, alcune specie di alghe verdi possono resistere alle condizioni ambientali sfavorevoli per poi rifiorire quando diventano nuovamente favorevoli.
La gestione delle maree algali, quindi, è tutt’altro che semplice. È necessario un approccio multidisciplinare che tenga conto del ciclo vitale delle specie coinvolte e delle caratteristiche fisiche e chimiche dell’ambiente, come la topografia, la circolazione delle correnti, i venti e l’apporto dei nutrienti.
Una strategia potrebbe essere la raccolta e lo smaltimento delle alghe in primavera, periodo in cui iniziano a riprodursi grazie anche all’aumento delle temperature. In questo modo si ridurrebbero i disagi causati in estate e si eviterebbero interventi urgenti e costosi. Tuttavia, questa soluzione potrebbe generare conflitti economici tra il settore agricolo e quello turistico. È il caso della Bretagna, dove è diffusa l’acquacoltura delle alghe.
Allo stesso tempo, l’utilizzo delle alghe spiaggiate come risorsa per la produzione di biogas, fertilizzanti o additivi alimentari rappresenta un’opportunità economica e ambientale da non sottovalutare. Ad esempio, in Bretagna è stata avviata una bioraffineria per trasformare l’Ulva raccolta in additivi alimentari per l’acquacoltura, con l’obiettivo di sostituire la farina di pesce.
Come proteggere le coste dalle maree di alghe verdi e dorate
Per proteggere le coste e gli ecosistemi marini dalle maree di macroalghe sarebbe necessario ed auspicabile:
- comprendere a fondo i meccanismi che regolano la loro crescita;
- sviluppare strategie di mitigazione efficaci;
- promuovere pratiche sostenibili in diversi settori, dall’agricoltura alla gestione delle acque reflue;
- combinare metodologie consolidate con nuove tecniche di monitoraggio, campionamento e modellazione;
- adottare un approccio integrato che veda la collaborazione tra scienza, industria e istituzioni.
Il fenomeno delle maree verdi e dorate rappresenta una sfida ambientale a livello globale. La connessione tra l’aumento dell’eutrofizzazione costiera e l’incremento delle maree di alghe è ormai evidente. È quindi necessario, e sempre più urgente, trovare soluzioni adeguate per tutelare gli ecosistemi marini, l’economia e la salute umana.
Bibliografia:
- Smetacek V, Zingone A. Green and golden seaweed tides on the rise. Nature. 2013 Dec 5;504(7478):84-8. doi: 10.1038/nature12860. PMID: 24305152.
Crediti immagini:
- Immagine in evidenza: Smetacek and Zingone, 2013. Fotografia di J. Feng
- Figura 1 : https://en.wikipedia.org/wiki/Ulva_prolifera#/media/File:Coastalprolifera.jpg
- Figura 2 : Smetacek and Zingone, 2013. Fotografie di C. Barroca (a destra) e J. Feng (a sinistra).
- Figura 3 : https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Sargassum_weeds_closeup.jpg
- Figura 4 : Smetacek and Zingone, 2013. Fotografie di M. Freling (a destra) e A. Huckbody (a sinistra).