Processionaria del pino: rischi per l’ambiente e per la salute

I bruchi delle processionarie sono ricoperti di peli urticanti, il cui contatto è dannoso sia per gli animali domestici che per le persone.3
Fig.1: Bruchi di processionaria nei nidi sericei, visibili soprattutto d’inverno; https://pixabay.com/it/photos/processionaria-del-pino-bruco-peste-203

Brulicanti processioni
Non a caso, chiamata “Processionaria”, dato il comportamento aggregativo dei bruchi, che se ne vanno in giro formando lunghe processioni. Se fosse questa l’unica peculiarità della specie, non servirebbe nemmeno spendere un intero articolo. Infatti, le già citate processionarie (Thaumatopoea pythiocampa) sono molto nocive per le conifere, oltre che per gli animali domestici, e a volte anche per le persone!

Danni della processionaria

Infatti, i bruchi di questa specie sono ricoperti da una fitta peluria, che risulta molto irritante al tatto. Purtroppo, i peli causano arrossamenti e gonfiori, specialmente nei soggetti più predisposti. Inoltre, sono molto dannosi per gli occhi, le mucose e tutte le parti più sensibili del corpo. Invece, i nostri amici a quattro zampe che tentassero di leccarle, rischierebbero la necrosi dell’ estremità linguale (pentendosene amaramente).

Biologia della Processionaria del pino

La processionaria (T. pityocampa) è un insetto appartenente all’ordine dei Lepidotteri (è una falena), famiglia dei Thaumpetopoeidi.
La sua distribuzione è molto ampia e attualmente in espansione, per motivi non ancora chiaramente compresi. Sebbene il cambiamento climatico sembri aver contribuito alla diffusione della specie (sempre più presente verso nord e in montagna), tuttavia sembrano esserci degli altri fattori ecologici e biologici a motivarne il rapido incremento.

Il ciclo biologico della processionaria del pino è piuttosto complesso, diviso in fasi e ambienti differenti. Infatti, passano l’inverno protetti da un nido sericeo, costruito a fine estate sulle conifere, tessendo le secrezioni ghiandolari. Una volta che le temperature lo consentono, i bruchi fuoriescono dal nido, passando sul tronco, fino a raggiungere il terreno per iniziare “le processioni”. Dopo qualche settimana, le processionarie s’interrano, preparandosi alla metamorfosi. Soltanto con l’arrivo dell’estate, gli adulti sfarfalleranno fuori dal terreno, per riprodursi. Successivamente, le femmine depongono le uova tra gli aghi della conifera prescelta, di cui i bruchi si nutrono. Infine, le processionarie secernono la seta con cui fabbricare il nido per svernare, completando il ciclo.

Ospiti principali e condizioni ambientali predisponenti

Come già accennato, le processionarie hanno una predilezione per le conifere (in particolare del genere Pinus, Abies e a volte Cedrus), tuttavia sono stati segnalati attacchi su querce e altri alberi. Sembrerebbero particolarmente attratte dal pino nero (Pinus nigra) su cui compiono gravi danni. Fino a pochi anni addietro, questi famelici lepidotteri non erano presenti al disopra dei 500-600 m di altitudine (così risparmiando le pinete montane). Purtroppo, non è più così, data la presenza delle processionarie anche in questi ambienti. Infatti, la presenza di T. pytiocampa è ormai accertata sia nell’Appennino Settentrionale che sulle Alpi, storicamente indenni da questo flagello.
Data la sua pericolosità per le foreste, oltre che ai danni contro persone e animali, la processionaria è oggetto di lotta obbligatoria dal 2007. Inoltre, risulta essere tra gli organismi nocivi prioritari in Europa (Area EPPO), per contenerne i danni potenziali.

Il caratteristico nido di processionaria, facilmente riconoscibile d'inverno.1
Fig. 2: Nido di seta della Processionaria del pino, visibile soprattutto d’inverno.

Come combattere la processionaria

Cosa fare contro la Processionaria del Pino? Innanzitutto, segnalarne la presenza all’Amministrazione comunale, al Servizio Fitosanitario oppure al Servizio Forestale competente per il territorio in questione. Infatti, la pericolosità dei peli urticanti suggerisce di affidare l’eliminazione degli insetti a dei professionisti. A seconda dello stadio vitale del lepidottero, è possibile attuare diverse strategie di lotta.

Per prima cosa, il metodo più semplice (seppur macchinoso) è rimuovere i nidi nella stagione invernale e bruciarli. Attenzione! Le attività di recupero e distruzione dei nidi vanno eseguite indossando un abbigliamento da lavoro adeguato, proteggendo le parti sensibili (mani, bocca, occhi), avendo cura di non entrare mai in contatto con i peli urticanti. In effetti, la peluria della processionaria, potrebbe lasciar tracce anche dopo la combustione. Per cui la prudenza non è mai troppa.

Le processionarie si mettono in "fila", da cui prendono il nome-
Fig.3: Le caratteristiche “processioni” primaverili dei bruchi di processionaria; https://pixabay.com/it/photos/processionaria-peste-pino-bruchi-1214237/]

Strategie alternative di lotta alla processionaria


In alternativa è possibile danneggiare i nidi, forandoli con un proiettile ad aria compressa. Tuttavia, questa tecnica è efficace soltanto se la temperatura ambientale è prossima allo zero, facendo morire assiderate le processionarie all’interno (si consiglia di lasciarne l’esecuzione a personale competente).
Invece, la fuoriuscita primaverile può essere fermata sul nascere, apponendo delle strisce adesive sui tronchi degli alberi ospiti. Infatti, i bruchi usciti dal nido rimarranno invischiati nell’adesivo, senza poter raggiungere il suolo. In alternativa, si possono utilizzare delle trappole per gli adulti, a base di feromoni che li attirano verso i fogli adesivi. In ultimo, tra le ultime soluzioni sviluppate, ci sono dei prodotti endoterapici, cioè che agiscono dall’interno della pianta. Praticando un forellino (profondo 1 cm) ad un metro da terra circa, sarà possibile applicare il prodotto all’interno dell’albero. Così facendo, il fitofarmaco si diffonderà per tutta la pianta, rendendola “velenosa” per la processionaria. Di recente, lo studio di organismi antagonisti del lepidottero, come Akanthomyces muscarius, ha aperto la possibilità di attuare forme di biocontrollo.

Insetti nocivi sempre più frequenti


La processionaria del pino non è l’unico insetto che minaccia le nostre piante, basta pensare al temuto Punteruolo rosso delle Palme, oppure alla Cimice Asiatica che colpisce i frutteti dell’Italia Settentrionale. Purtroppo la globalizzazione dei commerci, l’intensificarsi dei viaggi intercontinentali e i cambiamenti climatici, aumentano il rischio di diffusione di organismi nocivi in ambienti, finora indenni.

Fonti

-Schiff Domenico Bonamonte, Caterina Foti, Michelangelo Vestita, and Gianni Angelini.”Skin Reactions to Pine Processionary Caterpillar Thaumetopoea pityocampa” 2013.

-Amal Saidi, Samira Mebdoua, Dalila Mecelem, Nawal Al-Hoshani, Nouari Sadrati, Fehmi Boufahja, Hamdi Bendif. “Dual biocontrol potential of the entomopathogenic fungus Akanthomyces muscarius against Thaumetopoea pityocampa and plant pathogenic fungi”Saudi Journal of Biological Sciences 30 (2023) 103719.81

-Palmeri, Pulvirenti, Zappalà L. “La processionaria dei pini nei boschi della dorsale appenninica della Calabria”, 2005. Forest@ 2 (4): 345-357. [online] URL: http://www.sisef.it/

-Herve´ Jactel, Luc Barbaro, Andrea Battisti, Alexandre Bosc, Manuela Branco, Eckerhard Brockerhoff, Bastien Castagneyrol, Anne-Maı¨miti Dulaurent, Jose´ A. Ho´dar, Jean-Se´bastien Jacquet, Eduardo Mateus, Maria-Rosa Paiva, Alain Roques, Jean-Charles Samalens, Helena Santos, and Fredrik Schlyter”Insect: Tree Interactions in Thaumetopoea pityocampa”

Fonti per le immagini

Fig. 1: https://pixabay.com/it/photos/processionaria-del-pino-bruco-peste-2032328/

Fig. 2: https://pixabay.com/it/photos/processionaria-del-pino-bruco-peste-2032328/

Fig. 3: https://pixabay.com/it/photos/processionaria-peste-pino-bruchi-1214237/

Fig. 4: https://it.wikipedia.org/wiki/Thaumetopoea_pityocampa#/medi/File:Traumatocampa_pityocampa01.jpg

Foto dell'autore

Orlando Innaurato

Laureato in "Scienze della Produzione e Protezione delle Piante" presso l'Università degli Studi di Milano, in precedenza ho conseguito la laurea triennale in "Scienze e Tecnologie Agrarie" presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore-Piacenza. Pervaso da una curiosità insaziabile e amante della Natura, specialmente del mio nativo Abruzzo.

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