Interazione farmaci e alimenti: quali cibi evitare durante la terapia

Cibi e bevande possono influire sull’assorbimento, metabolismo, biodisponibilità ed escrezione del farmaco. L’interazione con un determinato alimento può rendere un farmaco inefficace, potenziarne la tossicità o un effetto collaterale, creare effetti indesiderati anche gravi. A seconda della terapia prescritta, esistono diverse modalità di assunzione per evitare l’interazione con gli alimenti:

  • assunzione del farmaco a stomaco vuoto: un’ora prima o due ore dopo i pasti,
  • assunzione del farmaco a stomaco pieno: durante o dopo un pasto,
  • esclusione temporanea dalla propria dieta di particolari alimenti o bevande.

Vediamo di seguito le linee guida proposte dall’FDA (Food and Drug Administration) e dall’NCL (Lega Nazionale dei Consumatori).

Interazione dei farmaci durante i pasti

Assunzione a stomaco vuoto

Alcuni farmaci agiscono meglio o peggio, più rapidamente o lentamente se assunti a stomaco vuoto o pieno. Sappiamo che l’assunzione di farmaci a stomaco vuoto o insieme a liquidi accelera il passaggio attraverso lo stomaco. In tal modo si otterrà una più rapida comparsa degli effetti del farmaco dopo la sua assunzione. Infatti, si raccomanda l’assunzione a stomaco vuoto di quei farmaci che devono essere assorbiti velocemente affinché siano in grado di attenuare tempestivamente i sintomi. Si tratta per esempio del caso degli analgesici come il paracetamolo, per contrastare un dolore acuto. L’assunzione a stomaco vuoto viene consigliata anche per alcuni farmaci sedativi ed ipnotici o i bisfosfonati utilizzati dai pazienti affetti da osteoporosi.

Alimenti e assorbimento dei farmaci

Altre volte, invece, si raccomanda l’assunzione dei farmaci a stomaco vuoto perché la presenza di cibo solido può ridurre la quota di farmaco assorbito. Come risultato, si rischia di avere un minore effetto terapeutico del medicinale. Tale fenomeno è accentuato con cibi caldi, viscosi e ricchi di grassi. Un esempio è il caso della digossina o della levotiroxina usata per trattare l’ipotiroidismo. Alimenti ricchi di fibre, infatti, possono ridurre la velocità e la quota di farmaco assorbita dall’organismo. Inoltre, esiste la possibilità che alcune sostanze presenti negli alimenti si leghino ai farmaci impedendone l’assorbimento. E’ quello che accade ad esempio con le tetracicline e i chinoloni chelati dal calcio, dal ferro, dall’alluminio e dal magnesio. Tale interazione fa sì che il farmaco non sia più disponibile per essere assorbito. Questo rischio viene scongiurato se vengono assunti lontano dai pasti.

Rischio di inattivazione dei farmaci

Un ultimo caso, è quello dei farmaci che non risentono dell’interazione con gli alimenti, ma sono sensibili all’acidità gastrica. Si tratta per esempio degli antibiotici appartenenti alla famiglia delle penicilline e dei macrolidi. Se il transito attraverso lo stomaco è rallentato per la presenza del cibo, il farmaco potrebbe inattivarsi. Ciò comporterebbe la riduzione della quantità di farmaco disponibile per svolgere l’attività terapeutica.

Assunzione a stomaco pieno

L’assunzione dei farmaci a stomaco pieno, invece, solitamente si raccomanda per i farmaci gastrolesivi. Infatti, la presenza di cibo nello stomaco è in grado di limitare tale effetto proteggendo lo stomaco dall’irritazone. Un esempio classico è quello degli antinfiammatori non stroidei (FANS): aspirina, ibuprofene, diclofenac. Esistono poi altri farmaci lesivi per la mucosa gastrica, come il litio, usato per i disturbi bipolari, gli anticoagulanti, i chemioterapici e alcuni antidolorifici.

Infine, esistono dei casi in cui è consigliabile l’assunzione del farmaco a stomaco pieno per favorirne l’assorbimento. In particolare, ciò avviene per i farmaci liposolubili: cibi ad elevato contenuto lipidico stimolano le secrezioni biliari favorendo il loro assorbimento. Esempi sono la nitrofurantoina (un farmaco per le infezioni urinarie), la griseofulvina, un antifungino, e lo spironolattone, un diuretico.

Principali interazione tra farmaci e alimenti

Bevande alcoliche e farmaci

Molto spesso, durante le terapie viene fortemente sconsigliato il consumo di bevande alcoliche. Innanzitutto, l’alcol altera le capacità psicomotorie degli individui, provocando sonnolenza e stordimento. Se si segue una terapia, breve o protratta nel tempo, con farmaci ad effetto sedativo, la loro capacità viene potenziata dall’alcol. Dunque, è da evitare l’assunzione di alcol mentre si prendono farmaci ansiolitici, antidepressivi, antistaminici ed analgesici.

D’altra parte, l’assunzione di bevande alcoliche mentre si segue una terapia con paracetamolo o statine, impiegate nelle iperlipidemie, aumenta il rischio di tossicità epatica. Innanzitutto, sia i farmaci in generale che l’etanolo vengono metabolizzati nel fegato. Se si assume alcol e farmaci insieme, si sovraccarica il fegato e si possono provocare danni seri per la salute. Inoltre, il fatto che entrambi vengano metabolizzati a livello epatico, fa sì che l’alcol riduca l’efficacia terapeutica del farmaco. Ciò si verifica soprattutto in chi consuma regolarmente bevande alcoliche. Infatti, l’alcol induce un aumento degli enzimi epatici, i quali dunque metabolizzeranno più rapidamente i farmaci. Lo smaltimento rapido dei farmaci fa sì che il loro effetto terapeutico sia minore di quello atteso.

In ogni caso, l’assunzione simultanea di etanolo e farmaci è pericolosa, per cui bisogna sempre evitare bevande alcoliche mentre si segue una terapia.

le bevande alcoliche vanno spesso evitate durante le terapie farmacologiche
Figura 1: le bevande alcoliche vanno spesso evitate durante le terapie farmacologiche [Fonte: Beverfood].

Caffeina e farmaci

Sebbene sia meno pericolosa dell’alcol, anche la caffeina è in grado di potenziare gli effetti collaterali o alterare il funzionamento di certi farmaci. Ricordiamo che la caffeina non è presente solo nel caffè, ma anche in altri prodotti come , cioccolato, coca cola, energy drinks, integratori alimentari. Oltre al noto effetto stimolante, la caffeina va ad agire sull’apparato cardiovascolare, gastroenterico, muscolatura scheletrica e sui neurotrasmettitori. E’ bene sapere, dunque, che non va mai associata la caffeina a una terapia antibiotica della classe dei chinoloni. Infatti, possiedono principi attivi che bloccano il metabolismo della caffeina. Il risultato sarebbe quello di un accumulo di caffeina nell’organismo che provoca effetti di sovradosaggio: ansia, nausea e addirittura convulsioni.

Innanzitutto, la caffeina contrasta l’azione dei farmaci per l’insonnia, antagonizzandone gli effetti sedativi e aumentando le difficoltà di addormentamento. Riduce anche l’effetto dei farmaci usati per trattare l’incontinenza urinaria, a causa del suo effetto lassativo. Inoltre, nei soggetti in terapia con broncodilatatori, la caffeina può provocare eccitabilità, tachicardia, tremori e nervosismo. La caffeina aumenta anche il rischio di effetti collaterali di alcuni farmaci usati in psichiatria, come l’antipsicotico clozapina, e riduce i livelli plasmatici di litio. Nei soggetti in cura con anticoagulanti, invece, l’azione antiaggregante della caffeina aumenta il rischio di sanguinamenti. E’ nota anche l’interazione tra la caffeina e gli inibitori delle monoamino ossidasi (MAO). Come risultato, si ha un aumento della stimolazione del sistema nervoso simpatico e possono nascere aritmie cardiache o grave ipertensione. Infine, l’assunzione di caffeina insieme ai FANS fa sì che si amplifichino gli effetti gastrolesivi.

alimenti contenenti caffeina, come cioccolato, caffè e tè possono avere interazioni con i farmaci
Figura 2: alimenti contenenti caffeina, come cioccolato, caffè e tè possono avere interazioni con i farmaci [Fonte: Scienze Notizie].

Latte e farmaci

Il consumo di latte e latticini interferisce con l’assorbimento intestinale di alcuni antibiotici, limitandone l’efficacia. In particolare, è da evitare l’associazione tra latte e tetracicline. Questi antibiotici, infatti, hanno un alto potere chelante per calcio, ferro e magnesio, inclusi quelli presenti nei denti e nelle ossa. Di fatto, l’assunzione di questi antibiotici insieme a latte e derivati durante la gravidanza o l’infanzia, può generare malformazioni ossee e ingiallimento dei denti.

Il consumo di latte, invece, è consigliato per chi utilizza FANS e antipsicotici a base di litio. In questo caso l’associazione è positiva poiché riduce la frequenza di disturbi gastrici. Per contro, il latte di soia può causare una riduzione dell’efficacia degli anticoagulanti, con conseguente aumento del rischio di trombosi.

il consumo di latte e latticini andrebbe evitato durante l'assunzione di alcuni farmaci, per esempio le tetracicline
Figura 3: il consumo di latte e latticini andrebbe evitato durante l’assunzione di alcuni farmaci, per esempio le tetracicline [Fonte: StarBene].

Alimenti che interagiscono con la pillola anticoncezionale

Esistono alcune sostanze che contengono principi attivi in grado di vanificare l’effetto di contraccettivi come la pillola. La prima sostanza da assumere con attenzione è la bergamottina, contenuta nel pompelmo e nel bergamotto. Si tratta di un inibitore competitivo che rende meno disponibile il citocromo epatico per le altre molecole, inclusi i farmaci. In questo modo il farmaco non viene metabolizzato e non esprime il suo effetto. Il rischio non è tanto legato al manifestarsi di una gravidanza indesiderata, poiché sarebbe necessario mangiarne una quantità esagerata per produrre questo effetto. Piuttosto, il pompelmo influenza il metabolismo degli estrogeni e può accentuare la probabilità di coaguli nel sangue e il malessere di tensione al seno.

Inoltre, occorre prestare attenzione alle tisane disintossicanti: alcuni ingredienti possono avere un effetto lassativo. È noto infatti che la diarrea elimina i farmaci che sono in corso di assunzione, pillola compresa. Ricordiamo infine di fare attenzione agli integratori a base di erbe, primo tra tutti l’iperico o Erba di San Giovanni. Si tratta di un rimedio omeopatico usato per curare l’ansia e la depressione. Infatti, l’iperico contiene sostanze in grado di ridurre la concentrazione ematica di etinilestradiolo, diminuendo quindi l’azione contraccettiva del farmaco. L’affievolimento dell’effetto contraccettivo si verifica anche in seguito dell’assunzione di carbone attivo. In questo caso, però, l’effetto è dovuto all’alto potere assorbente del carbone vegetale.

il bergamotto contiene la bergamottina che può causare interazione con determinati farmaci, tra cui la pillola anticoncezionale
Figura 4: il bergamotto contiene la bergamottina che può causare interazione con determinati farmaci, tra cui la pillola anticoncezionale [Fonte: Portale del verde].

Conclusioni sull’interazione farmaci e alimenti

In conclusione, chi assume un medicinale dovrebbe seguire attentamente le avvertenze contenute nel foglio illustrativo e le raccomandazioni del medico prescrittore. Per qualsiasi dubbio, rivolgersi al medico e/o al farmacista.

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Alessandra Corso

Dottoressa in biologia molecolare e applicata

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