Alice Catherine Evans, la battaglia di una scienziata per un latte più sicuro

Alice Catherine Evans è stata una famosa microbiologa americana. Studiò la microbiologia del latte e dimostrò che il Bacillus abortus (oggi chiamato Brucella abortus) era responsabile della brucellosi sia nei bovini sia nell’uomo.

Ponendo in evidenza la necessità di pastorizzare il latte, il suo contributo fu fondamentale per risolvere un importante problema di sanità pubblica.

L’interesse per le scienze biologiche e la svolta professionale

Alice Catherine Evans nacque a Neath, in Pennsylvania, Stati Uniti, nel 1881, da una famiglia di origine gallese dedita all’agricoltura e proprietaria di una fattoria.

Dopo essersi diplomata, iniziò la sua esperienza lavorativa come insegnante delle scuole elementari. L’insegnamento infatti era una delle poche opportunità lavorative offerte alle donne in quel periodo storico e la mancanza di risorse finanziarie le impedì di frequentare l’università.

Poi la sua vita cambiò quando, all’età di ventiquattro anni, si iscrisse ad un corso per insegnanti alla Cornell University, usando i propri risparmi per sostenere le spese. Durante quegli anni di permanenza nell’ambiente accademico sviluppò un profondo interesse per le scienze biologiche, come si evince dalle sue memorie:

“Volevo continuare lo studio della scienza – qualsiasi settore delle scienze biologiche mi avrebbe soddisfatto”.

Grazie ad una borsa di studio, riuscì a proseguire. Si laureò con una specializzazione in batteriologia nel 1909. L’anno successivo, presso il College of Agriculture della University of Wisconsin, Alice Catherine Evans conseguì anche un M.S. degree in batteriologia, grazie ad una nuova borsa di studio che prima di allora non era mai stata concessa ad una donna.

A quel punto, il professor Elmer V. McCollum, suo insegnante di chimica e scopritore della vitamina A nel 1913, tentò di incoraggiarla a continuare gli studi per conseguire anche un Ph.D. degree.

Nel frattempo la Dairy Division del Bureau of Animal Industry, U.S. Department of Agriculture (USDA) stava ampliando il proprio staff di ricerca ed aveva aperto nuove posizioni lavorative per microbiologi. La giovane scienziata si trovava a dovere prendere una decisione fondamentale per il suo futuro professionale.

Le ricerche sul latte crudo

Alice Catherine Evans rifiutò la proposta del professore e iniziò così a lavorare come batteriologa nei laboratori di Madison, Wisconsin, all’interno di un team che stava indagando nuovi metodi per migliorare il sapore del formaggio cheddar.

Tre anni dopo, Alice Catherine Evans venne trasferita nei nuovi laboratori della Dairy Division dell’USDA a Washington.

Alice Catherine Evans
Figura 1 – Alice C. Evans. Standing in a laboratory, right profile. Fonte: National Library of Medicine. Digital Collections. Image from the History of Medicine (IHM).

Le fu subito affidato un nuovo progetto di ricerca: lo studio delle modalità di contaminazione batterica del latte crudo e la caratterizzazione dei microrganismi in esso isolati. La teoria sostenuta in quel periodo era che il latte appena munto fosse particolarmente nutriente e quindi la sua consumazione immediata non costituisse problemi per la salute umana.

Tuttavia Alice Catherine Evans trovò le prove del contrario. Una particolare specie batterica richiamò immediatamente la sua attenzione, un microrganismo responsabile dell’aborto nei bovini, allora denominato Bacillus abortus.

Dopo aver effettuato prove colturali ed esperimenti su animali da laboratorio, la scienziata dimostrò che il B. abortus era strettamente correlato al Micrococcus melitensis, responsabile invece della febbre ondulante nell’uomo, o febbre maltese. Fino ad allora i batteriologi avevano considerato i due microrganismi, e le malattie di cui erano agenti causali, come entità completamente differenti.

La ricercatrice presentò i suoi risultati nel 1917 al meeting della Society of American Bacteriologists, pubblicati l’anno successivo sul Journal of Infectious Diseases. Alice Catherine Evans avanzò l’ipotesi che la somiglianza morfologica dei due batteri potesse significare che, se presente nel latte crudo, il microrganismo bovino potesse causare la malattia nell’uomo.

La brucellosi e la pastorizzazione del latte

Tuttavia la sua teoria venne accolta con scetticismo, suscitò proteste da parte di medici e veterinari. Anche gli esponenti del settore lattiero-caseario si opposero, in quanto contrari a sostenere costi aggiuntivi derivanti dalla pastorizzazione del latte.

Inoltre, alla scienziata veniva contestato che se i due microrganismi fossero stati veramente simili, questo fatto sarebbe stato notato anche da altri ricercatori, già in precedenza.

Venne derisa per aver sostenuto che un batterio potesse essere in grado di provocare la malattia sia nell’uomo sia nell’animale. Infine, il fatto che Alice fosse una donna, in quel momento sconosciuta nell’ambiente scientifico, e senza un Ph.D. degree minava ulteriormente la sua credibilità.

Alice Catherine Evans
Figura 2 – Alice Evans working in her lab. Interior view of laboratory: half-length view of Alice Evans as she transfers a substance between tubes using a pipette. Fonte: National Library of Medicine. Digital Collections. Image from the History of Medicine (IHM).

Ma la scienziata perseverò nelle sue ricerche, nonostante l’ostilità che la circondava e, negli anni successivi, le sue osservazioni vennero confermate in diversi laboratori di microbiologia in tutto il mondo.

Un nuovo genere batterico, Brucella, fu introdotto per includere entrambi i microrganismi in precedenza denominati B. abortus e M. melitensis, e il termine brucellosi iniziò ad essere usato per descrivere la malattia causata dall’infezione di questi batteri.

Il lavoro di Alice Catherine Evans ebbe un ruolo fondamentale nel riconoscimento della brucellosi come significativo problema di sanità pubblica.

Le sue ricerche portarono nel 1930 all’introduzione della pastorizzazione del latte negli Stati Uniti e, grazie alle sue scoperte, l’incidenza della brucellosi si ridusse significativamente negli anni successivi.

Alice Catherine Evans: una scienziata instancabile

Nel 1918, desiderosa di aiutare il suo Paese nel corso del primo conflitto mondiale, Alice Catherine Evans offrì il suo servizio al National Institutes of Health. Fu una delle prime donne ad essere inclusa nello staff di laboratorio e, come batteriologa, partecipò alle ricerche sul virus dell’influenza e contribuì al miglioramento del siero per il trattamento della meningite epidemica.

Al National Institutes of Health continuò anche i suoi studi sulla brucellosi e sfortunatamente nel 1922 contrasse la malattia lei stessa. Per i venti anni successivi la sua salute fu compromessa, alternando periodi di malattia a parziali guarigioni.

Dal momento che la brucellosi cronica non era conosciuta in quel periodo, la scienziata dovette anche far fronte alle accuse di soffrire di una malattia immaginaria. Soltanto quando si sottopose ad un intervento chirurgico nel 1928, i medici isolarono dal materiale istopatologico delle lesioni la Brucella, confermando così la diagnosi. Le sue stesse ricerche aiutarono a migliorare la comprensione della forma cronica della malattia.

Nel 1928, in riconoscimento del suo successo, la Society of American Bacteriologists elesse presidente Alice Catherine Evans, rendendola la prima donna a ricoprire tale carica.

In seguito, rivolse la sua attenzione allo streptococco emolitico, su cui concentrò la sua instancabile ricerca fino al suo ritiro nel 1945.

Negli anni successivi intervenne in numerose conferenze, sostenendo e incoraggiando le donne ad intraprendere una carriera nel campo delle scienze.

Morì nella sua casa di Alexandria, Virginia, nel 1975, all’età di 94 anni.

Brinda ad Alice Catherine Evans!

Al termine della sua vita, Alice Catherine Evans si era guadagnata un enorme rispetto per le sue ricerche, come donna e come scienziata. Anche a prezzo di dure critiche. Anche a costo della sua stessa salute.

Aveva minimizzato ogni avversità incontrata nella propria vita, con costanza e perseveranza, come si può leggere nelle sue memorie:

“La rotta che era aperta per la navigazione della mia nave era nel complesso gratificante. Il percorso a volte è stato difficile, ma c’erano tratti di navigazione libera”.

La prossima volta che verserai del latte nel tuo bicchiere, brinda ad Alice Catherine Evans!

Fonti

Crediti immagini

Figura 1 – Alice C. Evans. Standing in a laboratory, right profile. Fonte: National Library of Medicine. Digital Collections. Image from the History of Medicine (IHM).

Figura in evidenza e Figura 2 – Alice Evans working in her lab. Interior view of laboratory: half-length view of Alice Evans as she transfers a substance between tubes using a pipette. Fonte: National Library of Medicine. Digital Collections. Image from the History of Medicine (IHM).

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Francesco M. Labricciosa

Sono laureato in Medicina e Chirurgia, specialista in Igiene e Medicina Preventiva. Dal 2016 partecipo ai progetti di ricerca promossi dalla Global Alliance for Infections in Surgery e come medical writer collaboro con diverse agenzie di comunicazione scientifica del settore healthcare. Per Microbiologia Italia scrivo articoli e conduco interviste nell'ambito delle mie principali aree di interesse: non solo antimicrobial resistance e uso dei farmaci antimicrobici, ma anche storia della microbiologia. linkedin.com/in/francescomarialabricciosa/

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