Amigdala: l’azionista di maggioranza delle nostre emozioni; Istruzioni per l’uso

Che cosa è l’amigdala?

Perché reagiamo con un sobbalzo davanti ad un pericolo improvviso? Cosa accade quando perdiamo il controllo e la rabbia ci invade? Perché spesso proviamo paura e disagio parlando in pubblico?
Queste e molte altre reazioni emotive sono in gran parte regolate dall’amigdala, la principale responsabile dell’ansia, delle paure e delle emozioni nella nostra mente.

L’amigdala è una piccolissima ghiandola cerebrale a forma di mandorla situata nella parte interna del lobo temporale. È costituita da complesse strutture di comunicazione, ognuna delle quali svolge funzioni specifiche. Questa struttura ha numerose connessioni con diverse parti della corteccia cerebrale e del tronco encefalico. Sebbene si parli dell’amigdala al singolare, abbiamo due amigdale, una per ogni emisfero.

Insieme all’ippocampo e all’ipotalamo, forma il cervello emotivo (o sistema limbico), che regola le risposte fisiologiche a determinati stimoli esterni. L’amigdala, in particolare, ha il compito di reagire rapidamente a una situazione improvvisa con una risposta di fuga o attacco. È comunemente associata all’elaborazione della paura, ma il suo ruolo, come vedremo, è molto più complesso e influisce notevolmente sul nostro benessere emotivo.

Come funziona e quando si attiva?

In origine, l’amigdala aveva un ruolo fondamentale per l’uomo preistorico. Alla presenza improvvisa di un predatore, la mandorla, attivandosi istantaneamente, permetteva all’uomo di muoversi con qualche decimo di secondo di anticipo. Questi preziosi istanti probabilmente contribuivano a salvargli la vita.
L’amigdala quindi, funziona come un efficiente comunicatore; interpretando gli stimoli esterni, come immagini e suoni, ma anche odori (basti pensare alla sensazione di pericolo percepita quando sentiamo un forte odore di gas), ne valuta il potenziale pericolo e trasmette continuamente informazioni tra lobo prefrontale, temporale e ipotalamo.
Queste strutture assegnano emozioni agli stimoli ambientali, innescando la risposta di fuga o combattimento e provocando il rilascio di ormoni dello stress responsabili dei cambiamenti fisiologici associati a paura, panico e ansia, rabbia, ecc..

Questa elaborazione interna è così fluida che gli ormoni vengono rilasciati ben prima che i centri visivi del cervello completino l’elaborazione della potenziale minaccia; questo può farci rispondere improvvisamente a un pericolo reale, come un’auto in arrivo.
Tuttavia, l’amigdala può reagire eccessivamente, a minacce sottili, come un timer o un telefono che squilla, come se fossero pericoli di vita. Questo fenomeno è noto come dirottamento dell’amigdala (o Amygdala hijack) ed è spesso influenzato dal nostro stato d’animo. In uno stato di tensione e nervosismo, un semplice rumore può far sobbalzare chi lo ascolta, contrariamente chi si trova in uno stato di calma lo analizzerà con pacatezza.

In altre parole: l’amigdala rileva la possibile minaccia e dà ordine all’ipotalamo di comunicare con il sistema nervoso autonomo, dando origine al rilascio istantaneo, ed a volte totalmente ingiustificato, degli ormoni dello stress generando rabbia, paura ed ansia. Nel frattempo il nostro cervello è all’oscuro di tutto non avendo ancora neanche elaborato l’immagine.

Come orchestra i nostri ricordi

Da tempo è noto che i nuclei amigdalinici rivestono un ruolo fondamentale nel supportare la memoria emotiva. Immaginiamo di essere stati morsi da un cane in passato: l’amigdala, oltre ad innescare la consueta risposta di attacco o fuga, memorizzerà ed in un certo senso registrerà l’evento associandolo a una situazione di pericolo e paura. In futuro, se dovessimo incontrare un cane sciolto, l’amigdala potrebbe riattivarsi, replicando quella stessa risposta di pericolo sperimentata in passato. Ciò può condurre anche alla formazione di fobie o del GAD (disturbo d’ansia generalizzato), caratterizzato da un senso di paura legato al verificarsi di determinate situazioni.
Come afferma il neurochirurgo americano Jon T. Willie:

“Se vivi un’esperienza emotiva, l’amigdala sembra etichettare quel ricordo in modo tale da farlo emergere più facilmente”, ed aggiunge: “Le cose associate a forti emozioni, sia positive che negative, sono quelle che permettono a una specie non solo di sopravvivere, ma anche di prosperare nel proprio ambiente”.

Gli effetti dell’eccitazione emotiva sulla memoria, tuttavia, spaziano oltre il semplice apprendimento associativo. Quando viviamo esperienze emotivamente intense, il nostro ricordo comprende spesso dettagli spazio-temporali: il luogo, il tempo, le sensazioni fisiche e le associazioni tra stimoli e risposte.
Questi dettagli sonoro-visivi arricchiscono pesantemente la nostra memoria ed influenzano anche altre regioni del cervello. L’attivazione dell’amigdala migliora così il processo di consolidamento della memoria stessa, facilitandone l’incapsulamento nelle aree cerebrali deputate al ricordo.
Studi su roditori ed umani hanno dimostrato come le emozioni possano infatti impregnare la memoria, fornendo molte informazioni sui meccanismi neurali coinvolti.

L’amigdala svelata: come questa piccola ghiandola influenza le nostre vite

Amigdala
Figura 1- Conversazione ipotetica tra una persona e la sua Amigdala

Come detto, l’amigdala si attiva per agire immediatamente, portandoci in una condizione di attacco o fuga. Ma se, a causa di una amigdala ipersensibile (o dirottata), ci trovassimo troppo spesso in questa condizione?
La cosa diventerebbe estremamente tossica e dannosa per il nostro benessere. Come osservato, viene prodotto cortisone, ossia l’ormone dello stress, ed alla lunga questa situazione crea ansia e depressione degenerando in un comportamento automatico che diventa pian piano parte della nostra personalità.
Avendo memoria l’amigdala può anche generare nuove connessioni cerebrali che possono portare alla formazione di schemi comportamentali negativi ed alla sensibilizzazione degli stimoli emotivi. Ciò significa che anche in situazioni inizialmente non percepite come minacciose possono diventare fonte di ansia e paura poiché l’amigdala ha imparato a rispondere in modo esasperato a determinati stimoli. Questo processo di apprendimento e consolidamento delle connessioni cerebrali può avvenire anche in risposta a traumi psicologici, come abusi od eventi traumatici, e può portare alla formazione di disturbi da stress post-trauma (PTSD)

Inoltre, non essendo solo coinvolta nella regolazione delle emozioni negative, ma anche in quelle positive, come la felicità e la gratificazione, quando “la mandorla” è iperattiva o disfunzionale, può influire anche sulla capacità di provare emozioni positive e di godere della vita e nello sviluppare risposte e comportamenti razionali in determinate circostanze.

Cosa accade al nostro corpo durante un dirottamento dell’amigdala?

  • Mentre ondeggiamo tra la risposta di fuga o attacco, il corpo devia gran parte del sangue nei muscoli e negli organi, aumentando drasticamente la frequenza cardiaca. Il flusso sanguigno si intensifica per preparare il corpo ad affrontare un pericolo.
  • Durante un dirottamento dell’amigdala tutto diventa più incerto; il cervello razionale, anche se spesso per pochi istanti, perde il controllo, di conseguenza diventa impossibile pensare ed agire in modo lucido.
  • Quando l’amigdala prende il controllo è il cervello emotivo ad assumere il comando; questo può portare a reazioni eccessive come scoppi d’ira. Le emozioni primitive prendono il sopravvento, guidando le nostre azioni.
    Ci accorgeremo, una volta terminato lo stato di allerta, di quanto la nostra risposta sia stata sproporzionata rispetto alla situazione.

La nostra sicurezza dipende in gran parte da questa vigilanza continua, ma le false allerte possono minacciare un equilibrio fragile. Il pericolo può dissolversi, ma ansia e rabbia si radicano senza una causa evidente, creando un paradosso che ci protegge e tradisce allo stesso tempo.

Amigdala iperattiva: Come gestirla

Amigdala-meditazione
Figura 2- Meditare è un ottima pratica per combattere un’amigdala ipersensibile

Molte persone ricorrono a farmaci per sedare l’iperattività dell’amigdala;
Tra questi, uno dei più utilizzati è l’olio di CBD che può aiutare a ridurre l’iperreattività dell’amigdala regolandone la risposta emotiva. Ciò potrebbe essere dovuto alla capacità del CBD di agire come un potente ansiolitico naturale, di attenuare l’infiammazione ed il danno cellulare associati allo stress cronico e di interagire con i recettori responsabili della serotonina nel cervello.
Sebbene siano ancora necessari ulteriori studi clinici e restino molte domande aperte, i dati sull’uso del CBD in neuropsichiatria sembrano molto promettenti.

Il percorso più costruttivo sembra tuttavia essere quello di un miglioramento personale basato sull’auto osservazione;
Provare a far amicizia con l’amigdala, accoglierne le reazioni, essere presenti e consapevoli, osservando cosa accade nella nostra mente. Si impedisce così al cervello emotivo di prendere il controllo.
In ciò la meditazione sembra avere ottimi effetti; Può portare chi la pratica a saper osservare con calma e distacco tutto quello che accade nella mente, senza identificarsi con alcuna emozione.

Durante un episodio di dirottamento dell’amigdala, si può provare a mettere in pratica queste semplici tecniche:

  • Elencare i cambiamenti percepiti nel corpo come sudorazione, oppressione toracica, respiro affannoso…
  • Le sostanze chimiche rilasciate dall’amigdala si dissipano in 6 secondi; ed è proprio in quei 6 secondi che si gioca la partita:
    Riuscire ad osservare cosa sta accadendo Vs lasciare che l’amigdala prenda il controllo e scateni una reazione inutile ed eccessiva.
  • Osservare e rallenta il respiro; ciò attiverà il sistema nervoso simpatico, consentendo di mantenere calma e lucidità anche nei momenti di forte stress.

Ad ogni modo, un disturbo di amigdala ipersensibile dovrebbe essere trattato da un medico in quanto, come abbiamo visto, se lasciato irrisolto può avere conseguenze psicologiche e cognitive significative.

Fonti:

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Luca Dinatale

Luca Dinatale; scrittore, narratore, sognatore.

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