Caratteristiche
I virus dell’immunodeficienza umana (HIV, “Human Immunodeficiency Virus”) sono due specie di Lentivirus (un sottotipo di retrovirus) che causano un’infezione che, se non trattata, provoca la sindrome da immunodeficenza acquisita (AIDS).
La caratteristica dell’HIV, come altri virus, è la capacità di accedere nelle cellule dell’organismo e di depositare nel loro nucleo materiale genetico in grado di alterarne il funzionamento.
L’HIV si trasmette attraverso i fluidi corporei (sangue, liquido seminale, fluidi vaginali, liquido precoitale o latte materno). La modalità più comune di trasmissione è rappresentata dai rapporti sessuali non protetti. Altre vie di trasmissione sono le trasfusioni di sangue, l’utilizzo di uno stesso ago per l’uso di sostanze stupefacenti in più individui per via endovenosa e la trasmissione da madre a figlio durante la gravidanza.
L’HIV infetta le cellule del sistema immunitario distruggendole o rendendole inefficaci, portando alla deteriorazione del sistema immunitario.
Filogenesi
Alcuni studi di microbiologia, tra cui il “Los Alamos National Laboratory”, hanno confrontato dati filogenetici sulla sequenza progenitrice del gruppo HIV-1 (HIV-1 Gruppo M), epilogando che l’inizio dell’HIV-1 nell’uomo è avvenuto nella prima metà del XX secolo.
Nel 1931 sono state individuate le prime descrizioni del sintomi della sindrome da immunodeficienza, anche se all’epoca non si conosceva ancora tale sindrome e non si poteva classificare.
Nel 2014, uno studio diretto da Oliver G. Pybus, dell’Università di Oxford, e da Philippe Lemey, dell’Università di Lovanio, ha stabilito che la prima infezione potrebbe essere avvenuta nel 1920 circa, dove un cacciatore in viaggio verso Léopoldville (l’attuale Kinshasa) sarebbe stato infettato, probabilmente durante una battuta di caccia, da uno scimpanzé portatore del ceppo di SIV (simian immunodeficiency virus).
Morfologia strutturale
L’HIV morfologicamente è formato da tre parti:
- envelope: rivestimento esterno, composto da una membrana lipidica e da ‘proiezioni’ proteiche, costituite da due glicoproteine denominate gp120 (forma la parte esterna) e gp41 (forma la base);
- matrice: conferisce la stabilità strutturale della particella virale. È lo strato proteico dentro l’envelope, e circonda la parte centrale del virus;
- core: circondato dalla matrice, il core racchiude le parti vitali del virus.
Il genoma dell’HIV è composto da due filamenti di RNA a polarità positiva. Sono presenti 3 geni principali codificanti per le proteine virioniche (5’-gag-pol-env-3’) e vari geni addizionali vif, vpr, vpu, tat, rev, nef, che regolano la sintesi e il processamento dell’RNA. Alle estremità del genoma, infine, vi sono le LTR, formate da una regione U3(450 basi), dalla sequenza R (100 basi) e dalla regione U5(70 basi).
A livello chimico-fisoco i virioni sono sensibili a calore, detergenti e formaldeide e sono resistenti alle radiazioni.
Patogenesi
La probabilità che dopo l’ingresso del Virus, all’interno dell’organismo, l’infezione si stabilisca dipende dalla carica infettante, cioè il numero di particelle virali penetrate (più la carica virale è alta maggiore è il rischio di infezione), ed il numero di cellule recettive (cioè suscettibili di essere infettate) presenti nella sede di ingresso del virus.
L’HIV infetta le cellule che presentano sulla loro superficie il recettore CD4; diversi tipi di cellule dell’organismo umano contengono questo recettore, tuttavia il bersaglio principale del virus è rappresentato dal linfocita T Helper (o linfocita CD4+). L’HIV, inoltre, per poter penetrare in una cellula, oltre al recettore CD4 necessita anche della presenza di altre strutture sulla superficie cellulare, denominate corecettori, il principale dei quali è denominato CCR5.
Metodi di identificazione
Per l’identificazione dell’infezione dell’HIV sono disponibili diverse metodiche, basate sulla identificazione degli Anticorpi prodotti dal sistema immunitario contro l’HIV (metodiche sierologiche) oppure sulla ricerca di antigeni e molecole del virus stesso (metodiche virologiche).
Per diagnosticare tale infezione ci si avvale di alcuni test:
Test ELISA: tecnica di dosaggio immuno-assorbente legato a un enzima (in inglese Enzyme-Linked Immuno Assay), utilizzato in immunologia per la rilevazione della presenza di proteine, anticorpi o antigeni nel campione.
Test Western-Blot: rileva la presenza di anticorpi diretti contro le maggiori proteine virali: il test è positivo quando sono presenti almeno 2 degli anticorpi principali; se il test risulta dubbio va ripetuto dopo alcuni mesi.
Terapia
Le terapie in atto per l’HIV vengono eseguite attraverso un controllo del virus con la combinazione di diversi farmaci, che vanno a ridurre la carica virale, bloccano la replicazione del virus e contenendo la distruzione del sistema immunitario.
Esistono diverse classi di farmaci antiretrovirali: una classe inibisce l’entrata di HIV, e le altre inibiscono uno dei tre enzimi di cui il virus ha bisogno per replicare all’interno della cellula umana. Inoltre, altre classi bloccano la trascrittasi inversa, arrestando la sua attività DNA polimerasica RNA-dipendente e DNA-dipendente.
Un obiettivo del trattamento è la riduzione della carica virale nel plasma. Inoltre, la profilassi e l’immunizzazione sono molto importanti per le persone affette da HIV perché le aiutano a proteggersi da ulteriori infezioni.