Il demone dell’LSD è già in noi

Alterazioni delle sensazioni corporee provocate da LSD
Figura 1: Alterazioni delle sensazioni corporee provocate da LSD [Fonte healthline]

Ad Halloween storie di eventi allucinogeni, soprannaturali, crimini sanguinari, mostri e vampiri risorgono dall’oscurità per spaventarci con testimonianze tenebrose. Ma il mostro terrificante è in noi, “l’Abisso” di Nietzsche, che rappresenta quello che ci blocca dal raggiungere quello che desideriamo, è la materializzazione delle nostre paure. Ci fissa quando noi lo fissiamo ed è specchio delle nostre emozioni.
Questi estratti raccontano esperienze di introspezione psicologica, tratte dal libro di Albert Hofmann, “LSD. Il mio bambino difficile. Riflessioni su droghe sacre, misticismo e scienza“.
Oggi diremmo di queste pratiche condotte con un certo metodo “scientifico”, psiconautica. Dal greco ψυχή (psyché=anima/spirito/mente) e ναύτης (nàutes=marinaio/navigatore), cioè la “navigazione dell’anima”.

Vasilij Kandinskij, Una gita in barca, 1910; olio su tela, 97,5 x 106,5 cm; Mosca, Galleria Tret’jakov
Figura 2: Vasilij Kandinskij, Una gita in barca, 1910; olio su tela, 97,5 x 106,5 cm; [Fonte Mosca, Galleria Tret’jakov]

La psiconautica è definita come la ricerca e l’utilizzo sistematico degli stati di coscienza olotropici, a fini di guarigione, auto-esplorazione, ricerca spirituale, filosofica e scientifica, e per attività rituali e artistiche.
Facendo un uso “consapevole” di droghe sintetiche o naturali, lo psiconauta descrive e spiega gli effetti soggettivi degli stati alterati della coscienza dell’uomo. Attraverso questo paradigma di ricerca, l’individuo si immerge volontariamente in questi stati psicofisici alterati al fine di esplorare le potenzialità immaginative della psiche, la natura dell’esistenza e dell’esperienze umane.

Considerazioni del Prof. Hofmann

I racconti che seguono sono stati scelti per evidenziare il carattere eterogeneo dell’inebriamento psichedelico. Decisiva per la loro selezione è stata anche la natura della motivazione che ha sollecitato gli sperimentatori. Sono racconti di persone che hanno preso l’LSD non tanto per curiosità o per provare una sofisticata droga voluttuosa, ma soprattutto per ricercare le possibilità di accesso alla più ampia dimensione interna ed esterna dell’esistenza. Persone che hanno tentato, con l’aiuto di questa chiave chimica, di aprire nuove “porte della percezione” (William Blake); oppure, rimanendo nell’espressione usata da Rudolf Gelpke, che hanno utilizzato l’LSD per sopravanzare la forza di gravità dello spazio e del tempo e arrivare così alla visione e alla conoscenza dell’universo dell’anima. I primi due racconti provengono dalla raccolta curata da Rudolf Gelpke su Antaios.

Albert Hofmann, LSD. Il mio bambino difficile. Riflessioni su droghe sacre, misticismo e scienza

La Danza delle Anime nel vento

(0,075 mg di LSD, 23 giugno 1961, ore 13:00)

  • […]
  • Non avevo la benché minima sensazione di essere inebriato. Quella che stavo vivendo era piuttosto una graduale estinzione mentale. Non voglio dire che fosse spaventosa, ma posso immaginare che la medesima cosa accada durante la transizione verso certi disturbi psichici – naturalmente in un intervallo temporale più esteso. Fin quando il ricordo della trascorsa esistenza individuale nel mondo degli umani rimane ancora presente, l’individuo disconnesso è in grado (fino a un certo punto) di trovare la propria via nel mondo: quando però la memoria si offusca e poi alla fine muore, egli perde completamente questa capacità.
  • Entrai nella mia stanza, di lì a poco il «torpore vitreo» scomparve. Mi sedetti con lo sguardo puntato verso la finestra; d’improvviso mi sentii portar via: i battenti della finestra erano spalancati, ma le tende di stoffa trasparente erano tuttora accostate; un venticello si dilettava a giocare con questi veli e con le sagome delle piante e dei viticci fogliosi appoggiati sul davanzale, ombre che la luce del sole proiettava sulle tende, il cui respiro veniva incessantemente sollecitato dalla brezza. Lo spettacolo mi rapì totalmente. «Sprofondai» in esso, vidi solamente questo leggero e ininterrotto fluttuare e oscillare della sagoma delle piante al sole e nel vento. Sapevo «cosa» era, ma volevo il nome, la formula, la «parola magica» che conoscevo – e la ebbi subito: La Danza dei Morti, La Danza delle Anime…
  • Era quello che il vento e la luce mi stavano mostrando sulla tela trasparente. Tutto questo era spaventoso? Avevo paura? Forse – all’inizio. Ma poi una grande serenità si introdusse in me, e udii la musica del silenzio, e anche la mia anima danzò con le ombre redente al sibilo del vento. Sì, capisco: questa è la tenda, e la tenda stessa. È il segreto, «l’essenza» che essa nasconde. Perché, allora, lacerarla? Chi lo fa lacera solo se stesso. Perché «là dietro», dietro la tenda, non c’è «nulla»…

Una piovra dal profondo
(0,150 mg di LSD, 15 aprile 1961, ore 9:15)

  • Inizio degli effetti dopo circa 30 minuti, accompagnati da una forte agitazione interiore, tremito alle mani, brividi su tutta la pelle e un sapore metallico nel palato.
  • ore 10:00. La stanza si trasforma in onde fosforescenti che dai piedi, attraversano tutto il mio corpo. La pelle – e soprattutto le dita dei piedi – sembra caricata elettricamente; una costante e crescente eccitazione ostacola qualsiasi riflessione cristallina…
  • ore 10:20. Mi mancano le parole per descrivere la condizione che sto vivendo. È come se un «altro», un estraneo, prenda possesso di me pezzo per pezzo. Ho enormi difficoltà a scrivere («inibito» o «disinibito»? – Non lo so!).
  • Questo inquietante processo di estraniazione progressiva mi provocò un senso di impotenza; stavo consegnando me stesso ad altro.
  • […]
  • Desideravo molto che questo stato d’inebriamento terminasse, ma tuttora aveva un completo dominio sul mio corpo. Sprofondato dentro il suo tenace peso oppressivo, mi sembrava che tenesse avvinte le mie membra come una piovra dai cento tentacoli – era questo in effetti ciò che stavo vivendo a un ritmo misterioso; contatti elettrici di un’entità minacciosa e onnipresente, reale ma impercettibile, che chiamai a voce alta e insultai sfidandola a uno scontro aperto. «È solo la proiezione del demone in te stesso», una voce mi rassicurò. «È la tua anima sospettosa!» Fu come un colpo di spada fulmineo. La sua lama redentrice mi attraversò interamente. I tentacoli della piovra si staccarono dalla presa, come se fossero stati recisi, e subito quel cielo cupo e opprimente oltre la finestra spalancata cominciò a scintillare come acqua colpita dal sole.
  • […]
  • Quando la stanza, la finestra e il cielo furono di nuovo sotto il controllo della coscienza (erano le13:25), non ero ancora uscito da questo stato di inebriamento – non del tutto – ma le sue retroguardie, che vidi sfilare nelle due ore successive, ricordavano molto l’arcobaleno che segue il temporale.
Scena tratta dai titoli di testa del film 007 Spectre (2015)
Figura 3: Scena tratta dai titoli di testa del film 007 Spectre (2015)[Fonte: IMDb]

Considerazioni del Prof. Hofmann

Le estraniazioni dal mondo circostante e dal corpo riferite in questi due esperimenti da Rudolf Gelpke, come anche la sensazione di venire posseduti da un’entità aliena, da un demone, sono caratteristiche dello stato di alterazione provocato dall’ LSD, e, contrariamente alla natura variabile e multiforme dell’esperienza, si ritrovano in molti rapporti di ricerca. Avevo già descritto nel mio primo esperimento questo senso misterioso di possesso da parte del demone dell’ LSD. In quell’occasione l’angoscia e il terrore mi assalirono in modo particolarmente intenso, poiché non sapevo che il demone avrebbe di nuovo liberato la sua vittima.

Albert Hofmann, LSD. Il mio bambino difficile. Riflessioni su droghe sacre, misticismo e scienza

La danza degli aironi

  • […]
  • Mi sentivo in armonia con me stesso, non volevo impormi alcuno scopo ma solamente esserci. Più aperti che mai, i miei sensi mi rivelavano come in ogni cosa fosse contenuta la lettera di un acrostico, e come fosse necessario trovarla ed erigere in molte, in tutte le cose, l’unità della poesia. universale. Questo io ho appreso, quale sentimento d’amore che tutto unisce. Non si trattava di una riflessione.
  • Dello stesso tipo era probabilmente il senso di quel motto che avevo formulato in latino poco tempo fa, in seguito a un aforisma tedesco della «piccola scuola del parlare e del tacere»: A.M.A.R.E… “Amor Maximus Amor Rei Est”. Richiamai l’attenzione della mia guida sulla cosa e gliela feci annotare, perché ce lo volevo includere. Anche lui faceva parte dell’acrostico universale. Cercai la sua lettera. Doveva ancora eseguirla. Questo esclude l’odio. L’odio pone delimitazioni. La mia esperienza era illimitata.
  • […]
  • il non fare si avvicinava di più alla conoscenza, perché la volontà oscura la comprensione. Essa risplende al cospetto della non volontà. La mia passione per la parola sembrava contrastare la conoscenza immediata. Ma la parola cercata era altra cosa, essa era libera da ogni proposito. Doveva solo esserci, non agire. Non c’era ebbrezza, tutto era lucida autoattestazione di forze spirituali. Le forze spirituali giacevano nei pori, non nel cervello. Allora capii che l’acrostico universale si sarebbe composto solo in virtù di molte, di tutte le poesie. Mi promisi di proseguire anche in futuro l’infinita ricerca della parola. 
  • […]
  • Così arrivai, senza scendere. Ancora a colazione, ancora a cena, quando andai in auto a Schaffhausen, quando ritornai a Stein sul Reno, non ero ancora sceso. Completamente arrivato. Le esperienze dell’ascesa si ripetevano come in uno specchio durante la discesa, la leggerezza dell’andare, la libertà del respiro, la raucedine della voce. I sensi però erano disintossicati. La cosa rimase. Rimasta. Il mondo è diventato altro. Nell’intuizione del confuso e del multiforme. Esso ha una dimensione in più. La sua plasticità coinvolge le profondità.
  • […]

Considerazioni del Prof. Hofmann

La relazione sull’esperimento di Erwin Jaeckle ci mostra come uno scrittore e un poeta possa riuscire a catturare con le parole un’esperienza con l’LSD, la quale, per la maggior parte dei viaggiatori psichedelici, sembra completamente “indicibile” e “indescrivibile”. La sua personale filosofia entra nel quadro dell’intera esperienza, è evidente. Questa ricerca dimostra inoltre come la personalità dello sperimentatore influenzi questo tipo di inebriamento.

Albert Hofmann, LSD. Il mio bambino difficile. Riflessioni su droghe sacre, misticismo e scienza

Conclusioni

Per il lettore, un punto da rilevare è la differenza assoluta delle esperienze considerate e del loro orientamento, rispetto all’uso diffusissimo e profano che della droga sta facendo l’ultima generazione, con effetti che possono solo essere di degradazione e di autodistruzione.
Tutte le esperienze con LSD presentano alcune caratteristiche comuni quali il senso di prigionia, la liberazione della propria essenza e dissolvimento dell’Io, la fine della dualità tra soggetto e realtà circostante e quindi un senso di pace e beatitudine.

La “navigazione dell’anima” con LSD richiede una preparazione responsabile, sia nell’approntare le misure di sicurezza per navigare, sia nello stabilire gli obiettivi del viaggio. In questo modo si riducono i danni e gli errori, ottenendo risultati molto preziosi. Ma come i marinai non possono rimanere in mare per lungo tempo, allo stesso modo i viaggiatori psichedelici debbono far ritorno sulla terra, alla realtà di tutti i giorni. Perché la dimensione interiore dell’anima è altrettanto misteriosa e profonda come l’oceano, c’è il rischio di annegare.

Fonti

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Gabriele Sapienza

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