Il prezioso legame uomo-natura: la biofilia

Nel 1973 lo psicoanalista Erich Fromm fu il primo ad utilizzare il termine “biofilia” come “l’amore appassionato della vita e di tutto ciò che è vivo“. Successivamente il biologo Edward Wilson sviluppò il concetto che le persone sono irrimediabilmente legate alla natura e che questo contatto è essenziale per un pieno sviluppo psicologico e fisico. In questo articolo cercheremo di comprendere come il legame tra uomo e natura sia cambiato nel tempo, ma tutt’oggi presente.

Ambiente naturale ricco di forme di vita
Figura 1 – ambiente naturale ricco di forme di vita [Fonte: https://www.simbiotia.com]

Il contatto con elementi naturali, ambienti e processi esterni è diventato un approccio frequentemente utilizzato per cercare sollievo da vite urbane stressanti. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che l’evoluzione umana è avvenuta mediante l’interazione con un ambiente composto esclusivamente dal mondo naturale.

Una tendenza biofilica su base biologica caratterizza tutti gli esseri umani oppure questi ultimi sono biologicamente preparati ad avere tendenze biofiliche. Si ritiene inoltre che i comportamenti delle interazioni positive uomo-natura sono in parte ereditati dalla selezione naturale e in parte appresi attraverso l’evoluzione culturale.

Legame uomo natura: un approccio teorico

Nella psicologia ambientale sono due le teorie dominanti che affrontano i meccanismi mediante i quali la natura influisce sulla salute umana. Secondo la teoria del ripristino dell’attenzione (ART) gli ambienti naturali abbondano di “fascinazioni morbide” che potrebbero ricostituire la capacità cognitiva delle persone, riducendo la loro stanchezza mentale e aumentando la loro attenzione e concentrazione. La teoria della riduzione dello stress (SRT) suggerisce come l’esposizione alla natura attivi il nostro sistema nervoso parasimpatico e faciliti il recupero dello stress psicofisiologico a causa della nostra innata preferenza per l’ambiente naturale sviluppato attraverso l’evoluzione.

Dovremmo considerare la possibilità che l’ambiente naturale influenzi le parti subconsce del cervello in modi che non possono essere facilmente descritti. Gli oggetti compresi nel campo visivo possono esercitare una determinata influenza, seppur il cervello cosciente non ne riconosca l’esistenza. Prendendo il classico esempio della risposta evocata da un ramoscello sul terreno, se questo assomiglia lontanamente a un serpente, la paura scaturisce prima di qualsiasi ispezione visiva del ramoscello. Lo stesso accade per le piante, le quali possono avere un impatto sui processi cerebrali attraverso meccanismi inconsci anche quando non sono oggetto di messa a fuoco. L’assenza di piante può suggerire un ambiente “innaturale” e quindi potenzialmente pericoloso.

Il design biofilico

Per unire le esperienze positive che la natura ci regala con la progettazione dell’ambiente costruito, negli ultimi decenni il design biofilico rappresenta un innovativo approccio. Durante la permanenza in ambienti chiusi, le persone potrebbero aumentare il loro tempo e la frequenza di connessione con la natura. Questo è possibile mediante arricchimento degli spazi abitativi e lavorativi con differenti elementi naturali.

Un esempio di design biofilico
Figura 2 – Un esempio di design biofilico [Fonte: https://www.denat.com.ar]

Anche gli aspetti non visivi dell’aggiunta di piante all’ambiente meritano una considerazione, seppur comunemente messe in secondo piano. Ad esempio la fragranza o il miglioramento dell’acustica possono avere un ruolo importante. La salute passa anche dall’influenza che le piante hanno sul microclima, cioè migliorando l’umidità e purificando l’aria che respiriamo. In ambito clinico, diversi studi hanno infatti scoperto che l’inclusione di suoni naturali, aromaterapia, piante verdi e viste della natura negli spazi interni dell’ospedale ha ridotto lo stress mentale, aumentato la tolleranza al dolore ed abbreviato le degenze ospedaliere.

Realtà virtuale per studiare la nostra fisiologia in un ambiente biofilico

Per affrontare sperimentalmente il legame tra uomo e natura, uno studio si è servito della realtà virtuale per verificare se gli ambienti biofilici avessero un impatto positivo in relazione ad ansia e stress. Realizzando quattro uffici virtuali, sono stati misurati dei parametri fisiologici come la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna. È stato inoltre misurato l’indicatore psicologico del livello di ansia. Queste rilevazioni sono state eseguite in tre momenti: 1- preparazione e linea di base, 2- fattore di stress, 3- recupero.

Dai risultati ottenuti, gli effetti riparatori degli ambienti biofilici sono maggiori rispetto a quelli derivati da ambienti non biofilici. Questo esperimento ha inoltre dimostrato come la realtà virtuale possa essere utile a comprendere meglio l’interazione tra uomo-natura, nella valutazione degli spazi abitativi ancora non occupati. Inoltre porta benefici terapeutici a tutte quelle persone che, per problemi di salute di varia natura, si trovano costrette in un ambiente ospedaliero.

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Giulia Guarisco

La biologia è la mia passione più grande. Spaziando tra immunologia, neurobiochimica e patologia, sono molto interessata alla fisiologia del sistema nervoso.

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