COVID-19 perché alcuni casi sono peggiori di altri e una buona lettura

Premessa

L’epidemia da COVID-19 è arrivata in Italia. Vivendo nei Paesi Bassi, paese che sembra immune al contagio per il momento, non sono preoccupata. Eppure, ascoltando, la televisione e la radio italiana, sembra che il coronavirus sia pronto a farmi un agguato come metterò piede fuori da casa. 
Immagino, dunque, l’effetto che queste notizie stanno creando in Italia. Sebbene sia necessario essere informati, non trovo necessario essere costantemente bombardati da questo tipo di notizie.

Alcuni siti utili  

Ribadisco, comunque, l’importanza di essere aggiornati sull’andamento dell’epidemia. In alternativa alle notizie veloci e sensazionali dei social media, vi suggeriamo alcuni siti su cui potete seguire l’andamento dell’infezione da COVID-19 in tempo reale:

  • http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioFaqNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=228. Primo in lista, il sito del ministero della salute che fornisce notizie in continuo aggiornamento e numeri utili da contattare in caso si abbiano dubbi relativi al coronarivus. E’ molto importante tenere d’occhio questo sito, soprattutto per essere aggiornati sulle norme sanitarie ed accorgimenti da seguire giornalmente;
  • https://www.medicalfacts.it/. Sul sito di divulgazione scientifica del medico Roberto Burioni, potete trovare spesso informazioni sull’andamento dell’epidemia;
  • www.worldometers.info/coronavirus/. Questo sito, riporta in tempo reale tutti i casi di coronavirus identificati nel mondo, le morti causate dal virus ed il numero di pazienti che hanno superato l’infezione. Inoltre, giorno per giorno, riporta notizie dettagliate relative all’epidemia in Italia. Sebbene il sito sia in inglese, è possibile usufruire di una traduzione automatica utilizzando Google Chrome;
  • vac-lshtm.shinyapps.io/ncov_tracker/. Su questo sito, invece, potete usufruire di una mappa visiva dell’andamento in tempo reale dell’epidemia nel mondo. In particolare, consente di paragonare i dati relativi al coronavirus, con i dati relativi alla SARS del 2003, all’influenza suina del 2009 e le infezioni causate dal virus Ebola del 2014. 

Consiglio di lettura

L’ultimo libro del grande statistico Hans Rosling, Factfulness è il libro che consiglio di leggere per cercare di interpretare l’epidemia nel modo più obiettivo possibile. Questo libro, disponibile anche nella versione italiana (https://www.amazon.it/Factfulness-ragioni-capiamo-mondo-pensiamo/dp/8817099635) è stato recensito da Bill Gates come “il libro più importante che abbia letto”.
La maggior parte del libro è dedicata a dieci istinti che ci impediscono di vedere il mondo sulla base dei fatti. Questi vanno dall’istinto della paura (prestiamo maggiore attenzione alle cose spaventose), all’istinto della dimensione (i numeri indipendenti spesso sembrano più impressionanti di quello che sono realmente), all’istinto dell’estremizzazione (la maggior parte delle persone si divide tra due estremi). Parlando di ogni istinto, offre consigli pratici su come superare i pregiudizi innati, che rendono difficile mettere in prospettiva gli eventi.
Tuttavia, oltre a darci una prospettiva positiva sul mondo, Hans Rosling enumera 5 rischi globali: la pandemia, il collasso finanziario, una Terza Guerra Mondiale, il cambiamento climatico e l’estrema povertà.

Ed ecco un estratto del libro riguardo alla pandemia globale:

“L’influenza spagnola che si diffuse nel mondo in seguito alla Prima Guerra Mondiale, uccise 50 milioni di persone – più persone di quelle che uccise la guerra, sebbene questo fu a causa della debolezza della popolazione provata da quattro anni di guerra. Il risultato fù che l’aspettativa di vita diminuì di dieci anni da 33 a 23 anni […]. Gli esperti di malattie infettive sono d’accordo sul fatto che, una nuova epidemia d’influenza sia la minaccia più pericolosa per la salute mondiale. 
Il motivo: la via di trasmissione dell’influenza. Infatti, essa viene trasmessa attraverso l’aria tramite goccioline. Una persona infetta che prende la metropolitana potrebbe infettare tutte le persone al suo interno senza toccarle, o toccando lo stesso oggetto. Una malattia trasmessa per via aerea, come l’influenza, con l’abilità di essere diffusa molto rapidamente, costituisce una grande minaccia per la popolazione, più di malattie come Ebola o HIV/AIDS. Proteggerci in ogni modo possibile da un virus che è altamente trasmissibile ed ignora ogni tipo di difesa, vale la pena, per dirla in parole povere. 
Il mondo è più pronto ad affrontare un’epidemia d’influenza di quanto lo fosse in passato, ma per le persone che vivono in estrema povertà (livello 1) potrebbe essere difficile intervenire rapidamente contro una diffusione aggressiva della malattia. […]”

Il punto di vista psicologico

Anche il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP) affronta il problema COVID-19, scrivendo:

La ‘percezione del rischio’ può essere distorta e amplificata sino a portare a condizioni di panico che non solo sono quasi sempre del tutto ingiustificate ma aumentano il rischio perché portano a comportamenti meno razionali e ad un abbassamento delle difese, anche biologiche, dell’organismo. […] Ricordare che l’eventuale esposizione al virus non è sinonimo di malattia, che la contagiosità non equivale alla reale pericolosità per la salute umana, che esistono indicazioni pratiche per ridurre il pericolo. Che avere timori e paure è normale ma non ansia generalizzata, angoscia o panico, che non aiutano e sono controproducenti.”

E lo dice anche la scienza…

Dal punto di vista dell’immunologia, infatti, è risaputo che lo stress sia legato ad un sistema immunitario debole. Gli studi sul problema sono iniziati negli anni ’80, in cui la psicologa Janice Kiecolt-Glaser, PhD, e l’immunologa Ronald Glaser, PhD, dell’Ohio State University College of Medicine, furono incuriosite da studi sugli animali che collegavano stress e infezione, scoprendo che l’immunità degli studenti diminuiva ogni anno a causa del semplice stress da esame. I partecipanti al test presentavano meno cellule natural-killer, che combattono i tumori e le infezioni virali. In particolare, smettevano quasi del tutto di produrre interferone gamma che aumenta l’immunità e le cellule T, che combattono le infezioni, rispondendo solo debolmente alla stimolazione in provetta.
Nel 2004, Suzanne Segerstrom, PhD, dell’Università del Kentucky, e Gregory Miller, PhD, dell’Università della British Columbia, hanno catalogato 300 studi su stress e salute, arrivando alla conclusione che lo stress può devastare il sistema immunitario. Inoltre, persone anziane o già malate sono più inclini a cambiamenti immunitari legati allo stress. 

Perché alcuni casi COVID-19 sono peggiori di altri

Detto questo, passiamo ad occuparci del coronavirus. I dati emergenti, nonché la conoscenza delle epidemie di coronavirus SARS e MERS, forniscono alcuni indizi sul perché la COVID-19 colpisce alcune persone peggio di altre.
Come molte altre condizioni respiratorie, la COVID-19, la malattia causata dalla SARS-CoV-2, può variare notevolmente tra i pazienti. La stragrande maggioranza dei casi confermati sono considerati lievi e coinvolgono sintomi per lo più simili a raffreddore e polmonite lieve, secondo quanto riportato dall’ultimo e più ampio insieme di dati sul nuovo focolaio di coronavirus rilasciato il 17 febbraio dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie.   Il 14% dei casi confermati sono stati “gravi”, con polmonite grave e mancanza di respiro. Un altro 5% dei pazienti ha confermato di aver sviluppato insufficienza respiratoria, shock settico e/o insufficienza multiorgano, ciò che l’agenzia chiama “casi critici” potenzialmente con conseguente morte. Circa il 2,3% dei casi confermati ha provocato la morte.  

Gli scienziati stanno lavorando per capire perché alcune persone soffrono più del virus di altre. Non è neanche chiaro il motivo per cui il nuovo coronavirus – come i suoi cugini SARS e MERS – sembra essere più mortale di altri coronavirus che circolano regolarmente tra le persone ogni inverno e in genere causano sintomi da raffreddore. 

Nel frattempo, gli ultimi dati provenienti dalla Cina e le ricerche su altri coronavirus forniscono alcuni suggerimenti. 

Le persone anziane e i malati sono i più sensibili alle forme gravi di COVID-19

Gli scienziati non sanno cosa succede esattamente nei gruppi di persone di età più avanzata. Ma sulla base della ricerca su altri virus respiratori, gli esperti teorizzano che il peggioramento dell’infezione da coronavirus dipende dalla risposta immunitaria di una persona. “Il virus conta, ma la risposta dell’ospite conta almeno altrettanto, e probabilmente di più“, afferma Stanley Perlman, virologo e specialista in malattie infettive pediatriche all’Università dello Iowa.

Una volta che SARS-CoV-2 entra nel tratto respiratorio umano, si pensa che infetti e si moltiplichi nelle cellule che rivestono le vie aeree, causando danni a livello del sistema immunitario. Nella maggior parte delle persone, dovrebbe scatenare un’ondata di infiammazione locale, il reclutamento delle cellule immunitarie ed il ritiro di essa, con conseguente guarigione del paziente.  

Invece, per ragioni che non sono del tutto chiare, alcune persone, in particolare gli anziani e i malati, possono avere un sistema immunitario disfunzionale che non riesce a tenere sotto controllo la risposta a particolari agenti patogeni. Ciò potrebbe causare una risposta immunitaria incontrollata, innescando una sovrapproduzione di cellule immunitarie e delle loro molecole di segnalazione e portando a una tempesta di citochine spesso associata a un flusso di cellule immunitarie nel polmone. 

L’infiammazione locale può trasformarsi in infiammazione diffusa dei polmoni, che ha quindi effetti a catena su tutti gli organi del corpo. Ciò potrebbe accadere anche se il virus si replica più velocemente di quanto il sistema immunitario possa contenere, in modo che debba quindi recuperare il ritardo per contenere l’agente patogeno, una situazione che potrebbe anche far andare la difesa immunitaria fuori controllo. “In seguito ad esperimenti sui topi, sappiamo che in alcuni casi, in particolare per i coronavirus SARS e MERS, la replicazione del virus è molto rapida e in alcuni casi schiacciante” per il sistema immunitario, afferma Perlman.  

Un’infezione rende le persone immuni al virus?

Se i pazienti sviluppino anticorpi dopo l’infezione da COVID-19 che li proteggeranno da future infezioni è ancora un mistero. Le indagini sui pazienti malati di SARS, 5 o 10 anni dopo il loro recupero, suggeriscono che gli anticorpi coronavirus non persistono per molto tempo, Gralinski dice: “Hanno trovato livelli molto bassi o nessun anticorpo in grado di riconoscere le proteine ​​SARS.” 

Tuttavia, per il nuovo coronavirus, “ci aspetteremmo una certa immunità, almeno a breve termine“, afferma. 

Perché diversi coronavirus variano in gravità

Esistono sette coronavirus che infettano le persone. Quattro di loro – 229E, NL63, OC43 e HKU1 – causano in genere un raffreddore e solo raramente provocano la morte. Gli altri tre — MERS-CoV, SARS-CoV e il nuovo SARS-CoV-2 — hanno vari gradi di letalità. Nell’epidemia di SARS del 2003, il 10% delle persone infette è morto. Tra il 2012 e il 2019, MERS ha ucciso il 23% delle persone infette. Sebbene il tasso di mortalità nel caso di COVID-19 sia inferiore, il virus ha già ucciso più persone rispetto agli altri due focolai combinati, che alcuni hanno attribuito alla trasmissione rapida dell’agente patogeno.  
I coronavirus che causano raffreddore, così come molti altri virus che causano raffreddori comuni, sono in genere limitati al tratto respiratorio superiore, cioè al naso e ai seni paranasali. Sia SARS-CoV che SARS-CoV-2, tuttavia, sono in grado di invadere i polmoni in profondità, il che è associato ad una malattia più grave.  
Una possibile ragione è che il virus si leghi al recettore ACE-2 per entrare nelle cellule umane. Questo recettore è presente nelle cellule epiteliali ciliate delle vie aeree superiori ed inferiori, così come nei pneumociti di tipo II, che risiedono negli alveoli delle vie aeree inferiori e producono proteine ​​lubrificanti polmonari. “I pneumociti di tipo II sono importanti per la funzione polmonare, quindi questo è uno dei motivi per cui la malattia respiratoria inferiore può essere così grave ”, osserva Gralinksi. 
Il fatto che il nuovo coronavirus usi i recettori ACE-2 può aiutare a spiegare parzialmente perché sia più mortale rispetto agli altri quattro coronavirus. Infatti, quest’ultimi, usano recettori diversi, ad eccezione di NL63, che utilizza anch’esso il recettore ACE-2 ma vi si lega con meno affinità, afferma Gralinski. 

È richiesto un interesse sostenuto

Per comprendere appieno queste domande ci vorrà tempo, ricerca e finanziamenti a lungo termine. In un certo senso, quest’epidemia ci può far capire l’importanza dei finanziamenti rivolti alla ricerca di base. 

Federica Angius

Fonti

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Francesco Centorrino

Sono Francesco Centorrino, creatore ed amministratore di Microbiologia Italia, primo sito di divulgazione microbiologica in Italia. Sono laureato in biologia e molto appassionato di tecnologia, cinema, scienza e fantascienza. Sono Siciliano ma vivo e lavoro in Basilicata come analista di laboratorio microbiologico presso una nota azienda farmaceutica. Ho creato il portale di Microbiologia Italia per condividere conoscenza ed informazioni a chiunque fosse interessato a questa bellissima scienza. Potete trovare tutti i miei contatti al seguente link: https://linktr.ee/fcentorrino.

1 commento su “COVID-19 perché alcuni casi sono peggiori di altri e una buona lettura”

  1. penso fermamente che la cisteina possa aiutare tantissimo poichè non si tratta soltanto di un mucolitico ma i virus la rubano al corpo nella loro replicazione. il virus dell hiv ne ruba ben 2kg all’anno. Inoltre è fondamentale nella sintesi del glutatione oltre che ad essere quasi onnipresente in molte funzionalità cellulari nei ponti disolfuro.
    Perchè non utilizzarla? tra l’altro non sembra avere controindicazioni.
    Tanti veleni di animali sono costituiiti da ripiegature di cisteina ed è proprio questa che sembra creare il potenziale velenoso. e se fosse che noi come umani ne siamo carenti? non abbiamo attivo una nostra capacità “velenosa’ per proteggerci da agenti patogeni?
    anche molti antibiotici e antifungini contengono zolfo, come la cisteina. . quindi. perchè non provare ad usarla??

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