Carie del legno (seconda parte)

Come abbiamo visto nella prima parte di questo articolo, esistono tre tipologie di carie del legno: bianca, bruna e soffice. Queste possono essere causate da funghi Basidiomiceti o Ascomiceti, tra i quali gli esempi più comuni sono Armillaria mellea, Ganoderma sp., Fomitiporia punctata, etc. Questi fitopatogeni possono concorrere nella formazione di veri e propri “complessi di malattie” che attaccano le specie arboree, come nel caso del mal dell’esca, che colpisce la vite. La ricerca e il continuo avanzamento in campo tecnologico consentono oggi di svolgere una serie di approfondimenti attraverso indagini visive e strumentali, al fine di verificare l’effettiva presenza di alterazione dei tessuti legnosi e di identificare la specie fungina che ne è la causa.

Foto 1: Carpofori di Ganoderma sp., agenti di carie del legno, ritrovati a livello del colletto di una quercia (photo: Vanessa Vitali).
Foto 1: Carpofori di Ganoderma sp., agenti di carie del legno, ritrovati a livello del colletto di una quercia (photo: Vanessa Vitali).

Vediamo insieme i principali metodi di prevenzione, controllo e lotta.

Prevenzione e controllo

In natura le carie del legno hanno un ruolo importante nella degradazione della sostanza organica, motivo per cui la loro attività è considerata pressocché “normalenell’ambiente boschivo. Nell’ ambiente urbano, invece, la presenza di carie del legno su alberi che hanno scopo ornamentale o produttivo non è ben vista, in quanto mettono a repentaglio la stabilità dell’albero, la sua produzione (in caso di piante da frutto) e la sicurezza.

In questi contesti, le soluzioni adottabili risultano la prevenzione e il controllo. Questi comprendono diverse accortezze da adottare in fase di potatura, quali:

  • Evitare potature errate, comprendenti tagli di grandi dimensioni;
  • Evitare la formazione di ferite degli organi legnosi, importante via d’ingresso per i patogeni;
  • Disinfettare strumenti di potatura quando si passa da una pianta a quella successiva;
  • Per le piante da frutto, eliminare piante infette;
  • Etc.

Un ulteriore metodo preventivo e di controllo dei patogeni delle carie del legno può essere il trattamento con microorganismi simbionti, come i funghi appartenenti al genere Trichoderma. I funghi antagonisti svolgono un ruolo fondamentale nel controllo biologico dei fitopatogeni. Questi antagonisti colonizzano i tessuti superficiali del legno, impedendo l’insediarsi di microorganismi patogeni derivanti dal suolo attraverso la competizione per spazio e substrato. Oltre a questa, le modalità di azione di Trichoderma sp. sono il micoparassitismo, disattivazione degli enzimi, resistenza indotta, etc. Importante è il monitoraggio periodico dello stato delle alberature, per cui si ricorre a valutazioni che rivelino la presenza di alterazione dei tessuti legnosi. Queste verifiche vengono effettuate mediante analisi di stabilità.

Analisi di stabilità

Il metodo che consente di verificare la presenza di un fenomeno di alterazione del tessuto legnoso negli alberi è la valutazione di stabilità, eseguita dalla figura dell’agronomo. Esistono tre livelli di analisi di stabilità:

  • Livello 1: Visuale speditivo;
  • Livello 2: Ordinario;
  • Livello 3: Avanzato.

La valutazione di stabilità dell’albero e delle sue condizioni vegetative avviene secondo un susseguirsi di fasi di approfondimento crescente. Per esempio, l’analisi strumentale viene svolta solo dopo l’analisi visiva, quando da quest’ultima si evidenziano caratteristiche che richiedono una valutazione più dettagliata.

I livelli di valutazione di stabilità che consentono di avere una visione più approfondita delle condizioni dell’albero, e quindi di vedere la presenza di alterazioni, sono i numeri 2 (ordinario) e 3 (avanzato). L’analisi di livello 1 (speditiva), infatti, è la valutazione più rapida, pensata per grandi popolazioni di alberi o come primo approccio di analisi.

Valutazione ordinaria

Dopo aver effettuato un’ispezione del luogo di messa a dimora, il valutatore si muove intorno all’albero, osservandolo attentamente dalla porzione basale a quella apicale. L’osservazione contempla quindi:

  • Sito di radicazione;
  • Colletto;
  • Fusto;
  • Branche primarie, secondarie e le altre ramificazioni.

Quando è presente, si osserva anche la vigoria e conformazione della chioma. Per facilitare l’analisi, l’agronomo si serve di strumentazioni quali il binocolo, il martello in resina, ipsometro, etc.). Come ben si può notare dalla spiegazione, la valutazione di stabilità di tipo ordinario è un’analisi limitata alla sola porzione visibile dell’albero.

La porzione interna dell’albero, infatti, non è contemplata se non per la percussione dei cordoni, del colletto e del fusto con martello in resina. Questo, infatti, permette di percepire suono regolare o anomalo a seconda delle condizioni del tessuto interno e di capire se possono essere presenti alterazioni dei tessuti. Oltre alla porzione interna, l’analisi ordinaria non comprende l’apparato radicale e la parte superiore della chioma. La presenza di carie del legno può essere di più facile rilevazione attraverso il ritrovamento di carpofori o cavità che mostrano alterazione dei tessuti. Inoltre, questo tipo di valutazione prevede la determinazione del rischio connesso al cedimento dell’albero o di sue parti.

Valutazione avanzata

Quando, nel corso dell’analisi di stabilità di tipo ordinario, il quadro diagnostico richiede ulteriori informazioni il valutatore può ricorrere ad un approfondimento di tipo strumentale. Questo può accadere, per esempio, in caso di ritrovamento di difetti o sintomi riconducibili all’azione di funghi agenti di carie del legno, ma anche in caso di problematiche presenti fra albero e luogo di radicazione. L’analisi è, in ogni caso, finalizzata a ricavare un ulteriore giudizio sulla stabilità dell’albero.

Diverse sono le tecnologie adottabili, in grado di fornire una valutazione più o meno accurata (una stima) a seconda delle limitazioni dello strumento. Queste tecnologie costituiscono un valido supporto al processo decisionale della valutazione, ma non possono sostituirsi a questo. La strumentazione è indicata dal professionista, e deve essere la meno invasiva per l’albero. L’analisi e la rielaborazione dei dati produrrà un referto costituito da grafici differenti a seconda della tipologia di strumento scelto.

Vediamo insieme due strumenti tra quelli maggiormente utilizzati: il dendrodensimetro e il tomografo sonico.

Dendrodensimetro

Il dendrodensimetro è uno strumento in grado di quantificare la resistenza dei tessuti legnosi alla rotazione e penetrazione di una sonda. Questa è costituita da acciaio ed esce dallo strumento per circa 40 cm. Il risultato è un grafico che evidenzia, attraverso picchi più o meno elevati, la resistenza esercitata dai tessuti. Per questo motivo, è necessario tenere conto che tessuti alterati produrranno una resistenza minore rispetto a quelli sani.

Figura 2: Dendrodensimetro. Analisi al colletto (photo: Vanessa Vitali).
Figura 2: Dendrodensimetro. Analisi al colletto (photo: Vanessa Vitali).
Figura 3: Grafico risultante di una valutazione dendrodensimetrica. Le porzioni in verde rappresentano legno sano, in giallo tessuto alterato (photo: Vanessa Vitali).
Figura 3: Grafico risultante di una valutazione dendrodensimetrica. Le porzioni in verde rappresentano legno sano, in giallo tessuto alterato (photo: Vanessa Vitali).

Tomografo sonico

Il tomografo sonico è uno strumento entrato di recente nell’analisi di stabilità degli alberi. Il suo funzionamento consiste nel valutare la velocità di propagazione di un’onda sonica nei tessuti legnosi. Lo strumento consta di sensori collegati tra loro, disposti in numero pari intorno alla circonferenza della porzione di albero da esaminare, ad una profondità variabile nel legno (solitamente da 1 a 3 cm). L’onda viene emessa da un sensore percosso con un apposito martello, e viene trasmessa agli altri sensori predisposti. L’esame restituisce un grafico rappresentante la sezione analizzata, in cui sono visibili le porzioni di legno sano e quelle in cui è presente alterazione. Inoltre, consente di ottenere un fattore di sicurezza, ovvero la probabilità che la porzione indagata resista a fenomeni metereologici avversi.

Foto 4: Tomografo sonico (photo: Vanessa Vitali).
Foto 4: Tomografo sonico (photo: Vanessa Vitali).
Foto 5: Grafico risultante di una tomografia sonica. La colorazione è scalare: il verde rappresenta i tessuti sani, mentre il blu i tessuti gravemente alterati (photo: Vanessa Vitali).
Foto 5: Grafico risultante di una tomografia sonica. La colorazione è scalare: il verde rappresenta i tessuti sani, mentre il blu i tessuti gravemente alterati (photo: Vanessa Vitali).

Lotta alle carie del legno

Attualmente i metodi di lotta alla carie del legno sono pressocché limitati. Tra le pratiche, si mostra utile intervenire con trattamenti a base di Trichoderma sp., che contrasta l’azione del fungo patogeno.

Un’altra pratica oggi adottata è la dendrochirurgia. Questa consiste nel risanamento della pianta attraverso l’incisione del legno con apposite motoseghe al fine di asportare la porzione di legno cariata. L’operazione può essere svolta solo da persone qualificate. Questa pratica, un tempo adottata anche su piante ornamentali in ambiente urbano, oggi viene utilizzata su vite (Vitis vinifera).

Fonti

2 commenti su “Carie del legno (seconda parte)”

  1. L’articolo purtroppo contiene diversi errori abbastanza clamorosi in termini procedurali sulla valutazione di stabilità e di arboricoltura generale.⁣

    L’analisi fitostatica -l’incarico svolto dal Tecnico- è UNO e UNO SOLO e cioè una PERIZIA. Null’altro.⁣⁣
    E’ a discrezione dell’incaricato in quell’incarico (!) fare considerazioni visive/strumentali.⁣

    Niente speditiva-visuale-avanzata: l’analisi è una soltanto. Poi c’è la dendrochirurgia che è stata disconosciuta anche dal suo primo propugnatore, Peter Bridgeman, già dalla fine degli anni 80⁣.

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    • Buonasera Giovanni,
      grazie per il tuo commento, è sempre un piacere confrontarsi con i nostri lettori. L’articolo che ho scritto si basa su informazioni prese dalle Linee guida, che puoi trovare tra i link nelle fonti. Queste definiscono tre livelli di valutazione di stabilità: visuale speditivo, ordinario, avanzato. Questa vuole essere una suddivisione per indicare come il tecnico agisce. Come da te affermato, nel corso dell’analisi visiva il tecnico decide, in base alle valutazioni emerse, se è necessario l’approfondimento strumentale.
      Riguardo la dendrochirurgia, per mie conoscenze e ricerche di materiale sull’argomento, attualmente non vengono adottate per piante ornamentali, ma su vite. Su piante monumentali, ho chiesto conferma ad un collega che ti da ragione, quindi provvederò a correggere e mi scuso. Mi spiace se ti è sembrato impreciso l’articolo. Spero di aver chiarito, ma per qualsiasi altro confronto puoi contattarmi via mail ( vanessa.vitali94@outlook.it ). Nel frattempo ti ringrazio e spero che tu mi scriva, trovo possa essere un confronto costruttivo con chi (sicuramente) ha molta più esperienza di me in materia.
      Vanessa

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