L’inquinamento da plastica è uno dei problemi ambientali più urgenti del nostro tempo. Infatti, ha conseguenze significative per la salute del pianeta e per quella dell’uomo. La plastica, un materiale che senza dubbio semplifica la vita in molti modi, si sta accumulando velocemente nell’ambiente.
Inquinamento da plastica: i numeri sono impressionanti
La produzione globale di plastica ha raggiunto cifre sbalorditive, attestandosi intorno alle 400 milioni di tonnellate annue secondo il Rapporto delle Nazioni Unite del 2021. La maggior parte di questa produzione è avvenuta negli ultimi venti anni. Basti pensare che tra il 1950 e il 2017 sono state prodotte 9,2 miliardi di tonnellate di plastica, con oltre la metà generata a partire dal 2004. Di questa enorme quantità, circa 8 milioni di tonnellate finiscono ogni anno negli oceani, trasformando mari e coste in vere e proprie discariche.
I rifiuti plastici sono composti principalmente da resine polimeriche (81%), fibre polimeriche (13%) e additivi chimici (32%). Nell’ambiente si trovano soprattutto polietilene (PE), polipropilene (PP), polistirene (PS), polivinilcloruro (PVC) e polietilene tereftalato (PET). Questi polimeri sono i più comuni anche nelle acque dolci.
Non solo plastica
Un aspetto particolarmente preoccupante dell’inquinamento da plastica è rappresentato dalle microplastiche, minuscoli frammenti di polimeri sintetici derivati dal petrolio. Queste particelle, spesso arricchite con additivi chimici per migliorarne le proprietà, hanno anche la capacità di assorbire dall’ambiente sostanze inquinanti come metalli pesanti e pesticidi.
Le microplastiche, quindi, sono composte da polimeri comuni (PE, PP, PS, PET, PVC e poliuretano), additivi (come ftalati e bisfenolo A) e contaminanti ambientali. L’interazione di questi tre elementi amplifica la loro potenziale pericolosità per gli ecosistemi e per la salute.
La combinazione di plastica e sostanze chimiche può generare effetti ancora più dannosi. Ad esempio, il bisfenolo A (BPA), impiegato in alcune plastiche, è sotto stretta osservazione per i suoi potenziali effetti sul sistema ormonale. Gli ftalati, utilizzati per rendere la plastica più flessibile, sono collegati alla riduzione della qualità dello sperma e all’ ADHD nei bambini. Queste sostanze chimiche possono interferire con il delicato equilibrio ormonale e danneggiare diversi organi, rendendo l’inquinamento da microplastiche un problema di crescente complessità.
Inquinamento da plastica: questo materiale è ovunque
Oggi, i rifiuti di plastica si trovano in ogni angolo del pianeta: dagli abissi oceanici alle vette montuose, dai fertili terreni agricoli all’aria che respiriamo. Le caratteristiche intrinseche della plastica, ovvero l’elevata resistenza e persistenza nel tempo, si stanno rivelando un grave problema. Solo una minima frazione della plastica prodotta è effettivamente riciclata (circa il 9%). La stragrande maggioranza si accumula inesorabilmente nell’ambiente (il restante 91%).
La produzione di plastica continua a crescere, superando di gran lunga la nostra capacità di gestirla e smaltirla in modo adeguato.
Mari e oceani
Il problema dell’inquinamento da plastica è particolarmente evidente negli ecosistemi marini. La plastica riversata in mare proviene principalmente dai fiumi, che ogni anno trasportano milioni di tonnellate di rifiuti. Una volta in acqua, l’azione combinata delle radiazioni solari, del vento e delle onde frantuma la plastica in frammenti sempre più piccoli, dando origine alle microplastiche (inferiori a 5 millimetri) e alle nanoplastiche (inferiori a un millesimo di millimetro). Queste particelle minuscole si diffondono ovunque, penetrando persino nel nostro corpo, come dimostrato dal loro ritrovamento nel sangue e nei polmoni.

Inquinamento da plastica: dalla produzione al riciclo
La storia della plastica inizia con l’estrazione di materie prime naturali, trasformate poi in una miriade di oggetti usati quotidianamente. L’intenzione iniziale era quella di creare un ciclo virtuoso, in cui la plastica, dopo l’uso, venisse riciclata per minimizzare l’impatto ambientale. Tuttavia, la realtà è ben diversa. Solo una piccola percentuale della plastica prodotta viene recuperata, mentre la maggior parte si accumula nell’ambiente. I paesi industrializzati continuano a smaltire una consistente quantità di rifiuti in discariche a cielo aperto. In più, la produzione globale supera ampiamente le capacità di riciclo esistenti.

Dal punto di vista chimico, la plastica è costituita principalmente da polimeri, macromolecole formate dalla ripetizione di unità più piccole. La degradazione della plastica avviene soprattutto attraverso due processi:
- la degradazione fisica, che comporta un cambiamento nella forma dell’oggetto;
- la degradazione chimica, attraverso cui le grandi molecole polimeriche si rompono in frammenti più piccoli a causa dell’azione dell’acqua, dell’ossigeno o di alcuni batteri.
Questi processi conducono alla formazione delle microplastiche e delle nanoplastiche, particelle invisibili a occhio nudo ma onnipresenti.

Un viaggio insidioso: dall’ambiente al nostro corpo
La stragrande maggioranza delle microplastiche che contaminano le acque (circa l’80-90%) ha origine sulla terraferma. Oggetti di uso quotidiano come bottiglie, imballaggi, prodotti per l’igiene personale, detersivi, indumenti sintetici e persino i residui degli inceneritori di plastica rilasciano costantemente queste minuscole particelle. Anche l’uso massiccio di mascherine monouso durante la pandemia ha contribuito ad aggravare il problema. Una volta disperse nell’ambiente, le microplastiche contaminano l’acqua, il suolo e l’aria arrivando silenziosamente nel nostro organismo attraverso diverse vie.
Le microplastiche sono state rilevate negli ecosistemi marini fin dagli anni ’70 del secolo scorso. Il mare, fonte primaria di cibo per l’uomo, è particolarmente vulnerabile a questa contaminazione. I molluschi, come cozze e ostriche, e i pesci spesso contengono microplastiche.
La maggior parte delle microplastiche che finiscono in acqua deriva da una gestione inadeguata dei rifiuti plastici sulla terraferma. Sebbene in misura minore, anche attività marittime come la pesca (attraverso la dispersione di attrezzature in plastica) contribuiscono a questo inquinamento. Il vento, le correnti marine, i fiumi e il movimento delle masse d’acqua possono trasportare le microplastiche terrestri e quelle presenti nell’aria anche in luoghi remoti.
Le microplastiche sono presenti anche nelle acque di scarico, nei fiumi e nei laghi. Uno studio del 2023 ha evidenziato come le principali fonti di microplastiche nei fiumi siano gli impianti di depurazione, le acque reflue urbane e industriali, le microplastiche che si depositano dall’atmosfera e il deflusso delle acque agricole.
Microplastiche nel suolo
Anche il suolo è vittima dell’invasione delle microplastiche che vi giungono attraverso diverse vie. Si trovano nei teli di plastica utilizzati in agricoltura e nel giardinaggio, nel compost, nei rifiuti urbani, nei fanghi di depurazione, nell’acqua irrigua e nelle particelle che si depositano dall’aria.
Ci sono poi i rifiuti abbandonati illegalmente e i fertilizzanti avvolti in plastica. Sorprendentemente, la quantità di plastica che si accumula nel suolo ogni anno supera di gran lunga quella che finisce nei nostri mari e oceani, rappresentando un inquinamento nascosto ma di proporzioni allarmanti.
Inquinamento da plastica: dalla consapevolezza all’impegno
L’inquinamento da plastica è un’emergenza globale che minaccia la nostra salute e quella del pianeta che ci ospita. È arrivato, dunque, il momento di agire concretamente. Sebbene la sfida appaia imponente, la consapevolezza del problema apre la strada a soluzioni concrete: dallo sviluppo di alternative sostenibili al potenziamento dell’economia circolare. La minaccia della plastica può trasformarsi in un’opportunità per costruire un futuro più sostenibile che rispetti l’ambiente.
Ognuno di noi, ogni giorno, può fare qualcosa per opporsi al crescente inquinamento da plastica: dalla riduzione dell’uso di oggetti di questo materiale al suo corretto smaltimento. Ogni azione, seppur piccola, contribuisce a proteggere il nostro pianeta e la nostra salute da questa silenziosa e insidiosa invasione.
Bibliografia:
- Preda OT, Vlasceanu AM, Andreescu CV, Tsatsakis A, Mezhuev Y, Negrei C, Baconi DL. Health Implications of Widespread Micro- and Nanoplastic Exposure: Environmental Prevalence, Mechanisms, and Biological Impact on Humans. Toxics. 2024 Oct 10;12(10):730. doi: 10.3390/toxics12100730. PMID: 39453150; PMCID: PMC11511527.
- Tan Y, Dai J, Xiao S, Tang Z, Zhang J, Wu S, Wu X, Deng Y. Occurrence of microplastic pollution in rivers globally: Driving factors of distribution and ecological risk assessment. Sci Total Environ. 2023 Dec 15;904:165979. doi: 10.1016/j.scitotenv.2023.165979. Epub 2023 Aug 3. PMID: 37543313.
Crediti immagini:
- Immagine in evidenza: https://www.pexels.com/it-it/foto/foto-ravvicinata-di-bottiglie-di-plastica-2547565/
- Figura 1 : https://www.pexels.com/it-it/foto/mare-spiaggia-sabbia-acqua-9034661/
- Figura 2 : Immagine creata con Canva da Elisabetta Cretella
- Figura 3 : Preda et al., 2024