
Biografia
Giovanni Battista Grassi (Fig. 1) nacque a Rovellasca (Como) il 25 marzo 1854 da una famiglia di proprietari terrieri. Dal 1872 al 1878 studiò Medicina all’Università di Pavia. Ancora prima di laurearsi svolse ricerche su un’epidemia mortale che aveva colpito i gatti, scoprendone la causa: il verme intestinale Ancylostoma caninum, una specie simile al parassita umano Ancylostoma duodenale. Dopo la laurea, spinto da un’immutata passione per la zoologia, si trasferì alla stazione zoologica di Messina, dove si occupò di classificare il gruppo tassonomico Chaetognatha, concludendo per inserirne i membri in un phylum a sé stante del regno animale.
Nel 1879 si trasferisce ad Heidelberg in Germania, per seguire le lezioni del famoso professore Karl Gegenbaur, acceso sostenitore del darwinismo applicato all’anatomia comparata. In Germania Grassi ebbe come assistente la ricercatrice Maria Koenen, che poi divenne sua moglie. Ritornò in Italia nel 1883 e venne nominato professore di Zoologia, Anatomia e Fisiologia all’Università di Catania. Tra i vari suoi ambiti di ricerca a Catania osservò per primo la metamorfosi larvale delle anguille (Fig. 2), contribuendo alla comprensione del loro enigmatico ciclo vitale. Inoltre osservò la simbiosi delle termiti con alcuni protozoi flagellati (genere Trichonympha) in grado si digerire il legno.

All’Università di Roma
Nel 1895 si trasferì nuovamente e diventò professore di Zoologia ed Entomologia presso l’Università di Roma. Qui collaborò, in qualità di entomologo, con un gruppo di studiosi, come Giuseppe Bastianelli e Amico Bignami, che si occupavano del problema della malaria. L’opera di Grassi sulla malaria è quella per cui oggi viene maggiormente ricordato. Grazie ai suoi lavori Grassi acquisì fama internazionale, ma essi furono anche l’oggetto del contendere nella feroce disputa contro il medico britannico Ronald Ross.
Deluso dall’assegnazione del Premio Nobel 1902 al rivale Ross, Grassi smise temporaneamente di lavorare sulla malaria, e di dedicò allo studio del ciclo biologico della Fillossera della vite (Daktulosphaira vitifoliae), un insetto parassita che alla fine dell’Ottocento aveva provocato gravi danni alle produzioni vinicole. Ritornò ad occuparsi della trasmissione della malaria solo nel 1917, in occasione dell’aumento dei casi.
Morì a Roma il 4 maggio 1925, mentre correggeva un suo manoscritto riguardante le zanzare. Fu sepolto, secondo le sue ultime volontà, nel piccolo cimitero di Fiumicino (Roma).
Giovanni Battista Grassi e gli studi sulla malaria
Nel XIX secolo la malaria era una malattia diffusa in tutte le regioni tropicali e temperate del mondo. Dato che la causa della malaria era allora sconosciuta, questa malattia provocava la morte di molti pazienti. Giovanni Battista Grassi iniziò a studiare la malaria nel 1888 assieme al collega Raimondo Feletti. Ispirati dai lavori di Charles Louis Alphonse Laveran sul sangue delle vittime di malaria, essi identificarono per primi due agenti malarici, oggi conosciuti come Plasmodium vivax e Plasmodium malariae. Seguendo poi il suggerimento di Patrick Manson, che la malaria fosse trasmessa all’uomo dalle zanzare, Grassi ipotizzò che i responsabili della trasmissione della malaria potessero essere esclusivamente zanzare di una sola specie.
Nel 1898 annunciò di aver scoperto che le zanzare vettrici della malaria appartenevano al genere Anopheles, così insieme a Bastianelli e a Bignami studiò il ciclo vitale dei tre Plasmodi (Plasmodium falciparum, P. malariae e P. vivax) (Fig. 3) ed elaborò un principio noto come “Legge di Grassi“: Malaria = Anopheles + Esseri umani infetti. Per la Legge di Grassi, una zanzara femmina di Anopheles acquisisce il parassita quando punge un essere umano affetto da malaria. Tra il 1900 e il 1902 affrontò il problema della malaria dal punto di vista sociale proponendo alle autorità misure di protezione meccanica (abitazioni solide e zanzariere metalliche) e misure di protezione chimica (assunzione di chinino, farmaco antimalarico di elezione).

Il Nobel negato
Contemporaneamente a Giovanni Battista Grassi, anche Ronald Ross stava conducendo le sue ricerche sulla malaria. Questi, convinto che Grassi avesse identificato le Anopheles grazie a una propria indicazione, rivendicò la precedenza sulla scoperta del vettore malarico e intraprese una campagna diffamatoria accusando, tra l’altro ingiustamente, Grassi di aver retrodatato le sue scoperte per potersi aggiudicare il Premio Nobel. Nel 1902, infatti i rappresentanti dell’Istituto Karolinska di Stoccolma intendevano assegnare il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia per le ricerche sulla malaria. Essendo a conoscenza dell’aspra rivalità che correva tra Grassi e Ross, si decise quindi di delegare la scelta del vincitore a un arbitro imparziale di indiscutibile valore: Robert Koch. Tuttavia, poiché Grassi aveva osato criticare le idee di Koch sulla malaria, il “padre della microbiologia” assegnò di fatto il Nobel a Ross.
Dopo il 1918 Grassi affrontò il dilemma delle aree infestate dalle zanzare Anopheles maculipennis (Fig. 4), ma non colpite dalla malaria, per il quale ipotizzò che ci dovessero essere delle varietà di zanzare che non pungevano gli esseri umani, ma soltanto gli animali e che quindi non potevano trasmettere la malaria all’uomo. Solo nel 1926, un anno dopo la morte di Grassi, il suo allievo Domenico Falleroni scoprì che A. maculipennis era un complesso di almeno sei specie gemelle, di cui solo due specie pungono gli esseri umani e le altre quattro pungono soltanto gli animali. Tentando di debellare la malaria, nel 1922 insieme a Massimo Sella fece importare dall’America il pesce Gambusia, particolarmente ghiotto di larve e pupe di zanzare Anopheles.

Contributo scientifico di Giovanni Battista Grassi
Nonostante Giovanni Battista Grassi sia maggiormente conosciuto come malariologo, egli si occupò anche di altre branche della zoologia.
Protozoi parassiti intestinali
Negli anni compresi tra il 1879 e il 1882, Grassi si dedicò allo studio dei protozoi intestinali umani. Fornì prove sperimentali volte a distinguere i protozoi patogeni, come i coccidi e Giardia lamblia, dalle forme inoffensive dei generi Hexamita e Retortamonas. La sua ipotesi era che i parassiti per essere patogeni dovessero avere un ospite intermedio oppure un periodo a vita libera, altrimenti avrebbero provocato al massimo delle infezioni localizzate. In particolare, Grassi descrisse per la prima volta Entamoeba coli come un microrganismo commensale intestinale, che non provoca alcuna malattia.
Elmintologia
Nel corso della sua carriera Grassi svolse anche ricerche su diverse specie di vermi nematodi parassiti. Dopo il suo primo lavoro sull’epidemia di A. caninum nei gatti, si mise a fare esperimenti su A. duodenale, ideando un metodo rapido per riconoscere le uova dei vermi parassiti nelle feci. Nel 1879 propose il genere Strongyloides alla comunità scientifica e presentò il ciclo vitale di Strongyloides stercoralis. Nel 1881, facendo esperimenti su se stesso, dimostrò che Ascaris lumbricoides si trasmette all’uomo per mezzo dell’ingestione delle sue uova. A proposito della filaria del cane Acanthocheilonema reconditum, dimostrò sperimentalmente la trasmissione degli embrioni per mezzo di insetti vettore.
Grassi si occupò non solo di nematodi, ma anche di tenie. Scoprì il ciclo vitale diretto di Hymenolepis nana, che infatti non richiede alcun ospite intermedio. Dimostrò inoltre che la tenia del cane Dipylidium caninum ha come ospiti intermedi le pulci e perciò l’ingestione di pulci da parte dei bambini era la causa per loro di parassitosi intestinali. Studiò i cicli vitali degli echinococchi e dei botriocefali. Inoltre, tra il 1887 e il 1892, eseguì uno studio scrupoloso sulla diffusione dei trematodi del genere Schistosoma in Sicilia.
Entomologia
Giovanni Battista Grassi si distinse anche nello studio degli insetti e di altri artropodi. Di particolare importanza storica sono stati i suoi lavori sulle api, sulle termiti e sui miriapodi (millepiedi). A tale riguardo, descrisse ben 21 specie di termite, documentandone gli aspetti della riproduzione, la loro organizzazione di insetti sociali e il loro comportamento. Individuò nei tisanuri (pesciolini d’argento) l’ordine più primitivo tra gli ordini degli insetti e quindi progenitore degli insetti alati. In modo simile attribuì al gruppo dei sinfili la posizione di gruppo primitivo capostipite dei miriapodi.
Nel 1885, insieme a Salvatore Calandruccio, descrisse una nuova e insolita specie di aracnide catturata sull’Etna, e la chiamò Eukoenenia mirabilis, in onore della moglie. Per il suo lavoro sulla Fillossera della vite fu contattato dal ministro dell’agricoltura, affinché conducesse ulteriori studi di approfondimento su questo fitoparassita, sulle specie a lui affini e sulle misure per contrastarne la diffusione. Contemporaneamente si occupò anche dei cicli vitali di mosche, zanzare e pappataci di cui osservò l’ingestione di uova di elminti che non venivano digerite ma rimanevano intatte e vitali anche nelle feci dell’insetto.
Riconoscimenti
- 1887: Nomina a Socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei di Roma;
- 1888: Premio Reale dell’Accademia dei Lincei di Roma;
- 1895: Nomina a Socio corrispondente dell’Accademia Pontaniana di Napoli;
- 1896: Medaglia Darwin della Royal Society di Londra, per le sue ricerche sulle termiti e sulle anguille;
- 1896: Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro;
- 1896: Medaglia dei Quaranta (XL) per le Scienze Fisiche e Naturali;
- 1897: Nomina a Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei di Roma;
- 1898: Socio della Società Geografica Italiana;
- 1899: Premio Vallauri per le Scienze Fisiche, conferito dall’Accademia delle Scienze di Torino;
- 1901: Nomina a Membro corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Gottinga;
- 1903: Membro straniero della Reale Accademia Olandese delle Scienze;
- 1908: Nomina a Senatore del Regno d’Italia;
- 1908: Laurea honoris causa dell’Università di Lipsia;
- 1910: Nomina a Membro esterno dell’Accademia delle Scienze di Gottinga;
- 1910: Presidente del Comitato talassografico italiano;
- 1916: Nomina a Socio Onorario della Royal Society di Edimburgo;
- 1918: Nomina a Socio corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino;
- 1919: Membro associato dell’Accademia Reale delle Scienze, delle Lettere e delle Belle Arti del Belgio;
- 1920: Medaglia Mary Kingsley della Liverpool School of Tropical Medicine, per aver dimostrato che le zanzare trasmettono il plasmodio della malaria nel loro tratto digestivo;
- 1922: Nomina a Socio effettivo dell’Accademia delle scienze di Torino.

Fonti
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Crediti immagini
- Immagine in evidenza: https://www.flickr.com/photos/22587609@N02/2425525602/sizes/h/
- Figura 1: https://www.microbiologiaitalia.it/wp-content/uploads/2020/10/Giovanni-Battista-Grassi.jpg
- Figura 2: https://of.unimore.it/retemusei/www.retemuseiuniversitari.unimore.it/contents/instance158/files/photo/160007705_160000063_Grassi-Biografia.jpg?idPhoto=7705&idFormat=160000063&idInstance=158
- Figura 3: https://of.unimore.it/retemusei/www.retemuseiuniversitari.unimore.it/contents/instance158/files/photo/160007730_160000063_Grassi-Biografia.jpg?idPhoto=7730&idFormat=160000063&idInstance=158
- Figura 4: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/89/Studi_di_uno_zoologo_sulla_malaria_plate5a.jpg/332px-Studi_di_uno_zoologo_sulla_malaria_plate5a.jpg
- Figura 5: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/7f/Statue_of_Giovanni_Battista_Grassi.jpg/330px-Statue_of_Giovanni_Battista_Grassi.jpg