Cancro al seno: agenti cancerogeni e prevenzione

Negli ultimi anni si sta assistendo ad un notevole incremento dell’incidenza delle patologie oncologiche.

La televisione, di concerto con gli altri mezzi di comunicazione (radio, carta stampata ecc.) sta rivolgendo sempre più ampiamente la propria attenzione a queste tematiche, allo scopo di sensibilizzare la popolazione ad un progressivo abbandono di abitudini ormai considerate a rischio in favore di altre ritenute, invece, salutari, attraverso la trasmissione delle cosiddette “pubblicità progresso”, o di documentari.

Questa tendenza sempre maggiore, però, non è sufficiente e, dunque, ci si ammala sempre più di cancro.

Ma l’insorgenza dei tumori è causata da una combinazione di fattori o agenti cancerogeni, non tutti “controllabili”.

Vediamo quali, con particolare riferimento a quelli specifici del carcinoma mammario.

Agenti cancerogeni non modificabili nella prevenzione

Per agenti cancerogeni non modificabili nello sviluppo del carcinoma mammario si intendono cambiamenti, eventi o condizioni che non dipendono dalla volontà dell’individuo e che, pertanto, sono difficili da controllare.

Tra questi ricordiamo:

  • Età: il rischio di ammalarsi aumenta con l’invecchiamento; la maggior parte dei casi di carcinoma mammario interessa donne ultracinquantenni
  • Familiarità: spesso il carcinoma mammario si verifica in chi ha già alle spalle una storia familiare o personale di malattia. Rispetto alla familiarità, una certa percentuale di tumori deriva dalla presenza di una mutazione in geni appartenenti ad uno o entrambi i genitori. Tra le mutazioni genetiche correlate allo sviluppo del carcinoma mammario, vi sono sicuramente quelle dei geni BRCA1 e BRCA2, presenti sui cromosomi 13 e 17 e deputati alla riparazione di tratti cromosomici danneggiati ed alla corretta trasmissione del patrimonio genetico (Fig. 1)
Geni BRCA, principali agenti cancerogeni
Figura 1 – Geni BRCA, tra i principali agenti cancerogeni. [Fonte: https://diethylstilbestrol.co.uk/]
  • Storia riproduttiva della donna: sono importanti sia una prolungata esposizione a terapie ormonali sostitutive in menopausa, sia una situazione di menarca precoce o menopausa tardiva. In più, l’eventuale assenza di gravidanze o se queste si verificano in età avanzata. Tali fattori causano l’aumento dei livelli di estrogeni e progesterone.

Agenti cancerogeni modificabili nella prevenzione

Per agenti cancerogeni modificabili, invece, si intendono quelli su cui si può intervenire, abitudini e comportamenti che possono essere migliorati.

Essi comprendono abitudini e stili di vita, come abuso o meno di sostanze quali alcool o fumo, sedentarietà ed alimentazione.

Consumo di alcool

Rispetto al consumo di alcool vi è una percentuale compresa fra il 5 e l’11% che sviluppa il tumore al seno, soprattutto donne giovani e in età fertile. Le cause di tale incidenza sono due: anzitutto, a quell’età la tossicità dell’alcool è più marcata, ed inoltre l’etanolo stimola l’azione degli estrogeni, responsabili della maggior parte dei tumori della mammella. Sono molteplici i meccanismi attraverso cui l’alcool interviene nello sviluppo della neoplasia mammaria. In questo caso esso agisce sotto forma di acetaldeide, in cui viene convertito e che riduce l’assorbimento dei folati, essenziali nella protezione da questo tipo di tumore. Inoltre l’etanolo stimola la produzione di androgeni ed estrogeni nel sangue, essenziali per la crescita del tessuto del seno, ma anche dell’ovaio e, nell’uomo, della prostata.

Negli altri tipi di cancro, invece, l’alcool agisce secondo altri meccanismi. Ad esempio, irrita le mucose, favorendo l’insorgenza di tumori della bocca e della gola. Può infiammare le cellule del fegato, alterandole e contribuendo alla loro possibile conversione in cellule neoplastiche. Non vi sono differenze di rischio tra le diverse bevande alcoliche ed esso aumenta in relazione alla quantità di alcool assunto: si raccomanda, quindi, l’assunzione massima di un bicchiere di vino al giorno per le donne e due per gli uomini, esclusivamente durante i pasti.

Fumo di sigaretta

L’alcool non agisce da solo, ma collabora con altri fattori di rischio, quali il fumo di sigaretta. Esso aumenta soprattutto il rischio di tumore mammario positivo per il recettore degli estrogeni. Inoltre, il rischio aumenta in base all’aumentare della durata e dell’intensità del fumo. Il meccanismo d’azione è questo: le cellule del tessuto mammario assorbono e metabolizzano molti agenti cancerogeni del tabacco che penetrati all’interno delle cellule, danneggiano il DNA. Inoltre risulta esserci una somiglianza tra le alterazioni genomiche delle cellule epiteliali mammarie esposte alle sostanze cancerogene del tabacco e quelle presenti nel carcinoma mammario familiare.

Sedentarietà e alimentazione scorretta

Un altro fattore di rischio ascrivibile allo stile di vita è la sedentarietà. Essa, assieme ad un’alimentazione scorretta e ricca di grassi, provoca lo sviluppo di sovrappeso e obesità. Pertanto, è bene svolgere attività fisica. La nutrizione è uno degli aspetti più modificabili dello stile di vita e le scelte nutrizionali possono influire sullo stato di salute di un individuo e sul rischio di cancro. In particolare, vi sono differenze tra la dieta occidentale e quella mediterranea (Fig. 2).

Agenti cancerogeni per il tumore della mammella
Figura 2 – Agenti cancerogeni per il tumore della mammella. [Fonte: https://www.osservatoriobuonasanita.it/]

Dieta occidentale vs dieta mediterranea

La dieta occidentale è caratterizzata da un elevato apporto di zuccheri raffinati, grassi saturi ed alcool.

Tale regime alimentare, inducendo l’aumento dell’adiposità e la produzione di fattori di crescita e ormoni (estrogeni e progesterone), ed influenzando i processi infiammatori, si associa ad un aumento del rischio di carcinoma mammario.

Per contro, la dieta mediterranea ha un ruolo protettivo rispetto al suo sviluppo. Essa infatti, è ricca di antiossidanti che inibiscono la sintesi e l’attività dei fattori di crescita, responsabili dello sviluppo delle cellule neoplastiche. Diversi studi dimostrano l’influenza benefica della dieta mediterranea rispetto all’insorgenza di carcinoma mammario indipendentemente dal peso e dall’indice di massa corporea grazie all’elevato contenuto di fibre alimentari che inibiscono il riassorbimento intestinale di estrogeni e regolano i livelli di colesterolo e glucosio. Anche frutta e verdura hanno una notevole concentrazione di sostanze antiossidanti che bloccano le mutazioni spontanee e proteggono DNA e strutture cellulari dal danno ossidativo. La dieta mediterranea può anche essere utilizzata come strumento di prevenzione del carcinoma mammario, soprattutto nelle donne in post menopausa (Fig. 3).

Confronto tra piramide dieta occidentale e mediterranea
Figura 3 – Confronto tra piramide dieta occidentale e mediterranea. [Fonte: https://it.m.wikipedia.org/]

Cibi e nutrienti essenziali che aumentano o diminuiscono il rischio di carcinoma mammario

Il regime alimentare seguito può influenzare sia in positivo che in negativo lo sviluppo del carcinoma mammario. Vi sono, quindi, alimenti e sostanze nutritive che ne aumentano il rischio ed altre che lo fanno diminuire.

Cibi che aumentano il rischio di cancro al seno

I primi comprendono:

  • alcool
  • grassi saturi, nei carcinomi positivi agli estrogeni ed al progesterone
  • carni rosse e proteine animali, per diversi motivi: anticipano il menarca, contengono residui ormonali derivanti da allevamenti intensivi ed anche agenti cancerogeni a causa dei trattamenti cui sono sottoposti (cottura, salatura, affumicatura)
  • uova, per il loro alto contenuto di colesterolo, precursore degli ormoni steroidei; essi influenzano l’attività degli estrogeni, contribuendo all’infiammazione cellulare. Le uova, inoltre, diventano fonte di ammine eterocicliche quando vengono fritte ad alte temperature
  • prodotti lattiero-caseari, che possono far innalzare i livelli di estrogeni, frequentemente associati allo sviluppo di cancro al seno in presenza di mutazione BRCA; il latte aumenta i livelli ematici dei fattori di crescita che, congiuntamente ad una dieta ricca di proteine animali, provocano l’aumento delle IGF-1, associate ad un maggior rischio di neoplasie mammarie
  • alimenti ad alto indice glicemico e bevande zuccherate (zuccheri semplici, amidi e carboidrati raffinati) stimolano la produzione di insulina che, ad alti livelli, provoca la produzione di IGF-1 e testosterone, noti fattori di rischio per le neoplasie mammarie

Cibi che diminuiscono il rischio di tumore al seno

Gli alimenti e i nutrienti essenziali che ne fanno decrescere il rischio, sono:

  • agrumi
  • cereali integrali
  • legumi
  • soia e derivati, in particolare tra le donne in post menopausa
  • fitoestrogeni: hanno effetto positivo sul rischio di carcinoma mammario perché hanno un’azione agonista o antagonista contro gli estrogeni di quel tessuto, riducendo i livelli ematici di estradiolo e quindi il rischio di recettori estrogenici e progestinici positivi
  • sostanze antiossidanti: hanno proprietà immunostimolanti, disintossicanti e modulano la sensibilità all’insulina
  • carotenoidi: legano ed eliminano i radicali liberi, riparano i danni al DNA, inibiscono la proliferazione cellulare, inducono l’apoptosi e sopprimono l’angiogenesi
  • flavonoidi, per la loro attività antiossidante e riparatrice del DNA
  • acido folico e acidi grassi polinsaturi (PUFA): evidenze contrastanti riguardo al loro rischio di sviluppare neoplasie mammarie

Esposizione a sostanze

Tra i fattori che influenzano il rischio di sviluppare o meno patologie tumorali vi è, sicuramente, l’esposizione a sostanze chimiche.

Alcune di esse sono relative a qualsiasi patologia neoplastica; altre sono da riferire allo sviluppo del tumore al seno. Diversi enti si sono occupati, negli anni, di effettuare studi in proposito e, alcuni, sono ancora in corso.

Liste IARC sulle sostanze chimiche

La IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha individuato, in qualsiasi forma tumorale, quattro gruppi nei quali le sostanze chimiche sono state inserite per la solidità delle prove che ne dimostrano la cancerogenicità:

  • il primo gruppo comprende 126 carcinogeni umani certi
  • il gruppo 2A include 94 carcinogeni umani probabili
  • il gruppo 2B comprende 322 possibili carcinogeni umani
  • il gruppo 3 include 500 sostanze non ancora classificabili come cancerogene

L’inserimento nella lista presuppone che le sostanze siano state sottoposte a prove eseguite a dosaggi altissimi o con tempi di esposizione molto lunghi. Di conseguenza, bisogna sempre considerare questi due parametri per poterne valutare il rischio.

Ai fini dell’inserimento nelle liste è necessario considerare anche eventuali osservazioni epidemiologiche negli esseri umani, cioè studi in cui sia avvenuta l’associazione tra esposizione a sostanze particolari e successive diagnosi di tumore.

Se una sostanza non è inserita non è stata studiata oppure non ci sono dati sufficienti a suggerirne l’inclusione.

Durante la revisione del sistema di classificazione, il quarto gruppo è stato eliminato.

Nel carcinoma mammario, invece, delle 300 sostanze che aumentano i livelli di estrogeni, progesterone o entrambi, 33 sono note allo IARC e potrebbero avere effetto cancerogeno nei suoi confronti; tra queste, però, non esistono valutazioni di cancerogenicità e di conseguenza sono state raccomandate per una prossima valutazione. Solo il dietilstilbestrolo (estrogeno di sintesi precedentemente utilizzato come farmaco) è un fattore di rischio riconosciuto in questo senso.

Studio americano sul carcinoma mammario

Secondo uno studio americano, invece, sono 17 le sostanze potenzialmente più a rischio di produrre cancro al seno:

  • 1,3 butadiene, nel fumo di sigaretta, in gas di scarico delle automobili e vapori della benzina
  • acrilamide, in fumo di tabacco e particolari cotture di cibi (olio ad alte temperature)
  • ammine aromatiche I, per la sintesi di alcuni prodotti industriali
  • altre ammine aromatiche, nella sintesi di prodotti per l’industria tessile e alimentare
  • benzene, in vapori della benzina, fumo di tabacco, gas di scarico delle automobili e prodotti industriali
  • solventi organici alogenati
  • ossido di etilene e propilene, in sterilizzazione ma anche in vernici, fumo di sigaretta e gas di scarico delle automobili
  • ritardanti di fiamma e metaboliti
  • ammine eterocicliche, in fumo di sigaretta e carne cucinata ad alte temperature
  • ormoni endogeni o farmaceutici
  • mx, per disinfezione dell’acqua potabile
  • nitro-PAHs, nel gas di scarico del diesel
  • ocratossina, in alimenti contaminati
  • PAHs, nel fumo di tabacco, aria inquinata e cibi contaminati
  • acido perfluorottanico
  • farmaci non ormonali
  • stirene, nel fumo di sigaretta

Importanza della prevenzione primaria

Il primo passo per mantenersi in salute è, quindi, seguire uno stile di vita sano, adottando comportamenti ed abitudini corrette e mettendo in atto la cosiddetta prevenzione primaria.

Per rimanere saldi nelle proprie decisioni, è bene documentarsi raccogliendo materiale informativo e, magari, parlarne con il proprio medico. Più si è convinti della bontà delle proprie scelte, più facilmente si accetteranno i sacrifici, piccoli ma inevitabili, legati al cambiamento.

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